Debutto sulla lunga distanza, dopo l’EP “Diabolical Regurgitations” del 2021, per una formazione con radici solide nel death metal classico, con membri che hanno militato in formazioni quali Assumption, Haemophagus, Morbo, Undead Creep e Gravesite.
La proposta sembra voler riprendere il percorso tracciato dai Death degli esordi, in certa misura dai Possessed e, per quanto alle atmosfere dei frangenti più rallentati, agli Autopsy. Un sentiero differente da quello ipercinetico e compresso della scena di Tampa Bay (con particolare riferimentoalla matrice Morbid Angel/Deicide) che sospinto il death metal su versanti di velocità e tecnica impervie.
L’attenzione degli Shrieking Demons è infatti focalizzata sulla creazione di atmosfere sulfuree e minacciose, sovente imperniate sulla stratificazione di licks di chitarra che si stagliano su giri di power chords ricchi di groove che strutturano mid tempo atti a introdurre e a impreziosire il corpus delle composizioni che tendono a prendere velocità nella struttura di strofa/ritronello. La velocità non è mai esasperata e per la maggior parte affidata al classico skank-beat (il famoso tupa-tupa per capirci) che supporta un riffing in perfetto equilibrio tra articolate costruzioni in palm muting di matrice thrash e maligni fraseggi in alternate picking.
Si impone un gusto marcato per la costruzione di riff memorabili che, nonostante l’immediata leggibilità, risultano sempre ben strutturati e improntati ad imporre una linea melodica che li renda suggestivi più che brutali anche quando, a sostegno delle linee vocali, si va sostanzialmente dritto per dritto come nella migliore tradizione thrash.
Fondamentalmente gli up tempo sembrano riprendere l’impronta dei Death dei primi due album, offrendo un tiro piuttosto lineare per quanto il riffing presenti quell’impronta caratteristica nell’utilizzo di alternate picking terzinato e di costrutti in cui il palm muting in downstroking è articolato da incisi a note. Non mancano nel riffing “omaggi” al brutal dei Cannibal Corpse (in “Nefarious, Scorned Deities I Am Devoted To”) o al grindcore virato al death dei Napalm Death (in “Perennial Dirge”).
Gli Shrieking Demons sembrano piegare a loro volontà i canoni del death metal seminale, gestendoli come tessere di un mosaico, bit di colore che assemblano con efficacia per definire un proprio disegno che trascende una forma consapevole di citazionismo e assume una identità riconoscibile e personale. Un disegno che gioca sulle contrapposizioni di stile e di impronta armonico/melodica tra gli up tempo, le sezioni in mid/low tempo, e i brevi inserti che fanno da cesura e da cerniera alle strofe di cantato.
Un po’ come nel caso degli “standard jazz”, gli Shrieking Demons raccolgono frammenti di death seminale e old school e li compongono, rileggendoli e arrangiandoli secondo una propria impronta armonico/melodica, in una nuova forma che attualizza, grazie anche alla produzione nitida e dinamica, il death metal a cavallo tra gli anni 80 e 90 rifuggendo al contempo ogni suggestione revivalistica.
Se nell’incipit di “Devour My Wicked Soul” a commento di un arpeggio che evoca i Necrophagia di “Season Of The Dead” impongono le devastanti urla ribadite in stile Blood Feast (“Blood Lust” in “Killing For Pleasure”), in “Abstract Hallucinating” stupiscono i fraseggi in stile Mustaine che evolvono in una progressione chitarristica che evoca la sensibilità di Schuldiner, per approdare con sorprendente naturalezza ad una sezione doom commentata da un tremolo picking sulfureo.
Gli Shrieking Demons amano anche giocare con l’effettistica per chitarra, aggiungendo ulteriore tridimensionalità al gioco di contaminazioni: si veda (si senta) in “Sorrowful Dismal Bliss” l’intro in wha wha che evoca il tritono sabbatiano (ripreso proponendo i classici trilli di Tony Iommi) e introduce ad un mid tempo che tributa gli Entombed.
