Gli Ufomammut festeggiano i venticinque anni di carriera con questo decimo album, il secondo (più un EP) dal cambio di formazione che ha visto l’ingresso del nuovo batterista Levre.

Ritengo quasi superfluo o ridondante citare influenze musicali o appartenenze stilistiche parlando di questo trio che, di fatto, è stato tra i protagonisti e capiscuola di una declinazione del suono pesante di derivazione Metal verso una psichedelia ipnotica, cosmica ma anche molto concreta, fatta di riff reiterati ossessivamente, tempi cadenzati, chitarroni gravi e granulosi, effetti di vario tipo, una voce distante che emette lunghi lamenti dalle profondità dello spazio, una cura eccelsa dell’aspetto grafico (ad opera degli stessi musicisti/artisti, membri del collettivo Malleus) e una bella camionata di autoindulgenza.

Ma cosa avranno ancora da dire, arrivati al decimo disco, in quello che oramai è diventato un genere a tutti gli effetti, pure parecchio inflazionato? Non è che i maggiori motivi di interesse nei loro confronti rischiano di fermarsi ai fighissimi artwork simmetrici e ai giochini di parole dei titoli? E la musica?

Ciò che Poia (chitarra) e Urlo (basso) rivendicano è la capacità di gestire la materia psichedelica, l’ossessione per la sua fusione con la pesantezza e la naturalezza nel creare esperienze sonore coinvolgenti. Bene, io dopo un paio di ascolti iniziali ho pensato questo: probabilmente valutare un disco del genere con i criteri classici del recensore, sarebbe come far analizzare un film porno dall’Academy of Motion Pictures Arts and Sciences degli Oscar… Forse certi prodotti pretendono dallo spettatore una fruizione più partecipata. Forse quello che gli Ufomammut vogliono da me è che faccia un piccolo passo in più verso il loro mondo. 

Quindi mi porrò in uno stato di coscienza alterata, mi metterò le cuffie e, in un flusso di coscienza, appunterò le suggestioni, le immagini, i pensieri che l’ascolto mi susciterà. Quello che leggerete sarà la mia testimonianza di questo viaggio. Se volete, potete anche chiamarla recensione, ma non ho pretese.

Un attimo che preparo l’occorrente e, per sicurezza, mi scrivo già la tracklist…

Si parte:

Crookhead

Ingresso, portale. Giù per il wormhole, oppure su. Voce meno abrasiva che in passato. Il pezzo si è fermato, sembra che stia provando il nuovo riff a vuoto con la chitarra a basso volume, intanto ci cantilena un po’ su. C’è praticamente un ritornello. Uh, bello questo giro sballonzonante! Durerà fino alla fine del disco? No. Qui le cose sembrano iniziare e finire a caso. Rimasugli. 

Kismet

Energy up. Ascensore. Sono in vetta, si, cantiamo! Dai, torna a cantare… Yeah! Ma si ferma subito. Qui e più noioso. Si torna su. Boh, altra stanza, stessa solfa. Sono tastiere? Crescendo. Deludente. Basso, pantano, vorrei uscirne, ma è anche bello, paludoso morbido caramello. Zzzzzzzzzz. Nenia. Funziona. Nirvana. Quelli di Kurt Cobain. Aspetto l’autobus. Arriva. Arriva! È passato.

Spidher

Riffone. Bella strofa. Sprofondo. Strofa, ancora bella. Fuzzland. In questo pezzo ci sono i riff! Infatti è il mio preferito.

Mausoleum

Suspence. Dirigibile digitale. Voci di gente smarrita. Hanno paura? Avevo scritto “aura”. Grattugia grossa e bassa, grande macchina col rullo. Torcibudella. Siamo poi sempre lì.  Forse mi devo sdraiare. O sedere. Ho fatto due passi, ma siamo ancora qui. Alla finestra c’è odore di cimici. Relax. Lungo relax. Più o meno sempre le stesse note e gli sessi suoni, lo sesso colore di fondo, pur con tutte le sue sfumature. Ventaglio stretto. Ricco, ma stretto. Salmodiare. Aaaaamen. Fionda. Riff incasinato interessante. Poi si torna in cattedrale e finisce.

Leeched

Medio. Cantato intermittente. Affetta il salame, poi si ferma. Riparte con la strofa. Pluriball. 

Soulost

Fischio, inizio soffuso. Galleggio. Tubo. Grande cilindro di ferro, ci sono dentro. Voci pulite, amichevoli, ma un po’ malinconiche. Bel fluttuare. Si sta bene qui, ci muoviamo piano. Gia finito?

E adesso ho fame.

 

Marcello M

 

 Tracklist:

  1. Crookhead
  2. Kismet
  3. Spidher
  4. Mausoleum
  5. Leeched
  6. Soulost

 

  • Anno: 2024
  • Etichetta: Neurot Recordings, Supernatural Cat
  • Genere: Heavy Psych

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