Sul finire degli ‘80 si assistette alla definitiva transizione che condusse dal thrash al death metal classico avviata da gruppi quali Venom e Possessed e portata a compimento da una una rosa di nomi ben noti, ognuno con una salda individualità nonostante condividessero un insieme di elementi che ne decretavano l’appartenenza al nuovo genere.

Quello che pareva quasi un epifenomeno del metal assurse quindi al livello di epifania, un estatica rivelazione musicale che ha folgorato molti di noi, tra cui Alessandro Nunziati e Alessio Bucci, rispettivamente voce e chitarra dei The Tomb.

Trovato campo libero (ma veramente nessuno ha mai pensato a un nome così!?) decidono appunto di chiamarsi The Tomb e a marzo 2024 pubblicano per l’etichetta francese Great Dane Recods il loro primo full-length, oggetto di questa recensione: ‘The Valley of Despair‘.

La proposta rientra pertanto nel filone dell’old school death metal, orribile circonlocuzione per differenziare un genere puro dalle spesso improbabili derive rinvenibili in tempi più recenti.

Forse è stato proprio l’amore incondizionato dei nostri per queste sonorità che li ha portati ad abbracciare in toto i canoni del genere, tanto da creare una proposta quasi didascalica.

Questo è quanto mi è arrivato: registrazione perfetta, anche agevolata dalla compagine ritmica realizzata da SK, special guest che ha programmato basso e batteria, chitarra sempre intellegibile e con un timing perfetto, growl afono e con una punta di disperazione come nella migliore tradizione del genere.

Ma è questo che contesto, l’attaccamento stesso alla tradizione, il perseguire un’idea di death metal: ogni cosa è al giusto posto, ordinata, rassicurante.

Ecco, a volte mi sembra che questo disco sia ”innocuo“, incapace di esprimere qualsivoglia piccola morte che ci portiamo nel cuore.

Qui abbiamo certamente un grande potenziale in parte inespresso, c’è il mestiere e si sente! Infatti, stiamo parlando di persone che gli anni d’oro li hanno vissuti veramente e che hanno partecipato attivamente alla Scena e che ne conoscono bene anche il background, tanto da permettersi richiami a band quali Voivod che riecheggiano negli accordi stridenti e nella ritmica a volte frammentata di ‘Horror Painted in Your Eyes‘, ma anche in ‘Entranced By The Smell‘ e in ‘Rise of the Ancestral Forces‘.

Si sentono echi di Pestilence, a volte di Obituary, ma soprattutto sono debitori nei confronti dei Death post ‘Spiritual Healing‘ e, in modo particolare, di ‘Human‘, come è riscontrabile ad esempio nell’utilizzo di un alternate picking a velocità moderate, preciso e controllato e associato al palm mute. Anche la struttura dei brani, da un punto di vista prettamente strumentale spesso degni di nota, richiama alla mente le architetture musicali del compianto Chuck Schuldiner.

Sono rimasto inoltre impressionato dall’attitudine melodica degli assoli, decisamente evocativi ed in grado a volte di far dimenticare l’inconcludenza di alcuni episodi: i mid tempo su cui poggia gran parte del disco forniscono un assist perfetto per le evoluzioni pindariche della chitarra e si prestano ad assecondarne le  policromie come accade  in ‘The Gate of Suffering‘, costantemente impreziosita da incursioni solistiche che nella seconda metà del pezzo sfociano in una serie di sweep di grande effetto, oppure nell’incipit di ‘In the Twilight‘ che si risolve in un riff memorabile.

Parlando di riff appunto, si riscontrano soluzioni accattivanti quali l’encomiabile apertura di ‘Buried Alive‘ che riesce del difficile compito di coniugare una melodia catchy ad un tempo dispari.

La forza di questi brani va quindi cercata nella loro accezione strumentale, mentre valutati in una prospettiva d’insieme rimangono sempre in sospeso, senza una conclusione.

Ecco cosa ancora manca, un apice, una meta a cui tendere e che si trasformi in attesa per chi ascolta, che generi il desiderio di averne di più.

Per dirlo con parole mutuate dal moderno politichese, è auspicabile che i The Tomb forniscano aperture, picchi che possono anche prendere la forma di strutture canoniche quali la sequenza bridge-refrain, creando cicli di ascolto positivi e uscendo dal modello lineare.

 

Meghistos

 

Tracklist:

  1. The Gates Of Suffering
  2. Horror Painted In Your Eyes
  3. In The Twilight
  4. Entranced By The Smell Of Death
  5. The Rise Of The Ancestral Forces
  6. Buries Alive
  7. The House Of Thousand Screams
  8. Delirium
  9. The Valley Of Despair
  • Anno: 2024
  • Etichetta: Great Dane Records
  • Genere: Death Metal

Links:

Bandcamp

 

Autore