Certo che l’”heavy psych stoner” è davvero un genere incredibile: puoi startene lì a spugnettare delle pentatoniche scimmiottando i riff del classic rock, sbaruslare qualche vocalizzo senza sforzarti di comporre una melodia (ma se riesci ad assomigliare almeno un po’ a Ozzy è meglio), accompagnare il tutto con quei quattro ritmi di repertorio, un po’ di convinzione (ma neppure troppa), affidarsi al collaudatissimo repertorio grafico vintage e alla strumentazione “giusta” e via, puoi persino passare per un rocker credibile!
Mi perdonino gli storici californiani Nebula (ex Fu Manchu) e i romani Black Rainbows se prendo questo loro split come pretesto per esternare qualche considerazione su un modo di approcciare la musica rock che, a mio avviso, sta mostrando sempre più i propri limiti, arroccandosi in un conservatorismo sterile ed una omologazione sconfortante.
E dire che lo stoner rimane, sulla carta, un genere veramente vincente, uno dei pochi stili di cui possiamo ascoltare dischi sovente registrati in presa diretta, capaci di restituire tutta l’energia e la libertà di performance reali, spesso affinate da un’attività live molto intensa, che caratterizza anche i protagonisti di questo album. Già, ma non è preoccupante il fatto che una musica così reazionaria, omologata e omologante, trovi tanto successo di pubblico e facilità nel reperire spazi in cui proporsi? Io avevo un’ottima impressione dello “stoner”, fino a quando mi sono ritrovato ad ascoltare e recensire in questo ultimo anno tante band veramente troppo, troppo simili e convergenti verso degli standard di mediocrità (nel senso di “rimanere nella media”) che francamente trovo sempre meno difendibili.
Non che questi gruppi o queste canzoni facciano schifo! Macché, allora sarebbe facile… Questi qui sono come quei compagni di scuola che nel compito di italiano riuscivano sempre a sgraffignare un sei e mezzo/sette puntando sul “tema di attualità”, buttando lì qualche argomentazione di seconda mano, ma comunque accettabile.
Sto divagando. Torniamo a questo split, un formato in cui la Heavy Psych Sounds sembra confidare parecchio per dare ulteriore visibilità ai propri gruppi, confezionando in un bell’involucro tre brani (due up tempo e uno più dilatato) per ciascuna delle due band.
Aprono la facciata A i Nebula con “Acid Drop”, compositivamente il brano più interessante di tutto il lotto grazie a riff movimentati e dinamici, pronti però a infognarsi presto in una palude di autoindulgenza e assoli brutti accatastati. “Eye Of The Storm” è una sbobba di luoghi comuni in cui ogni musicista va per conto suo, con una nenia lamentosa cantata svogliatamente e, in fin dei conti, un’atmosfera bohémienne e menefreghista che ha un suo certo fascino. Salutiamo i Nebula con la più “spaziale” “Caesar XXXIV”, un pezzo pazzerello che ciondola oscillante cercando di rendersi interessante come un quattordicenne che si finge ubriaco, regalandoci qualche spunto di interesse giusto nei momenti di arresto e ripartenza e in quella insistita rullata finale.
In generale è triste notare come i momenti maggiormente capaci di generare magnetismo siano quelli in cui sentiamo risuonare qualcosa di già conosciuto.
I Black Rainbows si propongono con un suono più pulito e potente, meglio registrato, suonato e cantato. Purtroppo, in quanto a impegno creativo lasciano molto a desiderare, accontentandosi di utilizzare come mattoni i primi riff che possano capitare tra le dita scaldandosi in sala prove e come malta i cliché più abusati, edificando così una casupola sghemba e banale, degna di un geometra di provincia. La loro “The Secret” vi stupirà per l’ordinarietà delle soluzioni adottate! Veramente una composizione misera. “Thunder Lights on the Greatest Sky” rimescola sempre la stessa roba, ma è più ariosa e ingloba qualche influenza grunge e vintage capace di conferire un po’ di fascino in più. Con “Dogs Of War” i Black Rainbows ci avvolgono in una bambagia soporifera dal sapore di nonna, con soluzioni trite e soffritte.
Intendiamoci, non c’è nulla di “sbagliato” o di “brutto” in queste sei canzoni, ma neppure qualcosa di interessante.
Ovviamente l’etichetta, che sta facendo un ottimo lavoro nello spremere questa gallina dalle uova d’oro del rock generalista pseudo underground, ha investito i massimi per sfamare gli appetiti dei tanti collezionisti, proponendo questo split in pregevolissime versioni in vinile colorato dalla veste grafica estremamente accattivante e pertinente.
Non fatevi fregare: non avete bisogno di questa musica.
Marcello M
Tracklist:
Nebula
- Acid Drop
- Eye of the Storm
- Ceasar XXXIV
Black Rainbows
- The Secret
- Thunder Lights on the Greatest Sky
- Dogs of War
- Anno: 2024
- Etichetta: Heavy Psych Sounds
- Genere: Heavy Psych Stoner Rock
Links:
Nebula
Black Rainbows