Questa volta il Direttore mi ha voluto fare uno scherzo, una piccola burla, perché il materiale che sto per recensire è in bilico fra la follia dissacrante e l’indecenza artistico pubblicitaria. E’ pur vero che io non sono nè Assante (è passato quasi un anno dalla scomparsa) nè Castaldo, ma nemmeno un Fegiz o una Pivano, ed è altrettanto fuor di dubbio che la nostra testata non è paragonabile ad altri periodici ben più blasonati, ma secondo me quando si vuole nel 2025, e sottolineo nel 2025, essere giudicati per quello che si propone, bisognerebbe accettare di buon grado il fatto che il livello non è più quello di cinquanta anni orsono.
Partiamo dalla lettera di presentazione che, mutatis mutandis, potrebbe essere trasportata nel tempo a metà anni ottanta: tralasciando gli errori di battitura (sic!), il contenuto sembra una supercazzola in salsa lombarda (“buonasera vi invio il materiale dei Torzo, nella speranza che possa interessarvi recensirlo e magari anche intervistarlo – cosa il materiale? – Prodotti da noi della The Triad Rec…); sono pienamente d’accordo con la filosofia diy, ma i tempi sono cambiati e ci si può tranquillamente adeguare, smorzando leggermente le punte estreme. Io per primo non mi prendo completamente sul serio, conoscendo molto bene i miei limiti, ma in tutte le cose che faccio cerco di mettervi una buona dose di seriosità. L’impressione che deriva da questo “Spectri” è quella del tipo, ma incidiamo qualcosa, senza spendere troppo, e guardiamo un po’ che effetto fa.
Passiamo alla parte prettamente musicale che pesca nel torbido dello Stoner con un denominatore comune che è un mix fra un Thrash canonico e i primi vagiti della NWBOHM, il tutto condito da impalcature armoniche di un proto Metal tanto caro ai Grand Funk Railroad. La cosa che mi ha lasciato perplesso riguarda il contesto testuale; le liriche della prima traccia sembrano uscite dalla penna di un adolescente americano “ballando con il demonio sei stanco e vorresti smettere”, parole incastonate in una thrash song lineare e molto 80’s; “Alkahest” (che in realtà senza la acca intermedia è un solvente menzionato da Paracelso), molto maideniana ante litteram, richiama ad una magica polverina che dona energia fino all’alba; il monotonalismo vocalistico persiste nel terzo pezzo, uno speed tempo che ripete in loop il titolo; molto stoner “Sballordito” che gioca su una sorta di allitterazione fra lo sballo e lo stupore. Pare che questi Torzo siano molto critici sull’uso di sostanze psicoattive (“fratello ti lasciamo morto dove sei”). Fanno capolino i Saint Vitus in “Spectri” forse l’unico pezzo degno di nota dell’intero lotto. Potrebbe essere la trama di un film horror di serie b, il testo del “Castello Dell’Orrore“; la descrizione di “Badessa” mi ha fatto venire in mente Jacula, celebre fumetto in voga negli anni settanta. “Oscurità” se tradotta potrebbe essere cantata da Lemmy con tutt’altro risultato. L’ultimo pezzo è la cover di “Iron Fist” del baffuto bassista di cui sopra, ma prima c’è la poetica comunione all’unisono fra voce e chitarra, in “Troppe Bugie“, come nella miglior tradizione italica metal degli anni ottanta.
Leonardo Tomei
Tracklist:
- Ballando Con Il Demonio
- Alkahest
- Vite Randagie
- Sballordito
- Spectri
- Castello Dell’Orrore
- Badessa
- Oscurità
- Troppe Bugie
- Iron Fist (cover Motorhead)
- Anno: 2024
- Etichetta: The Triad Records
- Genere: Heavy Metal
Links: