Di nuovo a Cremona, di nuovo Luppolo in Rock.

Dopo la bella esperienza dell’anno scorso ITALIA DI METALLO non poteva mancare all’edizione 2024, piena di gruppi nostrani (e di grandi nomi internazionali).

Filippo Marroni e la nostra nuova redattrice Francesca ‘Penny’ Faenzi ci raccontano a due voci i tre giorni di musica e divertimento.

Introduzione

Edizione 2023 del Luppolo in Rock; il mio collega Filippo partecipa per la prima volta a quella edizione e mi tiene costantemente aggiornata con video e foto; al suo ritorno condivide con me i vari articoli e post che si susseguono descrivendo l’evento appena concluso con commenti e report assolutamente entusiasmanti.

Di lì a poco la prevendita (a scatola chiusa) per l’edizione 2024.

Lui ovviamente aderisce subito con molto fervore e trepidazione. Io vengo martellata dalla pubblicità dell’edizione 2024 (miracoli dei social) e dell’imminente scadenza dell’offerta del biglietto a prezzo stracciato ‘a scatola chiusa’.

Passa una settimana, non resisto, mi compro il ‘blind ticket’ e cominciano dieci mesi non solo di attesa dell’annuncio delle band, ma soprattutto di minuzioso studio degli artisti che via via vanno a completare il programma.

Amo i concerti e il Marroni (venuto a conoscenza della mia invadente presenza) entra subito in ansia, preoccupato del fatto che mi potessi o meno annoiare, stancare, soffrire il caldo e varie ed eventuali seghe mentali.

Io invece sono gasata. Si parte per Cremona. (Francesca Faenzi)

Venerdì 19 Luglio

Ci sistemiamo in hotel centralissimo, e verso le 16:00 ci avviamo verso il Parco Coline Padane per convalidare i nostri biglietti in pass (braccialetti) che ci permetteranno di entrare liberamente nei seguenti 3 giorni di festival.

Appena varcato il “cancello” mi guardo intorno e la familiarità del luogo è sconcertante, mi sembra di esserci già stata ma soprattutto mi sembra di conoscere la maggior parte delle persone (ho studiato molto bene i report dello scorso anno).

Eseguite le formalità, ci scoliamo la prima meritatissima birra in attesa dell’inizio del primo concerto, le Uttern (io sono qui quasi esclusivamente per ascoltare loro) di cui poi fierissima ho ottenuto una foto assieme.

Il caldo abbastanza invadente ci provoca immemori sudate, ma la cosa che ci ha maggiormente stupito è rendersi conto di essere circondati da loschi individui indossanti i kilt (ma come avranno fatto e non squagliarsi?).

Tra un concerto e l’altro prendiamo fiato e soprattutto una boccata di aria più fresca uscendo dall’area concertistica e ci mettiamo in fila alle casse per la cena e tra un concerto e l’altro in fila agli stand gastronomici. Tutto sommato ce la sbrighiamo egregiamente.

Ma da bravi “furboni” ci promettiamo che l’indomani appena entrati, la prima cosa da fare sarebbe stato il ticket per la cena in modo da evitare la suddetta fila.

I gruppi si susseguono, una pioggia provvidenziale porta a conclusione la serata allietando l’aria di una piacevole frescura. (Francesca Faenzi)

Sotto un sole cocente in perfetto orario salgono sul palco le cinque musiciste delle Uttern, un gruppo di musica sciamanica e pagana autrici di due EP; la loro musica avvolgente, tribale, melodica ma anche incalzante è il perfetto modo di cominciare la giornata più Folk della storia del Luppolo. Il pubblico apprezza e alla fine sono solo applausi quelli che partono dalla platea delle Colonie Padane.

I milanesi Derdian alzano il livello metallico con il loro Power arricchito dalle tipiche orchestrazioni che dal vivo risultano meno solenni che in studio, penalizzando il risultato finale.

Una prova sufficiente ma lontana dai mostri sacri italici del genere (Rhapsody of Fire su tutti).

Piazzati nel terzo slot della giornata ci sono i tunisini Myrath, autori di un metal venato di progressive e tanto oriente che conquistano il Luppolo con il loro carisma, la loro Danzatrice del Ventre (la splendida Anastasia Lihnka) e soprattutto con una tecnica esecutiva impreziosita da un suono perfetto: l’audience gradisce e ‘Born To Survive’, ‘Let It Go’ e ‘Beyond The Stars’ conquistano definitivamente anche gli scettici, i veri vincitori del primo giorno sono loro.

La giornata diventa nuvolosa (tra poco pioverà); il meglio l’abbiamo già visto perché purtroppo né i Saor Patrol, né tantomeno i Folkstone riusciranno a conquistarmi.

I primi sono un gruppo scozzese che esegue musica strumentale. Una cornamusa, una chitarra elettrica e tre percussionisti sono autori di 13 (!) dischi in studio e ci propinano più di un’ora di monotoni riff di chitarra e ripetitive melodie su una base ritmica incessante ma nemmeno tanto varia.

Sui Folkstone nutrivo grandi speranze ma purtroppo da quando hanno intrapreso la svolta quasi cantautorale, ammorbidendo le sonorità più metal degli esordi, mi annoiano tremendamente. Di tutto rispetto la capacità esecutiva e la maestria da mattatori del palco, ma alla fine risulta un po’ tutto troppo debole e ripetitivo. Da ammirare il manipolo di seguaci che sono rimasti sotto il palco anche durante l’acquazzone.

