Una certa tendenza del Death Metal modernizzata e resa più atmosferica e tecnica riesce ad infliggere il suo fascino, ad esempio oltrepassando i limiti del tempo e dello spazio, sicuramente certi esempi illustri dei 90’s aprirono porte sperimentali che niente e nessuno è mai più riuscito (per fortuna) a richiudere.

Seguendo questo solco tracciato irrompono gli Olamot che reduci dal loro precedente ep “Realms” del 2021 lanciano il loro primo album dal nome evocativo di “Path Of Divinity“.

Di un duo si tratta e non un duo qualsiasi, nientepopodimeno che Daniele Boccali dei Fictio Solemnsis e Edoardo Casini che ha collaborato nei Xenofaction e Desource, ma non solo visto che qui sono presenti un sacco di contributi da varie realtà consolidate della scena estrema italiana.

La prima opera era focalizzata a livello concettuale su un personaggio di nome Razel che tenta di allearsi con il Diavolo per raggiungere lo stato di divinità. In questo nuovo capitolo viene narrato il tentativo di fuga di Raziel dall’inferno.

L’immagine di copertina strizza l’occhio alla vecchia scuola con immagini brutalmente oniriche e “a disegno” portandoci in una dimensione atroce, spiegata in nove brani dove brutalità ed atmosfera si fondono in modo singolare.
L’opera si apre con una intro ambient drammaticamente epica e diabolica, veramente ottima, “Everlasting Chains of Darkness” che ci butta in un abisso truculento ma al tempo stesso solenne, unendo tonalità Brutal e parti rallentate che colpiscono la mente senza pietà. Ottima prova strumentale e canora raccapricciante (in senso buono).

Human Cloning Facilities” e “Where the Chaos Reign” ci spaccano la faccia sterzando nuovamente nel Death più canonico ma senza dimenticare inventive molto sperimentali oserei dire nei cambi di tempo confermando una ottima ispirazione e fantasia.
Behold the Highest Throne” invece ci mostra una forte sfumatura, si brutale, ma canalizzando in mille atmosfere che avrebbero potuto far parte dell’album “Symbolic” dei Death spostandosi nuovamente nella più “matematica” (a livello tecnico) “Adrenochrome“.

Soul Harvest” è sicuramente la più ringhiosa del lotto, marciando in un growl incontenibile ed un ritmo marcio e minaccioso portandoci ai toni più imperiosi di “Luciferic Allegiance” e chiudendo con il “progressive death metal” di “All Seeing Eye” che combina una vasta gamma di espressioni, dalla furia cieca a lunghi attimi di giochi di effetti, riverberi ed arpeggi che sembrano venire da un’altra dimensione, il tutto elaborato al dettaglio.

Davvero un ottima seconda prova di questo progetto che sprizza sudore, impegno, passione, voglia di esprimersi e dedizione verso questo stile, magari qualcuno può dire che non è originalissimo ma la personalità si sente in ogni nota portando degnamente avanti il solco di cui parlavo sopra!
Ogni fan del Metal estremo iniettato di tecnica e vena sperimentale deve assolutamente avere questo album e supportare questa band!
Bel lavoro!

Draugar

 

Tracklist:

  1. Eternal Sorrow (Intro)
  2. Everlasting Chains Of Darkness
  3. Human Cloning Facilities
  4. Where Chaos Reigns
  5. Behold the Highest Throne
  6. Adrenochrome
  7. Soul Harvest
  8. Luciferic Allegiance
  9. All Seeing Eye
  • Anno: 2024
  • Etichetta: Lethal Scissor Records
  • Genere: Extreme Metal

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