I thrashers italiani The Healing Process presentano il loro secondo album indipendente a titolo “Themes and Variations”, uscito lo scorso 27 Settembre. Nonostante sia suddiviso in nove tracce, il loro lavoro si configura come un unico flusso energetico: una danza di follia che richiama con passione e rancore l’epoca d’oro del Bay Area Thrash Metal. Il progetto è un dichiarato esodo dalle produzioni moderne, che propone un sound grezzo e volutamente “low budget”.
Un approccio audace, ma non privo di rischi.
L’album si apre con “Introduzione” seguita da “Nothing at All”, un brano che esprime con forza le influenze della band: il riffing aggressivo richiama i primi Dark Angel, mentre l’intervento finale della doppia cassa strizza l’occhio ai Metallica su ‘And Justice for All‘. Anche l’interpretazione vocale evoca l’ old-school thrash, muovendosi tra il fervore tecnico dei grandi classici e il grezzo-cervellotico dei canadesi Sacrifice, in particolare del periodo di ‘Forward to Termination‘ (1987) dove l’omaggio a queste sonorità è del tutto palpabile ed evidente.
La struttura dell’album cambia marcia quando compaiono brani cantati in italiano, come “Punto di non Ritorno” e “La Servitù”. La scelta coraggiosa di utilizzare la lingua madre evidenzia alcune difficoltà: l’italiano risulta poco fluido e delle volte forzato in un contesto musicale nato per l’inglese. Tuttavia, lo strumentale riesce comunque a trasmettere la grinta e la passione della band, seguendo la scia di pionieri del thrash cantato in italiano come quello degli Insidia.
Questo cantato permette ai The Healing Process di esprimere al meglio tematiche sociali e ambientali, richiamando l’attitudine e le sonorità di band underground anni ’80 come i Genetic Error con il loro demo ‘Toxic Planet‘ (1988). Questo approccio rende il messaggio più diretto e radicato, ma richiama anche la sorte di molte realtà simili ai Genetic: alcune scomparse, altre cambiate per affrontare la competizione del mercato e le difficoltà economiche dovute all’investimento per una produzione professionale. La band sceglie di mantenere viva questa tradizione, bilanciando passione e mediocrità in un panorama dominato da logiche commerciali.
Il momento più interessante del disco è probabilmente “Step in Line”, cantata nuovamente in inglese e impreziosita dalla collaborazione con Paulius Navickas, chitarrista della band thrash metal lituana Phrenetix. Il suo assolo conferisce profondità e dinamica al pezzo, che si distingue per un approccio vocale più graffiato e un riffing melodico ricordante lo stile dei Coroner. Qui la band riesce a raggiungere un equilibrio tra omaggio e identità, segnando l’apice dell’intero lavoro.
Nonostante questi momenti di spicco, i riff tendono a ripetersi, rimanendo spesso ancorati a cliché già ampiamente sfruttati nel genere. Tracce come “Blepharostat” mostrano un maggiore impegno nella struttura e nella melodia, ma un uso non sempre consapevole del riffing smarrisce il desiderio di soluzioni più personali e meno prevedibili. Il disco si chiude con “Coda”, un breve brano comicamente drammatico che conferisce una nota nostalgica all’album.
Va riconosciuto il coraggio della band nel voler abbracciare una produzione “casereccia”, ma questa scelta non li discosta da alcuni limiti significativi. La mancanza di una produzione più curata si traduce in un sound non unidirezionale e impastato, che penalizza l’idea digitale, fondamentale per emergere al meglio poiché è il primo biglietto da visita: il marchio che si presenta al pubblico. La band potrebbe raggiungere una dimensione migliore dal vivo, dove questa energia grezza avrebbe sicuramente l’opportunità di esprimersi al meglio.
La copertina completa l’estetica home-made del lavoro musicale: interamente realizzata a mano, con un foglio stropicciato e una firma nero su bianco, riflette perfettamente il carattere crudo e grezzo del disco. È un dettaglio risultante coerente con l’essenza sonora dell’album e ne rafforza l’autenticità.
‘Themes and Variations‘ è un lavoro che, pur con i suoi limiti, contribuisce positivamente alla nuova scena Thrash Metal italiana. Se i The Healing Process decidessero di investire un po’ di più, prima sulla composizione e successivamente sulla produzione, potranno affinare il loro stile e sicuramente ritagliarsi uno spazio più ampio in un genere che merita di essere riscoperto e valorizzato.
Alessandro Gargivolo
Tracklist:
- Introduzione
- Nothing at All
- La Servitù
- Punto di Non Ritorno
- Interludio
- Step in Line
- Tutti contro tutti
- Blepharostat
- Coda
- Anno: 2024
- Etichetta: Autoprodotto
- Genere: Thrash Metal
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