Sabato 7 Dicembre
L’Associazione Margini è una realtà culturale e sociale di Grosseto che si impegna a promuovere l’inclusione, la creatività e il dialogo interculturale attraverso varie attività e progetti.
Il Margini Fest è un festival culturale che celebra, quindi, temi legati alla marginalità, alla cultura underground, alla rigenerazione urbana e all’attivismo sociale. Nato ispirandosi al film “Margini” di Niccolò Falsetti, il festival è un’occasione per esplorare i confini della creatività e dell’identità locale attraverso arte, musica e iniziative comunitarie.
Purtroppo, a causa di impedimenti vari, io personalmente non ho potuto prendere parte alle passate edizioni.
Questa volta invece non mi lascio scappare la tappa natalizia chiamata Santa Chaos 2 e prontamente, io ed il mio collega, seguiamo le regole impartite dall’organizzazione.
La data era fissata, ecco l’unico dettaglio di pubblico dominio; per tutte le restanti info la regola era mandare un messaggio tramite la pagina social del Festival, dopo di che si veniva inseriti in una chat “misteriosa” dove tramite whatsapp venivano centellinati ulteriori particolari.
Mano a mano vengono svelati gli artisti che avrebbero preso parte alla serata, il menù che avremo gustato ma mancava ancora la location.
Un’attesa infinita, visto che solo il giorno prima veniva svelato l’arcano e venivamo avvisati che il luogo sarebbe stato “rivelato” alle ore 10 del giorno stesso dell’evento.
Le ipotesi spaziavano in ogni dove, prendendo in rassegna tutti i locali che avrebbero potuto ospitare un evento del genere.
Nella nostra Grosseto, in effetti, le possibilità non erano poi così infinite e le più papabili sembravano essere una discoteca, il circolo Arci, o la sala da ballo per antonomasia.
Sabato mattina, all’ora indicata (minuto più o minuto meno) il mistero viene sciolto, abbiamo il nome della zona “Zona Casalone” (Ippodromo) e, ad essere onesti, siamo rimasti entrambi a bocca aperta, nessuno c’aveva azzeccato minimamente (neanche sapevano che fosse aperta quell’area).
Quindi altro mistero, perché veniamo avvertiti che di lì a poco, un video ci avrebbe mostralo il cancello dell’entrata del locale.
Ore prima dell’inizio passiamo davanti al misterioso cancello bianco e con grande sorpresa, sembrava un luogo totalmente lasciato all’abbandono.
I miei dubbi: vista la segretezza e l’alone di mistero che aleggiava su questo festival, ho pensato che vi avrebbero rinchiusi dentro e poi chissà…aiuto…scrivo al nostro redattore capo che in caso di mancanza di nostre notizie lanciasse l’allarme.
Piano piano, con lo scorrere della giornata e tenendo costantemente d’occhio il cancello, si nota (per fortuna) che inizia il via vai di gente, tutto regolare quindi.
Alle 18 circa, ci presentiamo all’ingresso dove una ragazza detiene la lista dei partecipanti.
Fabio in persona, uno degli organizzatori, ci vede e dice: ‘loro sono di Italia di Metallo, entrate pure!’
Si inizia benissimo!
Mi sono sentita veramente una privilegiata; che onore (tra l’altro nessuno dei due lo conosceva, come ha fatto a sapere chi eravamo resta un dei tanti misteri di questa incredibile serata!).
Che poi non avessi visto pagare nessuno all’ingresso, è un altro discorso.
A me piace pensare così, lasciatemelo credere che mi rende tanto felice.
C’è anche il banchetto del merchandising, (magliette, libri) hanno fatto le cose proprio in regola, come ai festival più famosi e blasonati.
Comunque il locale non è male, anche se purtroppo gli strumenti non sono rialzati rispetto alla sala circostante: un palco rialzato o una pedana avrebbero sicuramente aiutato la visuale ed il suono.
Poco importa, ci avviciniamo al bancone bar/ristorante e notiamo che tutto costa 5 euro: birre, alcolici, panini, pasta… tutto insomma.
Una bella comodità e semplificazione, sai quanto tempo perso nel fare conti e resti!
Tutto perfetto, ma la musica?
