Progetto solista di Giorgio Barroccu (in forze nei Derhead e nei Grieving Sea) gli Ultio arrivano con “Cor” al loro secondo lavoro, dopo l’EP “Fera” del 2019. L’intento del progetto è quello di proporre un black metal oscuro, minaccioso, estremo e privo di complicazioni.
In un certo senso, stando all’impianto compositivo che emerge dalla tracklist, il risultato centra le premesse e le supera abbondantemente.
Con la doppietta iniziale, “Spikes” e “The Grey Inferno”, si inizia a testa bassa con blast beat feroci e uno scream lancinante, a marcare un’aggressione sonora oltranzista. Ma, a dirla tutta, già in “The Grey Inferno” si introducono elementi più marcatamente ipnotici, con un riff a note ricorsivo che prende il sopravvento sulla pura furia, emergendo da un classico rallentamento in low tempo a metà canzone e venendo poi sviluppato in un crescendo della sezione ritmica che rende un senso di alienazione e “intrappolamento” che incarna perfettamente il senso delle lyrics.
Se da una parte vengono proposte come influenze Marduk, Funeral Mist e Gorgoroth, mi appare evidente che l’ispirazione degli Ultio sia ben più personale e profonda. L’artwork in nero e rosso ci mostra un “Sacro Cuore”, che ho inteso come simbolo alchemico più che come riferimento provocatorio al cristianesimo, e le liriche mostrano un approfondimento esistenziale del contrastato rapporto tra individuo e potere (ho colto un riferimento a 1984 di Orwell in “A Thousand Times More”).
Se il black metal più veloce e feroce è incarnato dalla sezione ritmica che, al netto dei canonici rallentamenti “di contrasto”, qui si mantiene sempre serrata (e quando non è il blast beat a dominare, è la doppia cassa a sostenere le aperture in mid tempo), è il lavoro delle chitarre che esprime una costruzione melodica epica ed evocativa, con non vaghe influenze gotiche. La metrica del riffing è sempre drammaticamente rallentata, costruendo suggestioni al limite dell’ambient al di sopra della furia del drumming. A livello di atmosfere, il guitarwork riprende suggestioni dei Cradle Of Filth, degli Old Man’s Child e dei Dimmu Borgir (spogliati di qualsiasi pomposità barocca), a tratti affidandosi ad arpeggi dissonanti e ammalianti (“A Thousand Times More”, “Looking For Eyes”).
A differenza di altre formazioni dedite allo schema blast beat/rallentamenti parossistici, gli Ultio utilizzano con estrema efficacia di arrangiamento queste aperture rallentate, trovando anche soluzioni al limite dell’industrial. Esemplare in questo senso “Looking For Eyes”, che ritrova l’efficacia dei mid tempo dei Samael di “Ceremony Of The Opposites”, lasciando un breve spazio ad una sfuriata in up tempo solo per rendere il passaggio alla sezione finale ultrarallentata ancora più drammatico e coinvolgente. Forse la mia preferita del lotto, se non fosse per la titletrack “Cor” che, pur abbandonandosi ad una furia selvaggia, rappresenta la sintesi “irrisolta” delle due anime degli Ultio, una dedita ad una ferocia belluina, l’altra alla costruzione di trame e arrangiamenti ipnotici e di ampio respiro. Introdotta da una melodia fortemente riverberata, la traccia innesta la piena velocità, riprendendo il tema iniziale dopo averlo trasfigurato con un intenso giro di accordi in strumming, per approdare alla sezione finale che lo trasfigura tra suggestioni folk, e dark wave prima di arrivare ad un arpeggio commentato da due linee soliste in tremolo picking sovrapposte. Efficacissimo l’ingresso della sezione ritmica nel condurre questa sezione, che richiama alla memoria stratificazioni dei migliori In Tormentata Quiete, verso la conclusione di quello che, sia a livello di atmosfere che di lyrics, è un breve ma intenso viaggio di trascendenza spirituale.
Samaang Ruinees
Tracklist:
- Spikes
- The Grey Inferno
- Wretchedness
- A Thousand Times More
- Looking For Eyes
- Cor
- Anno: 2024
- Etichetta: Brucia Records
- Genere: Black Metal
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