1. Distorted Karma rappresenta un’evoluzione significativa per voi. Quanto ha influito il cambio di formazione e come ha modellato la direzione sonora e tematica del nuovo album?

Il cambio di formazione ha influito tantissimo sulla direzione che abbiamo preso con Distorted Karma, con l’ingresso del nuovo bassista Ludo le dinamiche interne alla band sono cambiate in meglio e ciò ci ha resi tutti più liberi di esprimerci attraverso sonorità e tematiche che abbiamo scoperto essere affini a tutti i componenti della band.

  1. In brani come Rabbit Hole, esplorate temi di autodistruzione e trasformazione. Come si riflette questo viaggio di discesa e rinascita nelle sonorità del disco? Quali elementi musicali avete scelto per rendere questa dualità?

Rabbit Hole è il portale che attraverso l’autodistruzione porta alla trasformazione, è un luogo metaforico in cui siamo caduti e questo ci ha permesso di creare questo progetto. Discesa e rinascita si alternano nelle tracce dell’album, ci sono canzoni decisamente oscure mentre altre celebrano momenti di speranza, gioia e spensieratezza, e questo viene bene espresso anche nella copertina dell’album, realizzata da Roberta Sacchi. Questa infatti rappresenta una rivisitazione della carta dei tarocchi numero dieci, la ruota della fortuna, in cui ogni animale raffigura un membro della band. Questa continua dualità delle esperienze umane viene resa attraverso la crudezza violenta delle chitarre distorte a cui si alternano linee melodiche più morbide e dolci.

  1. Il grunge ha radici nell’espressione di emozioni crude e autentiche. Come integrate queste influenze con una visione contemporanea che possa parlare a un pubblico giovane e attuale?

Crediamo che la musica debba riuscire a creare uno spazio sicuro in cui ognuno possa ritrovarsi e sentirsi in qualche modo capito nelle sue emozioni e nei suoi stati d’animo, anche in quelli più intimi ed oscuri. Per questo riteniamo importante per un artista riuscire ad aprirsi attraverso testi e musica in modo sincero, per poter accogliere tramite l’ascolto dei pezzi tutti coloro che si ritrovano in quello che viene espresso. Viviamo in una società che esalta la perfezione, la finzione, non accetta l’errore, i difetti, e questa cosa sta molto danneggiando i giovani, che stanno purtroppo vivendo un grande disagio generale. Crediamo che trasmettere emozioni crude ed autentiche possa far bene e liberare dagli schemi imposti dal mainstream.

  1. La vostra musica parla apertamente di vulnerabilità e forza interiore. Pensate che nel panorama musicale di oggi ci sia ancora spazio per un messaggio autentico e sincero? Quanto è importante per voi mantenere questa integrità?

Per noi DEVE esserci ancora spazio per un messaggio autentico e sincero, proprio perché viviamo nell’era della finzione e dell’ipocrisia. E’ uno spazio che se non esiste già pronto va senz’altro creato, nella nostra visione la musica deve aiutare e liberare le persone, non farsi complice di un sistema malato che sta pervadendo ogni cosa svuotandola della sua umanità.

  1. Il titolo Distorted Karma sembra suggerire una visione della vita come una lotta tra luce e ombra. Qual è il significato personale del titolo per voi? Come siete arrivati a questa scelta?

Il titolo suggerisce che spesso le cose non vanno come si pensava sarebbero andate, e questo avviene sia nel bene sia nel male. E’ un karma distorto perché chi all’apparenza si meritava il bene spesso ottiene il male e viceversa, luce e ombra si alternano in modalità a volte non prevedibili. Questo significa però che anche le situazioni che sembrano più disperate si possono ribaltare quando meno ce lo aspettiamo. Questa consapevolezza ci ha portati a scegliere Distorted Karma come titolo dell’album.

  1. Molti dei vostri brani affrontano il tema del dolore e della ricerca di identità. C’è un messaggio specifico che sperate arrivi al pubblico attraverso queste canzoni? Come vorreste che i fan interpretassero questi temi?

Ci piacerebbe che i fans ascoltando queste canzoni riuscissero a ritrovare aspetti di sé e delle proprie emozioni, e quindi si sentissero meno soli.

  1. Avete collaborato con Riccardo Daga per la produzione di Distorted Karma. Com’è stato il processo di produzione? In che modo Riccardo ha influenzato o arricchito la vostra visione sonora?

