Occhio ragazzi che questa è musica seria! Ed è anche con un tantino di soggezione ed una punta di invidia che mi approccio a scrivervi di questo album particolare che, da quanto ho capito, costituisce la testimonianza registrata dal vivo presso la sala Verdi del Conservatorio di Milano della “tesi di laurea” di Samuele Boni. In arte Samuel Bonn (ehm…), radunati un manipolo di valorosi giovani musicisti, il nostro all’epoca ventottenne (il concerto risale alla primavera 2022) chitarrista compositore, forte di una carriera parallela di musicista estremo, propone questi tre movimenti di musica strumentale che si prefigge di unire, in una fusione progressiva, Metal e jazz, senza tralasciare accenni classicheggianti. 

E io come posso tentare di descrivere o peggio ancora valutare un materiale così complesso e in massima parte a me sconosciuto? Beh, dato che all’analisi formale ci avranno già pensato i Maestri professori di Samuele, mi limiterò a qualche considerazione da ascoltatore metallaro medio. E, in quanto tale, vi dico subito che di Metal ce n’è proprio pochino! Sì, ok, il palm muting, il tremolo picking, qualche timido accenno di doppia cassa e blast beat, ma parliamo di poche battute qua e là, mentre le strutture, le atmosfere e l’approccio hanno decisamente il sapore di quella roba colta che suonano quelli che hanno studiato. E se di sicuro esisterà tutta una folta schiera di musicisti e gruppi che hanno tessuto intrecci di collegamento tra i generi sopra citati, ammetto di non essere in grado di citarli a proposito. Al massimo, senza sforzarmi troppo, posso dirvi che per alcuni istanti (pochi) vi sembrerà di sentire gli Atheist

Eppure ho apprezzato l’energia di questa esibizione, dalla quale si percepisce chiaramente come i ragazzi si divertano, forti delle competenze apprese in anni di studio serio, qui a dimostrarci che dalla musica si può ottenere molto di più che il solito disco stoner!

La cosa che mi è piaciuta di più è stata la possibilità di seguire la performance con gli spartiti sott’occhio! Mi ha aiutato a capire l’estrema complessità della partitura e dell’orchestrazione (sei musicisti coinvolti), ma anche l’integrazione tra sezioni scritte e aree di improvvisazione, con la immancabile dicitura “on cue” sui passaggi decisivi… Molto bello!

Poi è chiaro, se anche voi come me siete cresciuti cantando i ritornelli dei Judas Priest, questa che sentirete è una mezz’oretta di sbobba jazz dove le melodie senza capo né coda sembrano fatte apposta per farci perdere il filo e disorientare, in attesa del liberatorio applauso finale. I più ganzi di voi potranno pure muovere il ditino in aria fingendo di capire il senso e la direzione dei fraseggi, da vero intenditore.

Insomma, quella musica che, per eccessiva complessità e ricercatezza, scivola rapida in sottofondo a meno che non ci sforziamo di accendere il cervello, imparare a leggere la musica (e non intendo solo leggere lo spartito) e accogliere la complessità come un valore, una ricchezza.

Io un ascolto a questo album ve lo consiglio: sarà un po’ come vedere per la prima volta i disegni di Michelangelo dopo aver passato una vita a disegnare stanghette.

 

Marcello M

 

Tracklist:

  1. I. Even 8Ths/Funk
  2. I. Even 8Ths/Surf
  3. I. Even 8Ths/Maxixe
  • Anno: 2024
  • Genere: Fusion Prog Jazz Metal
  • Etichetta: Luminol Records

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