Il Death Metal old school, con tanto di revival di grafiche fumettistiche e loghi illeggibili (senza contare le fondamentali copie su musicassetta, che fanno tanto figo) sembra divenuto ormai uno sport di massa come il padel, tra i metallari di mezza età.

I Guderrha, da Catanzaro, si accodano a questo filone saltando sull’ultimo vagone di un treno in perenne ritardo, confezionando una bellissima cassettina demo di soli due pezzi che ha tutto l’aspetto di una reliquia del passato. 

Ma vi ricordate quando, pochi anni fa, quelli del Mulino Bianco fecero una riedizione del mitico “Soldino”? Io abboccai: ok, il formato era quello bislungo rettangolare anziché l’originale quadrato (ma questa era una modifica di vecchia data, alla quale ci adattammo giocoforza all’epoca), il design era leggermente più avveniristico, ma anche meno personale (lontani i tempi in cui ogni fiore di cioccolato sulla copertura era di foggia differente!), le dimensioni inferiori e il gusto… beh, simile, ma niente a che vedere con quelli mangiati tra fine anni ottanta e inizio novanta.

Ecco, i Guderrha sono il Soldino del 2021, ma non hanno neppure la scatola di latta!

Ma torniamo alla musica. I quattro ragazzi poco più che trentenni si sono evidentemente nutriti dei racconti di ipotetici fratelli maggiori (divoratori di tegolini e soldini?) e conoscono bene la materia: riescono infatti a dare la precedenza all’incisività dei riff, alla costruzione tradizionale del brano, con tanto di ritornelli, e all’atmosfera, oscura sì, ma capace di rivelare anche ascolti meno estremi, tra le influenze della band.

Convince meno la pasta del suono, che mi pare un poco scollato, forse per via di quella batteria così secca e definita, sganciata dalle chitarre.

Entangled In Hate” è un bel brano, con riff accattivanti e immediati, un andamento cadenzato ed un groove che sconfina nel rockeggiante. Apprezzo davvero molto la scelta di non aver registrato a metronomo, anche se nelle parti più veloci, come ad esempio il ritornello, la coesione tra gli strumenti non è proprio perfettissima…

L’altro pezzo, “Seven Winters”, è un tantino più noiosetto e si gioca i suoi momenti migliori evocando le aperture melodiche dei Bolt Thrower. Anche qui, quando si sale coi bpm, nonostante l’esecuzione sia a tempo, resta la sensazione di una coesione imperfetta a livello di amalgama sonoro, che risulta più asettico di quanto ci si possa legittimamente attendere da una proposta che fa dell’essere vintage e genuino la propria unica bandiera.

Per fortuna ci pensa il bassista a fare di tutto per rendere interessante questa seconda composizione, impegnandosi su e giù per il manico nella tessitura di arrangiamenti non banali e dinamici.

Tra Florida e Svezia, nulla di nuovo sotto il sole, ma si intravede del gusto e un certo potenziale. Sempre che vi interessi il revival.

Per il momento, un po’ pochino.

 

Marcello M

 

Tracklist:

  1. Entangled In Hate
  2. Seven Winters

 

  • Anno: 2024
  • Etichetta: Autoprodotto
  • Genere: Old School Death Metal

Links:

FaceBook

YouTube

BandCamp

Autore