Ma le intro con distanti rintocchi di campane e le voci che sussurrano rantoli in latino (“Maledicta anima tua…”) sono ancora legali nel 2024? Probabilmente sì, ed è incredibile quanto potente sia la capacità di suggestione evocativa di questi semplici ingredienti per richiamare immediatamente un archetipo come la paura della morte e le sue oscure conseguenze.
E il Death Metal a cui questi Perfidious fanno riferimento è proprio quello che, trentacinque anni fa, aveva tutta l’intenzione di far paura all’ascoltatore, tra copertine orrorifiche e suoni d’oltretomba, per un assalto sonoro che, all’epoca, non aveva precedenti o rivali. Riprendere in mano oggi quelle sonorità rischia di risultare poco più che un’operazione nostalgica (come gli stessi ragazzi ammettono con modestia) e la vera sfida sta nel riesumare, oltre alle tematiche e ai riff, anche quella selvaggia urgenza e quella foga esecutiva che ci fecero venire la pelle d’oca in occasione dei primi ascolti. E secondo me questi quattro pelati piemontesi ci riescono alla grande (nonostante il loro Death Metal sia più quadrato, ordinato e regolare rispetto a quello delle origini) dimostrando di conoscere ed amare il genere.
Mi piace pensare che l’aver pubblicato solo due album in dieci anni sia dovuto all’attenzione al songwriting, che si palesa in riffoni di grande efficacia e dal groove contagioso, arrangiati con un repertorio di ritmiche da manuale e un occhio di attenzione verso l’ascoltatore, che viene gratificato fin dal primo ascolto.
“A Throne I Will Build” ci accoglie col suo muro di chitarre (che vanno forse un po’ a scapito di una batteria giustamente non dopata) che alternano riff cingolati alla Cannibal Corpse e Suffocation con frasi trillate che ci teletrasportano in Svezia. Il mancino Emanuele Biondi sembra avere un inesauribile arsenale di riff e non si fa scrupolo di risparmiare munizioni! La canzoni sono infarcite di ganci capaci di catturare fin dal primo ascolto, eseguiti con una convinzione e perizia trascinanti. Certo, niente di particolarmente nuovo e si gioca a carte scoperte, con riferimenti quasi citazionisti ai vari protagonisti della scena, ma a conti fatti emerge anche una “personalità-Perfidious” che permette loro di distaccarsi da tanti colleghi. Mi riferisco proprio a quell’approccio coinvolgente (che immagino funzioni molto bene dal vivo) capace di far ballare (sì, ballare…) le persone con riffacci sfacciati, cafoni, smargiassi, “americani”, se vogliamo, suonati con una proprietà e consapevolezza necessarie e sufficienti per essere vincenti e non ridicoli.
La title track è un campionario riassuntivo degli anni novanta, cucito insieme con abilità sartoriale dal batterista Vanni Mantini, di cui ho apprezzato anche la scelta di suoni dei piatti (bellissima quella campana che sembra un’incudine!). La coda del pezzo è un tributo alla band di Alex Webster.
Uno dei miei brani preferiti è la devastante “In The Reign Of Perpetual Agony”, capace di dosare le tensioni, lanciarsi a palla, triturarci coi palm muting, farci fare air guitar sui fraseggi più tecnici, fare il passo dello zombi evocando i vecchi Death, e ballare come matti per tutta la seconda metà della composizione. Ottimo pezzo. Mi ha ricordato la morbosa giocosità dei bolognesi Coffin Surfer.
Pochi e concisi gli assoli di chitarra, che aggiungono pennellate di colore qui e là mentre il grosso del lavoro chitarristico si concentra in un monumentale lavoro di ritmiche.
Si torna a sgomitare sull’irresistibile introduzione di “Blood Of Sinner”, che convince anche quando l’ombra dei Cannibal si fa ingombrante. Gustosi gli andamenti, l’alternarsi di ritmiche cadenzate (con quel bel piatto incudine!) e corse frenetiche verso una seconda metà del brano che avrebbe potuto benissimo stare su “The Bleeding”.
Più lineare “Master Of Illusions”, tra fraseggi alla Chuck Schuldiner e polposi chugga chugga che confermano senza scossoni la direzione dell’album.
Riminiscenze Deicide in “Infernal Vengeance (Jesus Dead)” in un saliscendi di diteggiature frastagliate e rallentamenti schiacciasassi. Se proprio volessimo fare un appunto potrei lamentare una eccessiva monotonia del comunque bravo Maurizio Zani, che, come un chierichetto che teme per la propria carriera, sceglie di cantare i testi infarciti di blasfemia anticristiana in maniera inintelligibile, con un growl molto grave, un gorgoglìo lavandinesco a cui sarebbero bastate poche accortezze per caratterizzare i brani in maniera ancor più incisiva, sia ritmicamente che espressivamente. Peccato, perché anche ”Your World Crumbles” è ricca di momenti apicali, che aspettano solo di essere coronati da qualche “slogan” da gridare a squarciagola mentre facciamo roteare la testa.
Si chiude col botto col riffing quasi thrash di “Enclosed In My Vision” e la sua lunga coda insistita.
Un bel viaggio nel passato insieme a delle guide turistiche capaci di non annoiare e rivificare un po’ dello spirito del tempo senza risultare pedanti o polverosi. E soprattutto tanti, tanti succosi riff!
Marcello M
Tracklist:
- Intro
- A Throne I Will Build
- Savouring His Flesh From The Cross
- In The Reign Of Perpetual Agony
- Blood Of Sinner
- Master Of Illusions
- Infernal Vengeance (Jesus Dead)
- Your World Crumbles
- Enclosed In My Vision
- Anno: 2024
- Etichetta: Time To Kill
- Genere: Old School Death Metal
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