Sono passati ben 9 anni dal precedente ‘My Next Dawn‘ per i genovesi Tenebrae, i quali dopo l’ennesima serie di vicissitudini e cambi di formazione danno alle stampe tramite Nadir Music questo nuovo album intitolato ‘Loss‘.
La nuova formazione è composta dall’unico membro storico, nonchè fondatore Marco “May” Arizzi alle chitarre, Fabrizio “Garof” Garofalo al basso, anche lui facente parte della prima formazione e dai nuovi Marco “Cj” Campagnoni a batteria e cori, Andrea “Keru” Cherubino voce e cori e collaboratore esterno Flux Mörtis alle tastiere & Synth. All’album ha partecipato: Laura Marsano chitarra guest, sui brani 04,07,08 e voce femminile su ‘Bet and Die‘. Il tutto registrato ed editato da: Rossano Rox Villa collaboratore storico della band ligure, revisionato e Mixato da: Riccardo Semino Favro con il mastering di Marco Lacchini.
La grafica e i disegni sono cura di Marco Campagnoni, mentre l’impaginazione dell’ottimo e curato booklet è di Paolo Puppo.
Finito con i dettagli di questo curatissimo lavoro, che ho avuto l’onore di ascoltare man mano che veniva completato, passiamo a parlare di quello che vi è contenuto.
Dopo il passaggio dalla lingua madre all’inglese, avvenuto nel precedente disco, il gruppo prosegue su questa strada che ne caratterizza l’impronta più internazionale. L’inizio con ‘Tetraluce‘ non ci inganni, solo il titolo è in italiano ma il testo è in latino. Come da consuetudine dare una definizione precisa al genere musicale che i Tenebrae propongono è quanto meno azzardato, la varietà è davvero vasta, come già fatto in passato definire il tutto Art Rock è forse la soluzione migliore! Tornando al brano iniziale l’intro è davvero tetra e lugubre, quasi come in un disco doom/dark che si rispetti, le tastiere si fondono imperiose con l’imponenza delle chitarre, la batteria lenta accompagnata dal basso guida il ritmo decadente per poi deflagrare e introdurre la voce di Andrea “Keru” Cherubino dopo oltre 2 minuti, il quale prende il comando delle operazioni con solenne maestria. Vagamente mi ricorda Giuseppe Cialone dei Rosae Crucis. Segue ‘Impakt‘ che dopo un countdown elettrizzato parte col botto con il rullare di batteria perentorio, l’andamento è variegato come da tradizione del gruppo, si lascia ascoltare con attenzione mettendo in luce le notevoli capacità tecniche di ogni singolo elemento grazie anche alla sontuosa produzione.
‘Bet And Die‘ si apre con un sound che ricalca le orme di Candlemass o Black Sabbath, ma poi si evolve con personalità, accelerando a metà brano verso territori confinanti con certo black metal di atmosfera, interessante la voce femminile che appare in sottofondo creando un’atmosfera ai limiti dell’horror.
Il brano forse più commerciale e su cui punterei per una promozione a tappeto è ‘Freedom‘, tocca le corde emozionali e ci proietta in un vortice tormentoso, ritmato ma mai becero, malinconico e tenero al tempo stesso che ne fanno un brano decisamente sopra le righe e di cui è uscito anche il video. Degna di una colonna sonora di qualche film che fa dell’epicità di tempi antichi è ‘Lost‘, faccio notare che i brani sono di lunghezza medio corta, il che non guasta evitando inutili barocchismi e lagne da masturbazioni tecniche che spesso fanno abbandonare l’ascolto dei dischi.
Si dimena come una cavalcata epica l’omonima ‘Epica‘ che mostra la coesione dei vari musicisti in un alternarsi di scale musicali impressionante, di sicuro non ci si annoia nell’ascolto. Mi preme anche segnalare che a novembre la band compirà 20 anni, e con una vita meno complicata a livello formazione e non solo, avrebbe potuto meritare un successo maggiore, che comunque auguro possa arrivare sia pure in ritardo.
Ci avviamo verso la fine, ‘Faith‘ ci scodella dei ritmi iniziali quasi spagnoleggianti per poi manifestare il suo lato progressive che va a fondersi con toni dark (le tastiere danno quel tocco in più..) ed altri di metal più potente, con decelerare in una fase a tratti struggente, composizione di alto valore.
‘Anymore‘, la più lunga del lotto ha i toni più caldi con atmosfere inizialmente rarefatte, sembra di ascoltare un altro gruppo fino a quando il volume non sale e si scatena la batteria con la sua doppia cassa incessante, quasi symphonic black. In questo disco contrariamente al precedente sono state però abbandonate le parti in growl e non è detto chi sia un male se si persegue l’idea di una strada sempre diversa.
L’onere e l’onore di chiudere ‘Loss‘ è affidato a ‘Unreachable Moon‘ regale nel suo incedere power operistico che suggella un disco policromo, emozionale che non tedia mai nell’ascolto.
Unica nota che mi permetto di evidenziare, la mancanza a parte ‘Freedom‘ di brani più coinvolgenti, o meglio non discuto la qualità di ogni singolo pezzo, altrimenti smentirei quanto scritto finora, ma forse qualcosa di più immediato all’ascolto l’avrei inserito, ma nonostante questo ‘Loss‘ che si, ha bisogno di più ascolti, è il disco decisamente più maturo fin qui realizzato dai Tenebrae, onore a loro.
Klaus Petrovic
Tracklist:
- Tetraluce
- Impakt
- Bet and Die
- Freedom
- Lost
- Epica
- Faith
- Anymore
- Unreachable Moon
- Anno: 2025
- Etichetta: Nadir Music
- Genere: Progressive Doom Art Rock Gothic Power Black Dark
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