I Flashback Of Anger li vidi a Firenze il 7 Luglio 2007 in un clamoroso festival chiamato ‘Evolution Fest‘ (con Nevermore, Sodom, Fates Warning, Kataklysm, Kamelot, Behemoth e Virgin Steele tra gli altri); si esibivano per primi sotto un sole cocente, giovanissimi ma molto professionali e non sfigurarono assolutamente tanto che ‘Splinters Of Life‘, il loro disco di esordio, rimase spesso nel mio lettore in quel periodo grazie ad un pregevole equilibrio di power, progressive e melodia.

Sinceramente li avevo persi un po’ di vista e ora si ripresentano con una formazione consolidata arrivando al quarto disco dal titolo ‘Prisoner Of War‘, un accorato quanto inutile grido di rifiuto e disprezzo della guerra.

Alessio Gori (ex session man dei Gamma Ray, è doveroso ricordarlo) tastiera e voce, Gianmarco Lotti alla chitarra, Marco Moroni al basso e Lorenzo Innocenti alla batteria confezionano un disco più atmosferico e più emotivo privilegiando il versante progressive a cominciare dal concept che caratterizza tutti i brani, passando dall’euforia ed epicità iniziali alle trame più scure e tragiche del finale quando il protagonista, un giovane soldato, si rende conto della follia della guerra e delle sue conseguenze.

Dopo la strumentale ‘Introspection‘, ‘Ordinary‘ è una potente e incalzante power metal song ma già da ‘Call to Arms‘ l’atmosfera si fa più lenta e tesa per sfociare nella violenza della battaglia di ‘Ready to Fight‘. Il nemico è davanti ma non è così diverso dal protagonista, ‘Enemy’s Eyes‘ alterna parti veloci e parti melodiche. ‘Half Mast‘ sottolinea il dolore del soldato e i tormenti e i dubbi che la guerra ha scatenato dentro di sè sognando il ritorno a casa e interrogandosi su chi effettivamente lui sia (‘Dreaming Home‘ e ‘Where I Belong‘); ‘Neverending Thoughts‘ chiude il cerchio narrativo, il protagonista rimarrà per sempre un prigioniero di guerra, con la sua veloce ed incalzante ritmica e soprattutto alcune frasi estrapolate da film di guerra: si sente Marlon Brando in ‘Apocalypse Now’, Alberto Sordi in ‘La Grande Guerra’ e ’Tutti a casa’, Sean Penn in ‘The Red Thin Line’ e Aldo Fabrizi in ‘Roma città aperta’. Un finale drammatico e commovente.

Tralasciando il concept e analizzando l’aspetto puramente musicale siamo di fronte ad album molto omogeneo, con brani mediamente ben scritti e suonati; mancano uno o due pezzi memorabili ma non ci sono filler e ascoltato nella sua totalità non stanca ma in realtà non entusiasma nemmeno dopo numerosi ascolti. Se non ci trovassimo di fronte ad un gruppo nel pieno della maturità probabilmente saremmo più indulgenti; ma di fronte ad un gruppo che nel 2007 mi entusiasmò mi sarei aspettato molto di più.

Bene ma non benissimo.

 

Filippo Marroni

 

Tracklist:

  1. Introspection
  2. Ordinary
  3. Call To Arms
  4. Ready To Fight
  5. Enemy’s Eyes
  6. Half Mast
  7. Dreaming Home
  8. Where I Belong
  9. Neverending Thoughts

 

  • Anno: 2024
  • Etichetta: Autoprodotto
  • Genere: Progressive/Power Metal

 

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