La band ligure arriva al suo quinto album in studio e dopo la collaborazione con la Sliptrick Records per “The Great Dance Of The Spirit” del 2020, è tornata all’autoproduzione. Nata nel 2009 per volontà di Simone Terigi (leader e chitarrista del gruppo) nelle bellissime zone del Tigullio ligure, prende ispirazione proprio dalle caratteristiche naturali dell’omonimo Golfo: la magia del Levante, le montagne, i pini marittimi che cadono a strapiombo sul mare. Il risultato è una sintesi degli elementi che scaturiscono da questi meravigliosi paesaggi: il soffio del vento fra gli alberi, il suono incessante delle onde che si infrangono sulle scogliere, il calore del sole che accarezza le case colorate disseminate lungo la costa e l’energia prorompente ricavata da una passeggiata in solitaria lungo i sentieri che si inerpicano dentro i boschi.

Sono dieci pezzi che pescano in parte e non molto, per il contenuto delle sonorità, dall’Hard Rock anni ottanta: per esempio “Dawn Of The New World” per la ritmica ha un incedere tipicamente ottantiano, ma per riffing e cantato (Roberto Tiranti guarda caso vocalist attuale dei Labyrinth) è molto simile ad un certo Power Metal di metà anni novanta. Il pezzo ha un buon tiro e la chitarra di Terigi disegna trame assai melodiche; (una curiosità: durante l’assolo sembra di sentire il suono di un citofono…). Anche la quarta traccia, che inizia con la chitarra acustica, la quale evoca atmosfere medioevali, si sviluppa con sonorità che possono rimandare ad un Hard Rock di stampo americano.

Si avverte comunque in tutte le composizioni una profonda ricerca di intimità, di compostezza, con un uso molto mirato e ricercato delle distorsioni: l’inizio caldo, passionale ed avvolgente di “Father“, dove la voce di Karl Faraci (Tiranti oltre che suonare il basso, offre le proprie doti vocalistiche in quattro tracce, la uno, la quattro, la sei e la nove), si staglia in tutta la sua potenza; da sottolineare il delicato arpeggio di chitarra che ricorda “Is This Love“.

La voglia e il desiderio di sondare i propri vissuti emotivi più intimi, emerge anche dalla scelta di dinamiche abbastanza lineari e con composizioni assai pacate: pianoforte e voce nell’incipit di “Out Of Time” con gli innesti del sax dell’ospite speciale Paolo Firpo; la leggerezza quasi country americana della chitarra acustica in “Open Cages“, arricchita dalle divagazioni del violino di Andrea Cardinale e della viola di Sara Calabria; addirittura si esplorano i territori del Pop con la struggente “Broken Hopes“, evitando, tuttavia, di scadere in abbellimenti banali e scontati con la chitarra che ricorda il tocco che aveva Prince in “Purple Rain“. C’è tanto, in generale, dei Dream Theater (ascoltate l’apertura del nono pezzo e ditemi se non rimanda fortemente a “Space Dye Vest“) e questo non è altro che una dimostrazione delle alte capacità tecniche dei musicisti sestresi.

Un disco non per tutti ma consigliato a tantissimi.

 

Leonardo Tomei

 

Tracklist:

  1. Dawn Of The New World
  2. Out Of Time
  3. Open Cages
  4. Heroes Of Light
  5. Ruins
  6. Broken Hopes
  7. Father
  8. Shadows On My Shoulders
  9. The Eleventh Illusion
  10. Wheel Of Karma
  • Anno: 2024
  • Etichetta: Autoprodotto
  • Genere: Hard Rock Prog

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