Per chi, come me, si è immerso adolescente nelle vivificanti acque del metal nella seconda metà degli anni 80, i vinili live sono stati un modo di conoscere l’atmosfera di un concerto ancora prima di parteciparvi di persona. I live ufficiali, i coloratissimi bootleg e infine le mitiche VHS mi hanno introdotto a quel rituale misticamente pagano che catalizza un’energia primordiale e ti fa entrare in risonanza con l’essenza più arcaica e remota del tuo essere.

Questo è il regalo che mi ha fatto l’ascolto di “Gateway To The Abyss”, una vera e propria colata di energia oscura con cui gli Hierophant ci offrono una sulfurea testimonianza live della loro performance all’Hellfest francese (2023), un lotto di sei tracce estratte dalla tracklist del loro full lenght rilasciato da Season Of Mist nel 2022, Death Siege. Definiscono la loro proposta death-black metal ma, a onor del vero di black metal, al netto dell’approccio vocale che esprime una rabbia disperata trasfigurata in una marcata reverberazione, che però ha metrica e timbro tipici del death prima maniera, nella loro proposta di black metal rintraccio alcuni passaggi in strumming di accordi disarmonici e il ricorso alla tecnica del tremolo picking declinata nella costruzione di licks sospesi e dal sapore vagamente industrial (“Devil Incarnate”). Ma la matrice dominante è sicuramente quella di un death metal old school serrato, energico e claustrofobico, che non disdegna l’utilizzo di strutture compositive thrash metal, in particolare per l’utilizzo sapiente di stop and go e poderosi accenti di cassa e crash stoppato ad articolare i (frequenti) cambi del riffing e del drumming. Si sente come l’eredità degli “Slayer” venga amministrata con perizia, sia in termini di atmosfere debitrici dell’oscura epicità di “Hell Awaits”, che per la convulsa urgenza di esecuzione che ha fatto la fortuna di “Reign in Blood” (“In Chaos, In Death”), senza contare i tipici assoli disarticolati e caotici (“Seeds Of Vengeance”).

Un lavoro questo che trasuda anni 90 da tutti i pori, riuscendo ad evocare in una sintesi coesa e non derivativa, tanto i primi Death quanto il groove rallentato e oscuro degli Entombed, quanto la furia iconoclasta dei Napalm Death nella loro forma grind-death, arrivando ad evocare in alcuni frangenti sonorità dei Godflesh.

A dispetto di una produzione che risente dell’acquisizione in sede live, emerge con chiarezza una padronanza ed un’efficacia strumentale di ottimo livello, a servizio di un’attitudine assassina di primordine. Un drumming preciso e letale supporta cronometricamente un riffing di chitarra incalzante e capace di disegnare trame sinistre. Le linee vocali sono selvagge, autorevoli ed evocative e suggellano una performance che rende perfettamente conto dell’anima nera e grondante sangue degli Hierophant.

Grande valore aggiunto è la cura riposta nelle intro ed outro che legano le canzoni tra loro, generando un’immersione totale nell’atmosfera sulfurea che gli Hierophant riescono a generare in sede live.
L’incipit di “Mortem Aeternam” evoca proprio quel momento in cui le luci si spengono e gli occhi si volgono al palco in attesa dell’esplosione di violenza che trasformerà il mosh pit in un girone infernale e serrerà i corpi alle transenne. E i feedback che occupano i finali di canzone in attesa dell’annuncio della successiva ti fanno dimenticare di essere a casa a digitare questa recensione su un portatile e ti ripiombano negli efferati live dei Napalm Death (epoca “Harmony Corruption”).
Di questi tempi è raro trovarsi al cospetto di una forma così “pura e primordiale” di death metal, privo di alcuna inclinazione revivalistica o nostalgica, perfettamente contemporaneo ma scevro dei clichès techno/core/brutal presenti nelle produzioni “moderne” come fossero samples obbligati.
E una tale ferocia e compattezza fotografata in un’esibizione live non fa che confermare il valore di questa formazione che non ha bisogno certo di una produzione levigata e ipercompressa per travolgerci con la propria oscura energia.

Samaang Ruinees

Tracklist:

  1. Mortem Aeternam (Intro)
  2. Seeds of Vengeance
  3. Devil Incarnate
  4. In Chaos, In Death
  5. Death Siege
  6. Nemesis of thy Mortals
  • Anno: 2024
  • Etichetta: Dusktone Records
  • Genere: Death Black

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Autore

  • samaang ruinees

    classe 1970, dopo aver fatto studi musicali classici scopro a 15 anni il metal. a 17 anni il mio primo progetto (incubo - thrashgrind), poi evolutosi in thrash tecnico con gli insania (1989-1997) e infine in death-thrash con insania.11 (2008-attivo). prediligo negli ascolti death e black ma ho avuto trascorsi felici con la dark wave e l'industrial. appassionato di film e narrativa horror, ho all'attivo un romanzo pubblicato e la partecipazione con dei racconti ad un paio di antologie.

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