La strada e l’asfalto, la strada come metafora della vita, il viaggio che conta più della meta, la strada vera realtà dei senza luogo.

E a contorno vuole la sua musica, decisa ma non invadente, non protagonista, una compagna che sappia tenerti la mano come un genitore amorevole, che ti mandi su di giri come l’amore più bello di una notte o che ti sostenga come il migliore degli amici.

Musica ben suonata quella dei modenesi Witchunters, leggera quanto basta per viaggiare.

Benché attivi dall’82, nel corso di quattro decadi producono qualche demo e due album: il primo, “…and It’s Storming Outside”, risale al 1994 con un salto temporale di ben 30 anni a dividerlo dal disco oggetto di questa recensione.

Della formazione del disco d’esordio rimane come elemento di continuità il batterista Cesare Vaccari e riappare il chitarrista Miguel Esteban Ramirez che, nonostante risulti tra i fondatori della band, non ha paradossalmente partecipato al primo Full-length.

La proposta si inserisce in quel filone tra metal classico e hard rock tipico dei primi ’80 con una propensione alla melodia “leggera e solare” propria dello street metal.

Al primo ascolto, dal cassetto della memoria, ho rispolverato un disco che acquistai nell’anno della mia maggiore età: “Atomic Playboys” di Steve Stevens, irriverente, vivo, solare, il disco perfetto per testare le mie doti da neopatentato con la giusta colonna sonora a supporto.

Insomma, a mio avviso lo spirito ravvisabile nella proposta dei Witchunters è questo anche se, onestamente, i risultati sono ben lontani dal piccolo capolavoro a nome Steve Stevens che, in quanto tale, risulta ambivalente, conformandosi perfettamente al ruolo di “contorno” ma anche di “portata principale”.

Mi spiego: in questo genere ci sono grandi dischi che ascoltati distrattamente sono una perfetta colonna sonora, ma ascoltati con attenzione diventano protagonisti: insomma, svolgono eccellentemente entrambe le funzioni.

Il genere musicale per antonomasia che soddisfa, se di alto livello, entrambe le condizioni è l’ambient; Brian Eno a proposito disse che la musica ambient può essere ascoltata attivamente con attenzione come può essere facilmente ignorata, a seconda della scelta dell’ascoltatore.

Certo è che, anche ignorandola, la musica rimane e diventa pertanto, continuando con la metafora alimentare, contorno alle nostre attività.

Intendiamoci, non voglio dire che i Witchunters non abbiano in assoluto spunti interessanti, ma questi sono sporadici e relegati a qualche canzone, come ad esempio “Time Is Running”, dove  l’attacco elettrico che segue al cantato sulla parte arpeggiata  ha il giusto piglio catchy e aggressivo oppure “Forever Young” (chi sta cantando gli Alphaville?) con la sua bella ritmica compatta e un refrain che predispone al canto; e ancora, posso citare il coinvolgente refrain di “All you Can Feel” con quel cambio di tonalità che ti sorprende e che dopo qualche ascolto ti trovi ad attendere.

Nel complesso un album piacevole quindi, con qualche momento sopra la media e che potrà accompagnarvi nelle vostre attività, un disco ben suonato e rassicurante nella sua canonicità, nulla di più, nulla di meno.

 

Meghistos

 

Tracklist:

  1. Forever Young
  2. Time Is Running
  3. Motorcycle Driver
  4. Always
  5. All You Can Feel
  6. Lilith
  7. Words
  8. I Will Burn
  • Anno: 2024
  • Etichetta: Underground Symphony
  • Genere: Heavy Metal/Hard Rock/ Street Metal

 

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