Questa idea chiamata “Italian Metal Heroes” si dimostra foriera di capoalvori assolutamente dimenticati nelle sabbie del tempo. Sono davvero tante, troppe, le uscite discografiche tricolore passate quasi totalmente inosservate da addetti ai lavori troppo spesso intenti a lodare il grande nome di turno (anche a dispetto di uscite discografiche mediocri), o a seguire la moda musicale del momento. Ecco che per magia nomi e musiche che avrebbero meritato l’onore delle cronache sono rimasti racchiusi in quella nicchia, in quel giro di  appassionati sempre attenti al movimento underground generale e soprattutto tricolore.

I Crudelia sono perfettamente dentro questa situazione: correva l’anno domini 1992 e dall’anno precedente gli occhi dei Sauron musicali erano tutti puntati verso quel Grunge che aveva tirato su un muro, dettato una nuova moda. Un unico genere per ghermirli, e nel buio incatenarli, nella terra della musica, dove l’ombra cupa scende. Questo “Playing With Fire” si piglia in pieno in faccia questa tempesta perfetta: genere sbagliato nell’anno sbagliato. Ma andiamo a riascoltare con gusto questa riedizione molto ricca.

Conosco bene il lavoro in questione, perchè negli anni novanta ne avevo una cassetta copia della copia della copia dove tutto frusciava a bestia ma tanto bastava per sentire ed imparare le canzoni. Se il neurone non mi inganna si trattava di un Demo, molto ben registrato a dire il vero. Il progetto ha la sua espressione più diretta nella strepitosa e mai troppo esaltata voce di Mary Boschi, la quale dopo lo scioglimento dei bravissimi Storm e due demo all’attivo, tira su questi Cudelia. Siamo davanti ad un album di Rock melodico che fosse uscito dall’altra parte dell’oceano si sarebbe gridato al miracolo. Anzi, la buona Mary le cantanti donne del periodo se le mangiava tutte e dopo aver fatto un educato ruttino avrebbe continuato a cantare con quella voce unica che incanta.

Se pensate che stia esagerando ascoltate l’opener “Playing with Fire” che da il titolo al lavoro e poi ne riparliamo. Struttura radio oriented ma assolutamente non banale, musicalmente perfetta. Gli arrangiamenti sono pazzeschi, lei ti rapisce e ha un look e un magnetismo incredibili. Ascoltatevi la parte intorno ai due minuti e cinquanta, con un solo di gusto incredibile mentre le tastiere lavorano a dare quel tocco di FM stelle e strisce.

Se ancora avete quel sorriso da presa in giro in faccia allora lasciate andare avanti alla seguente “Money” per sentire reminiscenze del miglior David Lee Roth di fine ottanta, con quel mood sporco di blues, con i fiati in primo piano e una chitarra che pare strappata dalle mani di uno ispirato Steve Vai e portata qui dentro. Il suono è spaziale, i riff stoppati alla sua maniera, le svisatine a riempire e la voce di Mary che è sempre a livelli paurosi.

Gli altri componenti della band non sono da meno, con il basso che riempie a cannone, sempre presente e pieno, e una batteria variegata e precisa. “Don’t Go” è un trip vissuto su una Corvette nel cuore della notte. Un trip su una strada di Miami, illuminata da lampioni e insegne. Tutto è soffuso, se chiudiamo un attimo gli occhi vedremo le strisce di qualche ricordo passato tornarci in mente, ognuno con le sue battaglie interiori. “Fly Away” mi porta alla mente i Legs Diamond più AoR ed è forse la canzone più easy di tutto il disco.

Dance Dance Girl” è a livelli da mascella a terra, aperta da quella batteria con la cassa in anticipo, un riffone elettrico che lo stoppi e poi lo lasci andare, quel basso voce batteria che non si sente più fare, forse perchè funziona bene solo nelle canzoni davvero belle. Anche qui arriviamo all’assolo e c’è da chiedersi perchè tanta tecnica e buon gusto siano rimasti sotto lo zerbino tutti questi anni. Canzone da strip club, luci rosse e aria carica di aromi come odore di Bourbon e tabacco. “Never Fool Your Heart ” ha un refrain che ci sbatte in faccia i Whitesnake di “1987” in salsa tricolore, una canzone da ascoltare rigorosamente in piedi muovendo una testa che non vuole stare ferma.

Risulta quasi incredibile come un disco del genere sia potuto rimanere nascosto nell’ombra, e “Face To Face” non fa che rafforzare questo concetto. Canzone che parte a mille, con un riff roccioso e melodico che fa da tappeto ad una costruzione matura, in cui la voce principale viaggia accompagnata da cori ben fatti, dove la melodia è sempre presente ma mai invasiva. Un bridge arrogante porta all’ennesimo assolo di livello altissimo, per poi continuare come nulla fosse fino a fine pezzo. Arriviamo così all’ultima canzone in studio del cd, quel capolavoro di “Trail of broken hearts” che tanto sarebbe stata alla grande in un album come “Slip of the Tongue” dei bianchi serpenti capitanati da Coverdale.

Questa ristampa non finisce qui e viene riempita con ben dieci tracce live. La qualità è abbastanza buona e mi hanno lasciato veramente atterrito perchè la resa dei pezzi ascoltati poc’anzi è da pelle d’oca. La voce non molla un colpo, anzi se possibile si esalta ancora di più e anche a livello strumentale il gruppo è monumentale. In definitiva abbiamo tra le mani una vera perla di Hard Rock melodico suonato come poche volte mi è capitato di sentire ed ispirato in ogni sua nota. Non ci sono più scuse adesso, correte ad accaparrarvi questa autentica gemma tutta italiana.

Michele Novarina “Mic DJ”

 

Tracklist:

  1. Playing With Fire
  2. Money
  3. Don’t Go
  4. Fly Away
  5. Dance Dance Girl
  6. Never Fool Your Heart
  7. Face To Face
  8. Trail Of Broken Hearts
  9. Playing With Fire (Live)
  10. Money (Live)
  11. Don’t Go (Live)
  12. Fly Away (Live)
  13. Trail Of Broken Hearts (Live)
  14. Dreaming (Live)
  15. Small Town (Live)
  16. Dance Dance Girl (Live)
  17. Never Fool Your Heart (Live)
  18. Star (Live)
  • Anno: 1990/2024
  • Etichetta: Aua Records
  • Genere: Melodic Hard Rock

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