Quando il mio redattore capo Klaus mi annuncia il titolo del nuovo libro che avrei dovuto recensire, mi vedo arrivare un pdf.
Ok, apro internet e mi metto alla ricerca del volume in questione e mi accorgo che ne esiste soltanto la versione e-book.
Io che amo sfogliare e palpare con mano la pagine (molto spesso mi trovo a criticare anche la grammature della carta) mi sono assolutamente rifiutata di comprare il formato digitale.
Essendo il mio settore lavorativo, stampo e rilego “home made” ‘L’Età Dell’Acciaio‘.
Stefano Guercia è, oltre l’autore di questo volumetto (come sottotitolo leggiamo Vol. 1, ma al momento non si hanno notizie dei seguenti) anche un musicista (ha fondato i Loadstar di cui, nelle nostre pagine troverete anche la recensione del disco “Call From The Outer Space”) e profondo conoscitore dell’argomento trattato.
L’anno preso in esame è il 1980, che rappresenta una sorta di spartiacque tra il genere Hard Rock e Heavy Metal; è in quell’anno che possiamo collocare il “passaggio”, il “cambio” di testimone tra questi due generi musicali.
In effetti il 1980 è un punto di svolta per molte band, causa importantissimi decessi o abbandono/cambio formazione.
Il libro è una sorta di vademecum, un Bignami in cui vengono dapprima illustrate quali sono state le cause, le contaminazioni e le influenze che hanno dato origine all’heavy per poi proseguire con l’elenco dei dischi usciti proprio quell’anno.
Le pietre miliari del metal, campioni di vendite e di ascolto di allora e tutt’oggi.
Per ogni disco si racconta la storia della composizione di ogni canzone e come questa sia andata a creare la set-list dell’album.
Si raccontano le motivazioni (tra cui spicca in vetta l’abuso di droghe e/o alcool) per cui i vari artisti si sono avvicendati da un gruppo all’altro andando poi a formare le line-up pressochè definitive.
Si evidenziamo quale siano stati i clamorosi cambiamenti di quegli anni (rinnovo totale del look e delle coreografie sul palco, introduzione di ulteriori strumenti e abbandono di altri) che piano piano hanno dato vita al fatidico passaggio dall’ Hard all’ Heavy.
Si parte subito con il botto, perchè il primo disco preso in esame è ‘Back in Black’ degli AC/DC, si continua con ‘British Steel’ dei Judas Priest, ‘Heaven And Hell’ dei Black Sabbath, ‘Blizzard of Ozz’ di Ozzy Osbourne, passando per ‘Iron Maiden’ degli Iron Maiden per poi proseguire con una lista infinita di nomi illustrissimi e altri invece meno.
A tutti va comunque attribuito il merito di aver lasciato il proprio segno nella storia, contribuendo in qualche modo a dare vita a questa nuova tendenza (New Wave of British Heavy Metal) che dalla fine degli anni ’70 si stava impossessando della scena musicale inglese.
“Le sensazioni che trasmette la musica sono assolutamente soggettive” scrive Stefano, ed in effetti risulta a volte non del tutto obiettivo e distaccato, lasciando traccia, qua e là, dei suoi gusti musicali.
Nonostante questo piccolo appunto (che possiamo tranquillamente perdonare) nel libro vengono raccontate tantissime curiosità e aneddoti che forse non tutti sanno e che rendono la lettura veramente godibile ed interessante.
La riprova io l’ho fatta con il mio illustre collega al quale, in effetti, ho regalato un chicca divertentissima.
A presto.
Francesca ‘Penny’ Faenzi
- Anno: 2021
- Etichetta: E-book
- Genere: Recensioni/Storia della Musica