Los Angeles, 1989. L’aria sul Sunset Boulevard era densa di benzina, sudore e promesse mai mantenute. La città sembrava vibrare al ritmo di un assolo di chitarra, ogni notte una sinfonia di luci al neon e sussurri di leggende in divenire. Il teatro Troubadour si ergeva come una cattedrale profana, il luogo dove sogni e incubi del rock ‘n’ roll prendevano vita.
Roberto Priori, un chitarrista dal sorriso sornione e i capelli neri come la notte, era uno di quei ragazzi che vivevano sospesi tra la gloria e l’oblio. La sua band, i Danger Zone, non era ancora arrivata a riempire gli stadi, ma il nome circolava nei backstage più affollati e nei bar più malfamati. Amico e confidente di Axl Rose, Vince Neil e Stephen Pearcy, Roberto era il legame tra la strada e la scena.
Quella sera si trovava appoggiato a una Cadillac Eldorado parcheggiata di fronte al Rainbow Bar & Grill. Una sigaretta pendeva dal suo labbro, il fumo che si mescolava con i vapori della notte. Dentro, i Guns stavano festeggiando l’ennesima follia creativa. Axl lo aveva invitato, ma Roberto non era dell’umore. Aveva altro in testa: un riff che lo tormentava da giorni, un’ossessione che sentiva potesse essere la chiave per portare i Danger Zone al livello successivo.
Ehi, Roby, che ci fai qui fuori da solo?‘ . La voce era quella roca di Slash, il chitarrista che aveva il talento di far parlare la sua Gibson Les Paul più di quanto lui stesso parlasse.
‘Cerco ispirazione. E tu? Non ti sei ancora sbronzato?’, rispose con un sorriso.
‘Sai come sono. Un drink è per scaldarsi, due per dimenticare’, scherzò Slash, offrendogli una sigaretta. ‘Stasera al Troubadour ci sono i Jane’s Addiction. Dovresti venire, potrebbe scuoterti un po’.’
Roberto annuì, ma dentro di sé sapeva che la sua mente era altrove. Quel riff continuava a pulsare nella sua testa, e ogni volta che provava a completarlo, gli sfuggiva. Era come se la melodia avesse vita propria, una musa capricciosa che si divertiva a stuzzicarlo e poi a svanire. Doveva coinvolgere Paolo, il batterista, ma soprattutto chiedere a Giacomo di ricamarci sopra un ritornello con la sua voce unica e perfetta per quello che aveva in mente.
Decise comunque di seguire Slash. Entrare al Troubadour era sempre un’esperienza mistica, con le pareti che sembravano intrise di sudore e storie. Seduto a un tavolo d’angolo, le sue dita tamburellavano ritmicamente sul bordo del bicchiere, tentando di catturare quel frammento di melodia sfuggente.
‘Ti ho portato qualcosa che potrebbe aiutarti’ disse Vince Neil, avvicinandosi con un bicchiere di whisky in mano e uno sguardo complice. Vince era sempre stato il più diretto tra i suoi amici, un’anima ribelle che viveva ogni momento al massimo.
‘E cosa sarebbe?’ chiese Roby, alzando un sopracciglio.
Vince si sedette accanto a lui e tirò fuori una piccola agenda nera. ‘Ho trovato questo nella stanza d’albergo di un manager. Sono idee per un concept album. Niente di che, ma forse qualcosa ti ispirerà.’
Roberto sfogliò l’agenda. Era piena di frasi sconnesse, appunti sul significato della vita e strani disegni. Una frase attirò la sua attenzione:

‘TAKE A BIG BITE OF MY BAD MIDDLE FINGER
YEAH BABY GET OUT OF MY WAY
I DON’T CARE’

«È questo,» mormorò Roberto. «Questo è il tema che cercavo.»
Quella notte, dopo aver lasciato il Troubadour, si chiuse nel suo piccolo appartamento a West Hollywood. Con la chitarra tra le mani e la frase come mantra, iniziò a suonare. Il riff prese forma, graffiante e malinconico, come un urlo nel vuoto. Le note si intrecciavano in un crescendo, e per la prima volta in settimane, sentì che aveva trovato qualcosa di autentico.
Il giorno dopo i Danger Zone provarono il nuovo pezzo nel loro studio. Pier, Matteo e Danilo si unirono a Paolo e Giacomo apportando ciascuno le proprie idee. Quando l’ultimo accordo risuonò nell’aria, ci fu un attimo di silenzio, seguito da un applauso spontaneo.
‘Roby, questo è un dannato capolavoro,’ disse il batterista ‘Questa roba ci porterà lontano.’
Roberto sorrise, ma dentro di sé sapeva che il viaggio era appena iniziato. Le strade di Los Angeles continuavano a chiamarlo, e tra il Sunset Boulevard e il Troubadour, la sua storia e quella della sua band erano ancora tutte da scrivere.

 

Filippo Marroni

 

Tracklist:

  1. I Like It
  2. Evil
  3. Tell Me The Truth
  4. I Don’t Care
  5. Too Late
  6. Run (From The Madness)
  7. I’ll Make It Right
  8. Hurt
  9. When You Broke My Soul
  10. Faithless Ways
  11. Straight Down The Line

 

  • Anno: 2024
  • Etichetta: Pride & Joy
  • Genere: Hard Rock

 

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