E anche in “Compromised Brain View“, introdotta da un fraseggio di chitarra vagamente medio-orientale trattato con un harmonizer (se non è stato utilizzato un harmonizer, la sincronicità dell’esecuzione è impressionante), composizione che offre una sezione doom che parte dai Black Sabbath per raggiungere certe progressioni armoniche dei Death passando per gli Entombed e definisce come gli Shrieking Demons si adoperino in un lavoro “trasversale” nella gestione del contrappunto tra le sezioni strumentali e le sezioni a supporto del cantato. Non un semplice “patchwork” ma un più sottile lavoro di contaminazione: si faccia caso alle cesure imposte al riffing della sezione up tempo che richiamano, per sound e matrice tonale, il lick d’apertura.
Metodo compositivo ribadito con efficacia in “Awakening From Secular Slumber” dove, a partire da un mid tempo roccioso la composizione si sviluppa attraverso l’introduzione di cesure ritmiche che, oltre ad offrire delle aperture atmosferiche, offrono lo spunto per modificare la matrice mid tempo iniziale. La sezione centrale retta da un lick in tapping che sovrasta una progressione in power chords infonde al riff iniziale una differente esecuzione in strumming e tremolo picking, approdando nel finale ad un andamento “proto-djent” che offre supporto ad un’incursione di solista in wha-wha.
Come già visto per le citazioni al riffing di Mustaine, non è solo dal death metal old school che gli Shrieking Demons traggono ispirazione e “materia grezza” da plasmare: in “Garden of the Headless Dead” troviamo un arpeggio in clean commentato da inserti solistici di atmosfera, inclusi certi giochi con il pedale di volume che mi hanno ricordato i Testament e armonizzazioni da pitch shifter su scale orientaleggianti che ricordano certo sapori introdotti da Satriani.
Il continuo oscillare tra soluzioni “raffinate” e approccio più greve conduce a felici sintesi, come in “Longing for Total Eclipse”, nella quale dopo un’overture che incastra perfettamente un lick di chitarra su metriche puntate affidate al basso e ai power chords, coniugando perfettamente atmosfere a la Entombed con una sensibilità ritmica tipica dei Death più maturi, si sviluppa un up tempo che riporta alla memoria il mood di “Schizofrenia” dei Sepultura nonostante il riffing continui ad echeggiare la creatura di Schuldiner.
Conclude degnamente il lavoro “Apostasy, Sodomy and Sacrilege” che, al netto dell’incipit in alternate picking terzinato su d-beat, si impone all’attenzione per l’elaborata costruzione di una linea di chitarra che sviluppa un riff articolato e di ampio respiro, supportata dalla sezione ritmica rarefatta ed impreziosita da una linea solista evocativa e dai raffinati fraseggi in sweep. Una breve sezione che sembra coniugare perfettamente i Death ai Black Sabbath ci riconduce verso la strofa in up tempo che ha un vago sapore Napalm Death, mentre la conclusione è affidata ad una sezione groove-doom che procede in fade out sovrastata dai fraseggi della solista.
Nel corso degli ascolti, insomma, mi sono trovato più di una volta a scavare nella memoria per individuare dove avessi già sentito quella particolare soluzione che a suo tempo mi aveva sorpreso e forse è proprio questo il segreto degli Shrieking Demons: fare appello alla memoria comune di chi ha vissuto gli anni in cui una costola del thrash metal seppe evolversi grazie alle sfumature di colore introdotte dai pionieri di un nuovo genere. E in questo riuscire a non risultare derivativi ma, al contrario, ad imporre un proprio stile, un proprio sapore.
Samaang Ruinees
Tracklist:
- Devour My Wicked Soul
- Abstract Hallucinating
- Sorrowful Dismal Bliss
- Nefarious, Scorned Deities I Am Devoted To
- Perennial Dirge
- Garden of the Headless Dead
- Longing for Total Eclipse
- Compromised Brain View
- Awakening From Secular Slumber
- Apostasy, Sodomy and Sacrilege
- Anno: 2025
- Etichetta: Trascending Obscurity Records
- Genere: Death Metal
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