Per la quarta volta torno ad occuparmi dei partenopei Evil Never Dies, uno dei gruppi più sottovalutati del panorama thrash italiano, a causa anche di una continua instabilità di formazione e tempi lunghi di uscita tra un cd e l’altro.

La band nata nel 1990 torna infatti dopo 7 anni dal precedente ‘Ekpyrosis‘  e lo fa con l’ennesimo cambio di formazione, infatti in pianta stabile al basso entra Sam Savarese, che così a mia impressione credo sia il figlio del batterista e unico membro fondatore rimasto, Felix.

Detto questo entriamo all’interno di ‘DistillHate‘ al quale ho dedicato molti ascolti nel corso dei mesi passati dal suo arrivo in redazione. L’impressione che mi sono fatto è che gli E.N.D. non si sono affatto fossilizzati sul loro passato e abbiano prodotto un album decisamente variegato.

Intanto la voce di Domecost si è evoluta e si adatta ad ogni canzone con estrema personalità, ad esempio nell’iniziale ‘The Pack‘ a tratti nella parti melodiche mi ricorda Greg Graffin dei Bad Religion, oltretutto nel brano, che presenta diverse trame musicali c’è una certa attitudine punk hardcore che poi sfocia in parti più cadenzate e decisamente pesanti al limite del death con tanto di growl potente. Direi un ottimo ed efficace inizio, dove troneggia anche il basso di Sam, che da’ una propria impronta al suono della band.

Molto più thrash l’approccio di ‘Master Of Consciences‘ il cui andamento prevede poi nel break centrale tratti cupi e oscuri su cui svetta la chitarra di Fabio Di Tullio, autore anche di tutta la parte musicale.

Tomb Of Pleasure‘ ci riporta verso quell’attitudine, vocale e non solo, di punk thrasheggiante e melodico che non mi dispiace affatto. Qualche stacco moderno, basso slappato e la solita parte più meditata e ombrosa. Diciamo che questo continuo cambio di sonorità potrebbe confondere l’ascoltatore più distratto, mentre a mio avviso eleva assai la qualità del combo partenopeo, sul quale non ho mai avuto dubbi nemmeno nei lavori precedenti.

I Get Hurt‘ inizia con un suono imponente, la voce entra in punta di piedi nascosta dietro un riverbero sonoro, poi la cadenza prende ritmo a suon di colpi di batteria e cori ridondanti per proseguire con andatura a tratti veloce a tratti più lenta ma sempre con dovuta calibrazione di potenza.

Arriviamo alla coppia di brani più lunga del lotto, entrambi oltre i sei minuti, ‘The Dark River‘ e ‘Big Bad Wolf/A Black Tale‘ hanno diverse visoni musicali sia pure all’interno di una stessa trama. L’inizio electro dark della prima sfocia poi in un esercizio stilistico strumentale di varia natura fino all’introduzione della voce che torna corrosiva come nelle vecchie produzioni degli E.N.D., qui direi che siamo su tematiche thrash moderne ma a suo modo coinvolgenti. La seconda segue il canovaccio della precedente con più coinvolgimento nei cori, thrash modernizzato muscoloso che a poco oltre metà brano scivola verso una parte narrata che poi tramite il pulsare del basso provoca una deflagrazione controllata ma un po’ confusionaria.

‘E.N.D.-X (Purple Haze)’, è una versione decisamente particolare del classico di Jimi Hendrix, potrei definirla thrash psychedelica, confrontarsi con certi pezzi è decisamente un rischio molto grande, e pur apprezzando il coraggio dei nostri non mi sento di dare la sufficienza a questa versione. Questo però non inficia la prova di questa nuovo album che va a chiudersi con quella che potrei definire una ballad e cioè ‘The Last River‘ struggente e ben articolata che evidenzia le ottime capacità compositive di una band che come dicevo all’inizio è troppo spesso dimenticata, ma che vale molto più di tante altre consacrate non si sa in base a quali meriti.

Un ottimo rientro sulle scene, speriamo solo che adesso non ci tocchi aspettare di nuovo 7 anni.

 

Klaus Petrovic

 

Tracklist:

  1. The Pack
  2. Master Of Consciences
  3. Tomb Of Pleasure
  4. I Get Hurt
  5. The Dark River
  6. Big Bad Wolf / A Black Tale
  7. E.N.D.-X (Purple Haze)
  8. The Last River
  • Anno: 2024
  • Etichetta: Autoprodotto
  • Genere: Thrash Punk Death Hardcore

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