(Francesca Faenzi)
E allora si comincia in perfetto orario con una serie di giovanissimi rapper che scaldano il già considerevole numero di spettatori: WB Brick, accompagnato in alcuni pezzi da Lil Dozer, nonostante l’età tiene il palcoscenico come un artista consumato mentre gli Scappati di Casa insieme ai Nomadi Psichici mettono su un piacevole spettacolo di velocissime rime e sciolilingua che raccolgono applausi a scena aperta. Non sono minimamente esperto di questo genere, ma riconosco la dedizione e la passione che questi giovani musicisti infondono nella loro performance.
‘E non confondiamo l’hip hop classico con le Baby Gang!‘ gridano dal microfono e ci sembra cosa buona e giusta.
Il tempo di mangiare e bere e l’atmosfera si appesantisce con gli Yung Zombie, con un metal rap molto commerciale ma tutto sommato piacevole.
Con I Bolgia Di Malacoda arriva il rock. Completamente a digiuno della loro musica mi sorprendono per il caleidoscopio di influenze che vanno dal black al rock italiano, dal progressive all’heavy metal con un taglio ironico e beffardo: una esibizione piacevole ed una bella scoperta, sicuramente lontano dagli stereotipi.
Alle 22 i Failed ci regalano puro hardcore, riff semplici, cantato urlato e ritmi serrati che scatenano il primo pogo della serata. Dietro l’attitudine punk dei quattro romani si nasconde l’esperienza di tanti concerti alle spalle e nella mezz’ora di esibizione piombano sulla platea strizzando l’occhio al thrash senza altre inutili contaminazioni; qui si suda e parecchio, grandi!
A poche ore dalla pubblicazione del loro ultimo album ‘Gli Implacabili‘, salgono sul palco I Colonnelli: c’è attesa per l’esecuzione dei nuovi pezzi, per il nuovo giovanissimo bassista Pietro Bernardi e per la nuova direzione artistica intrapresa. Durante la giornata ho ascoltato l’LP (di cui parleremo prossimamente in sede di recensione) che segna una evoluzione rispetto al passato, niente di rivoluzionario, ma comunque significativa.
L’entrata in scena della voce del batterista Bernardo Grillo diventa complementare a quella di Leonardo Colonnelli dando maggiore spessore e varietà ai cori, mentre ci sembra passare in secondo piano quella vena legata al cantautorato italiano presente nei precedenti lavori, a beneficio di una anima hardcore, molto più violenta e diretta. Non fanno prigionieri I Colonnelli e la platea risponde con calore sebbene le canzoni siano nuove, ma ‘La Tempesta Perfetta‘ e soprattutto ‘Il Cielo Sopra Grosseto‘ (chissà se qualcuno per curiosità cercherà in rete la nostra città, visto che parecchi non sanno dove si trova? Nota della Faenzi) saranno destinate a rimanere per parecchio nella loro setlist. Dopo piccoli inserti/tributi a Motorhead e Pantera, i nostri salutano ringraziando la gremita platea.
In perfetto orario (un plauso all’impeccabile organizzazione) parte l’intro dei Let Them Fall, capitanati dalla sorridente quanto devastante Rita D’Aniello che alterna harsh vocals a clean coadiuvata dal chitarrista Gabriele Catoni, che ci è sembrato molto migliorato rispetto ad un’altra occasione in cui ho avuto modo di vederli. Anche loro presentano qualcosa di nuovo. il singolo ‘Valor‘, in attesa di un LP dopo ‘Wolftales‘ del 2018. Il loro metalcore è molto scolastico, strutture lineare con strofe aggressive e ritornelli più melodici conditi da breakdown a profusione, ma la qualità dei pezzi (da ‘Fenrir‘ a ‘The Wolf‘) garantisce tre quarti d’ora di pogo e applausi.
Il Santa Chaos 2 è stato indubbiamente un successo, la location si è rilevata perfetta ed accogliente anche se sarebbe stato il massimo, come già detto, avere il palco rialzato rispetto alla sala.
La varietà di generi proposti poteva rilevarsi un arma a doppio taglio ed invece si è rilevata una scelta vincente.
Supportiamo la musica underground, W l’underground.
(Filippo Marroni)