La band capitolina si è formata nel 2003 ed è quindi più di venti anni che è attiva nel panorama musicale. Ha esordito con la classica demo nel 2004, “Heavy Drunken Doom“, una chicca per gli appassionati del genere ed un reperto per i collezionisti; ha stampato il primo full – length nel 2006 e con questo “Cold Grave Marble” è giunta al sesto album in studio.
Sicuramente va da tutti noi un plauso per la costanza, per la passione, per la dedizione e per aver costruito questa lunghissima carriera. Ma qui mi sporge spontanea una riflessione: proprio questa mattina ho scambiato con un amico due pensieri sulla situazione del Metal (inteso come grande catalizzatore contenente tutti i vari sottogeneri dal più leggero a quello più estremo); ebbene per alcune band siamo arrivati a contare venti anni di attività, quelle band che molti definiscono (e mi ci metto anche io nel conteggio) “nuove proposte” soprattutto in relazione a vecchi gruppi ancora esistenti che hanno toccato il mezzo secolo di vita (!). Se paragoniamo il ventennio che parte dal 1980 e finisce con il ventesimo secolo con le seguenti decadi del nuovo millennio, noteremo che nel secondo caso le produzioni tendono a livellarsi in una fantomatica fascia mediale. Penso che difficilmente troverò smentita, se asserisco che i gruppi che hanno resistito fino ai giorni nostri il meglio del meglio lo abbiano dato durante il periodo che va dal 1980 a fine anni novanta. Prendiamo ad esempio l’anno 2005 dove i sottogeneri (vedasi Metalcore) stavano sempre più prendendo campo ed il Metal quello classico viveva una fase di assoluta stasi; non per niente dopo circa venti anni la musica on stage sta forse lanciando il suo ultimo grido disperato, sta correndo la sua corsa finale ed è abbastanza desolante andare nei locali (quei pochi che ancora ci credono) ed assistere a performance, anche di assoluto livello, insieme ad altre dieci – venti persone.
I Doomraiser portano avanti con onestà intellettuale, capacità tecnica precisa, puntuale e atta all’uopo, questo Doom che richiama fortemente i Candlemass, mette in evidenza gli accenti più tragici ed oscuri dei Saint Vitus, fa fare capolino talvolta a King Diamond, ed infine riesce ad amalgamare il tutto con una spruzzatina più fresca di Amorphis.
Il combo romano ha inoltre alle spalle una intensa attività concertistica con partecipazioni ad importanti festival (il prossimo luglio la band sarà impegnata sul palco del Parco Degli Alpini per la dodicesima edizione del Padova Metal Fest): se siete da quelle parti non perdete l’occasione per vedere all’opera Nicola Rossi alla voce, Marco Montagna alla chitarra, Giuseppe Nantini alla chitarra, Andrea Caminiti al basso e Daniele Amatori alla batteria.
Leonardo Tomei
Trcaklist:
- Dark Omens
- Last Christmas I Gave You My Death
- Once Upon The Fireflies
- Profondo Nero
- Cold Grave Marble
- Without A Shadow
- The Great Void
- Filthy Shades Of Death
- Continuum
- Buio
- Anno: 2024
- Etichetta: Time To Kill Records
- Genere: Doom
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