Il processo di produzione è stato estremamente spontaneo e veloce. Riccardo è stato molto rispettoso delle nostre scelte e precisissimo nel concretizzare ogni nostra richiesta riguardante il sound. I suoi interventi sono stati essenzialmente di carattere tecnico (e aggiungo che in questo è un vero nerd nel senso più buono del termine). Notevole il modo in cui insieme a Riccardo abbiamo combinato insieme rapidità (quasi record) e meticolosità.

  1. L’album si sviluppa come un viaggio emotivo, dove ogni traccia racconta un pezzo della vostra storia. C’è un ordine particolare nelle canzoni che volete che i fan seguano per entrare al meglio nell’atmosfera del disco?

I fans possono ascoltare questo album come preferiscono, dall’inizio alla fine o partendo dalle canzoni che più incuriosiscono. L’ordine che abbiamo scelto nel disporre le tracce permette di alternare mood diversi rendendo l’ascolto scorrevole.

 

9. Quali sono i pezzi di Distorted Karma che più rappresentano l’evoluzione sonora della band? C’è un brano in particolare che sentite come il vostro manifesto musicale?

Già dal primo singolo pubblicato, Cosmic Rock’n’Roll Love, si è potuta notare una certa evoluzione nel nostro modo di approcciare la musica e soprattutto la scrittura dei brani. Abbiamo semplificato le strutture ed aggiunto più grinta nei ritornelli. Queste caratteristiche pensiamo si notino, su livelli diversi, in tutti i nostri brani. Quindi difficile dire quale siano quelli più rappresentativi.

Il manifesto musicale del disco è indubbiamente Rose Water, un brano che potremmo quasi definire bipolare. 

Il significato della canzone è sostanzialmente un inno a ribellarsi al conformismo dei nostri tempi, soprattutto in ambito artistico, mentre il sound è molto orecchiabile, disteso e tranquillo, ma da un momento all’altro è pronto ad esplodere con finti crescendo e un finale che rilascia tutto il nervosismo accumulato nel brano. 

È una canzone fatta di momenti molto diversi fra loro e che convivono in una costante tensione ed atmosfera intima e personale. 

10. I Forgotten Dream combinano un’estetica visiva forte con sonorità potenti. Quanto conta per voi la componente visiva e narrativa nei video musicali? Come vi assicura di trasmettere la vostra identità in modo chiaro e diretto?

L’estetica visiva e la componente narrativa hanno un’enorme importanza dal momento in cui tutti noi Forgotten Dream siamo cresciuti con i videoclip di MTV come sfondo delle nostre colazioni prima di andare a scuola e come momenti di autentica evasione durante i nostri pomeriggi adolescenziali. Un mood che ancora oggi portiamo nel cuore e che non possiamo separare dalla musica. Un discorso tipico da persone cresciute negli anni ’90 e primi 2000 (anche se all’epoca eravamo solo bambini), infatti nei nostri 3 video abbiamo cercato di ricreare le varie atmosfere tipiche dell’epoca. La nostra identità passa inevitabilmente anche da questo.

  1. Nella vostra musica, la vulnerabilità sembra trasformarsi in un atto di ribellione. Qual è per voi il confine tra la fragilità emotiva e la forza del rock? Come trovate questo equilibrio?

L’atto creativo è per noi il modo in cui trasformiamo la vulnerabilità in forza. Il rock per noi è la soluzione migliore per ribellarci al dolore, alle difficoltà, agli stati mentali negativi, perché è attraverso la musica che riusciamo a trasformare tutto questo in qualcosa di positivo, qualcosa che ci libera e che speriamo possa liberare anche altri.

12. Pensando al futuro, avete in mente nuove direzioni musicali o sperimentazioni? In che modo l’esperienza di Distorted Karma vi sta ispirando per i progetti a venire?

Questa è una domanda difficile ma proviamo comunque a rispondere. Così come abbiamo fatto con la stesura dei brani poi raccolti in Distorted Karma, anche stavolta non ci siamo prefissati un obiettivo specifico. In buona sostanza seguiamo i nostri mood del momento e cerchiamo un filo conduttore che possa svolgere una funzione coesiva, senza rinunciare ad eventuali risultati schizofrenici (che è comunque un nostro tratto distintivo, sia artistico che umano). In questo momento stiamo buttando giù alcuni spunti che rimbalzano tra i Sixpence None the Richer e i Deftones, giusto per far capire quanto siamo completamente aperti alla possibilità di suonare qualsiasi cosa ci possa soddisfare in un dato periodo.

 

Intervista a cura di: Redazione Italia di Metallo

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