Il titolo ‘Arimortis‘ sembra che derivi dal latino ‘arae mortis‘, gli altari della morte che venivano costruiti per celebrare i caduti durante le tregue o alla fine delle guerre; oppure, in alcune regioni italiane, il termine ‘arimo‘ è utilizzato per segnare la conclusione dei giochi. Insomma, a prescindere dalle scelta etimologica che più vi piace, i Necrodeath ci salutano dopo 40 anni di onorata carriera con un nuovo disco che nulla aggiunge e nulla toglie al loro percorso pionieristico e fedele alla frangia più violenta del metal.

I Necrodeath emergono nel 1984 durante l’esplosione della scena thrash europea, quando quattro ragazzi genovesi decidono di seguire le orme oscure tracciate da Venom, Celtic Frost e Bathory. Con il nome originale di Ghostrider, guidati dalla visione di Claudio ‘Peso’ Pessino alla batteria e Marco ‘Ingo’ Ponce alle chitarre, il gruppo trova la sua identità definitiva nel 1985, ribattezzandosi Necrodeath, nome che evoca perfettamente la loro fusione di thrash tecnico e primordiali atmosfere black metal.

L’esordio, ‘Into the Macabre‘ (1987), è una pietra miliare del metal estremo italiano, caratterizzato dalla tecnica sorprendente di Peso e dai riff taglienti di Ingo, mentre ‘Fragments of Insanity‘ (1989) consolida la loro reputazione internazionale. Purtroppo, come accadde a molte band estreme dell’epoca, i Necrodeath si sciolgono nei primi anni ’90, durante il declino della prima ondata thrash.

La rinascita avviene nel 1998, con Peso che riforma la band attorno a nuovi membri, tra cui il chitarrista Pier Gonella e il frontman Flegias (Alberto Gaggiotti). Questa incarnazione (con Gianluca Fontana al basso dal 2008) ha traghettato i Necrodeath nel nuovo millennio con una prolifica produzione di album mantenendo viva la loro eredità black/thrash, fino a questo atto finale.

Arimortis‘ rappresenta l’essenza moderna dei Necrodeath: produzione nitida ma non troppo levigata, riff vorticosi che mantengono l’aggressività degli esordi ma con una maturità compositiva che solo quarant’anni di carriera possono garantire. La voce rauca di Flegias racconta storie di oscurità e nichilismo, mentre la sezione ritmica mantiene quel caratteristico sound che ha reso i Necrodeath una delle band più influenti del metal estremo italiano.

Adoro l’opener ‘Storytellers Of Lies‘, un serratissimo thrash in stile Anthrax e l’altrettanto letale ‘Necrosadist‘, rifacimento estratto dal loro debutto ‘Into The Macabre‘; nella parte centrale, brani come la title track, ‘Near-Death Experience‘ e ‘Alien‘ mostrano la capacità della band di bilanciare la ferocia primordiale con arrangiamenti complessi, e ‘No More Regrets‘ richiama molto le atmosfere del loro periodo classico. ‘Metempsychosis (part two)‘ evoca l’unico brano strumentale di ‘Fragments Of Insanity‘.

Hangover‘ è il punto esclamativo sul disco e la carriera dei Necrodeath: mi piace di immaginarlo più un hangover emotivo che fisico, uno stato di confusione e di estrema stanchezza in cui ci si trova dopo aver vissuto un sovraccarico emotivo, ossia una carriera entusiasmante, testimonianza del loro talento e della loro visione artistica.

Impegnati in una lunga tourneè di addio, io non vedo l’ora di vederli questa estate in quel di Cremona al Luppolo In Rock.

 

Filippo Marroni

 

Tracklist:

  1. Storytellers of Lies
  2. New God
  3. Necrosadist
  4. Arimortis
  5. Near-Death Experience
  6. Alien
  7. No More Regrets
  8. Metempsychosis (part two)
  9. Hangover

 

  • Anno: 2024
  • Etichetta: Time To Kill Records
  • Genere: Blackened Thrash Metal

 

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