Quattro brani per i Geezer, da Kingston, New York e tre per i genovesi Isaak in questo split album pubblicato da Heavy Psych Sounds e palesemente indirizzato agli amanti dello stoner in tutte le sue (limitate) espressioni. È infatti una nicchia dai contorni fin troppo definiti (dal punto di vista sonoro, ma anche in merito a grafiche, abbigliamento e accessori vari) quella in cui si sono buttati fin troppi gruppi con non tante cose da dire, ma con la legittima voglia di suonare un po’ di rock, magari a basso sbattimento. Insomma, a mio avviso fare dello stoner interessante nel 2024 non è facile, ma come vedremo non è impossibile.

Allarme spoiler: gli italiani lo fanno meglio.

Non è mai carino mettere a confronto competitivo due band che condividono una pubblicazione, come se fossero in gara tra loro e non i partecipanti della stessa festa, ma temo proprio che cederò a questa meschinità…

I Geezer, che in quanto statunitensi indossano l’abito dello stoner rock con una naturalezza, un’eleganza ed una autenticità che i gruppi nostrani possono solo tentare di scimmiottare, finiscono ben presto con l’accontentarsi di snadrazzare* nell’autoindulgente piscinetta dell’hard rock psichedelico americano, colma di rassicuranti luoghi comuni, intiepidita e opacizzata dalle troppe frequentazioni. E così i loro quattro brani, per quanto ben confezionati e gradevoli, scivolano via come musica da sottofondo della quale non ricorderemo nulla, se non il solito ritmo ciondolante, quei riff su scale blues che abbiamo sentito fino alla nausea e il simpatico timbro roco e ammaliante del frontman Pat Harrington. Probabilmente per gli appassionati del genere, in cerca di conferme e non di nuove emozioni, queste sono quattro perle, levigate ed iridescenti, senza difetti di fabbricazione, capaci di evocare e mantenere proprio quel mood, quella temperatura e quell’atmosfera di dilatato rilassamento dal gusto vintage che si vuole tornare ad assaggiare ancora e ancora.

Ormai rassegnato alla solita sbobba, approccio con sufficienza i restanti tre pezzi degli Isaak e… vengo spazzato via dall’impatto devastante della batteria di Davide Foccis, il cui impeto trascina ”The Whale” come una locomotiva a vapore! Ma non è solo una questione di energia e convinzione: il brano contiene dei veri riff e melodie e ha quel sacro fuoco della credibilità e dell’urgenza espressiva che dovrebbero essere gli imprescindibili moventi di ogni musicista. Mi sono sentito coinvolto nella loro galoppata, capace anche di momenti più distesi, ma sempre mantenendo la tensione e l’attenzione. Certo, i riferimenti ai primi Baroness sono fin troppo espliciti (anche nella scelta del nome?) ma l’intensità della performance vaporizza ogni mia remora. Sembra che gli Isaak approfittino di questo ep per provare nuovi giocattoli, avventurandosi in tre composizioni molto diverse e per certi versi audaci. Nella cadenzata ma nervosa “Crisis” possiamo sentire Francesco Raimondi inserire anche delle chitarre acustiche, in un break tribale che ricorda certi passaggi soft degli High On Fire, mentre il basso distorto di Gabriele Carta fa da spina dorsale alla seconda metà del brano, che si ingrossa fino ad ospitare la voce di un ospite oltre a quella del titolare Giacomo Boeddu, che per quanto adotti quel derivativo stile vocale da uovo sodo in bocca, in cerca di un tono virile e stentoreo, si salva sempre grazie a interpretazioni sufficientemente appassionate. Ancora echi di Baroness e Mastodon post svolta stoner sulla dinosauresca “Flat Earth”, possente e moderatamente melodica, cangiante, in continua evoluzione verso una rocciosità sempre più massiccia. Finale forse un po’ deludente rispetto alle aspettative, perché uno a forza di mangiare bene poi ci prende gusto…

Fortuna che a me di sport e campanilismo non me ne fotte un cazzo, se no concluderei la recensione con un “USA – Italia: 0 a 3”.

 

* termine dialettale con cui si indica lo stare in acqua schizzando e nuotando sul posto, come un’anatra che si acconcia le penne

Marcello M

 

Tracklist:

  1. Acid Veins (Geezer)
  2. Little Voices (Geezer)
  3. Mercury Rising (Geezer)
  4. Oneirophrenia (Geezer)
  5. The Whale (Isaak)
  6. Crisis (Isaak)
  7. Flat Earth (Isaak)

 

  • Anno: 2024
  • Etichetta: Heavy Psych Sounds
  • Genere: Stoner

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