Per fortuna il meglio deve ancora arrivare. (Filippo Marroni)

Sabato 20 Luglio

Mattina dedicata al mercato cittadino e shopping nelle tipiche botteghe cremonesi, pranzo in hotel e riposino pomeridiano per poter affrontate questa seconda e più impegnativa giornata.

Puntualissimi alle 16:30 entriamo nell’area ristoro e ci precipitiamo a fare lo scontrino per la cena, come da piano accuratamente preparato. Birra di rito ed entriamo nell’area concerti a goderci l’inizio della programmazione.

Come ampiamente previsto, la fila alle casse assume livelli inenarrabili e siamo noi fierissimi.

Gli artisti si susseguono con una puntualità impressionante, la gente accorre numerosissima, siamo tantissimi. E qui casca l’asino.

Verso le 20, affamati, ci dirigiamo allo stand che serve le agognate grigliate di carne che avevamo intenzione di gustarci per la cena.

Ecco, tutta la fila di gente che era prima davanti alle casse, ora (ovviamente, e come non abbiamo fatto a prevederlo) è davanti al chioschetto della carne. Non so, se eravamo più disperati per la cena che ovviamente dovremo saltare (non potevamo saltare gli Alestorm) o più delusi nel vedere che il nostro piano era miseramente fallito.

Rientriamo nell’area concerti e ci godiamo (a pancia vuota) il proseguo della serata, guardandoci negli occhi tristemente e facendoci coraggio riprogrammando la scorpacciata di carne per il giorno dopo.

Ma che ce ne fregava in fondo di mangiare quando i Gamma Ray snocciolavano una dopo l’altra le loro migliori canzoni con cui il Marroni si emozionava (piangendo, lo giuro). Spettacolo imperdibile.

Morale della favola, alle 1:00 di notte eravamo in giro nel centro di Cremona in cerca di un pezzo di pizza per placare la fame. (Francesca Faenzi)

E’ la giornata dei Gamma Ray e mai tanta attesa fu ampiamente ripagata, forse oltre ogni aspettativa.

Il caldo è ancora più afoso del giorno precedente ma l’atmosfera è elettrica anche grazie alla folta presenza di metalhead già dal primo pomeriggio: c’è il sold out e la tensione si taglia a fette.

Si parte a bomba con i divertenti e velocissimi Skeletoon ed il loro ‘Nerd/Power Metal”, raggiunti per l’occasione sul palco da Alessandro Conti (Trick or Treat, Twilight Force, etc…) e dal vecchio chitarrista Andrea Kappellari . Di rilievo la maglietta del cantante Tomi Fooler con su scritto ‘Sono qui solo per i Gamma Ray ‘.

Altro momento topico del pomeriggio è l’arrivo sul palco dei Rain, storica band bolognese dai numerosissimi cambi di formazione. Quella che si presenta sul palco del Luppolo ha pubblicato nel 2022 ‘A New Tomorrow‘, album dal quale pescano a piene mani felicemente accompagnati da quattro graziose ballerine di Pole Dance dai tacchi e scolli vertiginosi, che riscuotono un successo clamoroso.

Alle 19,15 si comincia a fare sul serio con la trentennale esperienza dei Brainstorm, autori di una prestazione di alto livello da tutti i punti di vista e che non tardano a conquistare la gremita area concerti con il loro Power potente ma contemporaneamente melodico e di facile assimilazione. Super!

Preso atto che stasera non mangeremo (vedi sopra) le mega paperelle gialle dominano lo stage e ci preannunciano lo show dei ‘True Scottish Pirate Metal’ Alestorm: un’ora e passa di sano divertimento con un Power folk epico e goliardico che, senza rinunciare alla durezza tipicamente metal, fa cantare e ballare tutti; originali e trascinanti sono il gustoso antipasto al momento clou dell’intera manifestazione.

Kay Hansen e i suoi Gamma Ray tornano in Italia con uno show esclusivo: la formazione è rimaneggiata perchè sia Henjo Richter che Michael Ehrè sono assenti per problemi di salute, sostituiti da Kasperi Heikkinen dei Beast In Black e dall’italianissimo Michele Sanna; manca anche Corvin Bahn alle tastiere ma la presenza di Ralf Scheepers compensa ampiamente le defezioni; incredibile la differenza di voce e di carisma con il pur bravo Frank Beck.

Lo spettacolo è epico, un concerto che rimarrà a lungo nella memoria di chi c’era, quasi due ore di canzoni che hanno fatto la storia dell’Heavy Metal, da ‘Lust for Life‘ a ‘Heading for Tomorrow‘, da ‘Rebellion In Dreamland‘ a ‘Somewhere Out In Space‘; durante ‘The Silence‘ e ‘Avalon‘ scorrono brividi e anche qualche lacrima tanta è l’emozione. ‘Heaven Can Wait‘ chiude uno spettacolo irripetibile e pazienza se Kasperi Heikkinen non ha indovinato nemmeno un assolo! (Filippo Marroni)

Domenica 21 Luglio

Dopo una dormita ristoratrice ci alziamo e nonostante l’inesistente voce del Marroni (urla, urla la sera!) ci prepariamo per la salita al Torrazzo circondati da metallari. Chi se lo aspettava!? Prima ci sollazziamo con la cultura e poi con la musica.

Solito pranzo e pronti per l’ultima giornata (ahimè).

Siamo stanchissimi, lo ammetto. Non siamo poi così giovani ma l’entusiasmo non ci manca.

Oggi la gente è totalmente diversa da ieri e dall’altro ieri.

Più estrema e dark, posso dire. Anche se tantissimi sono i bambini che accompagnano i genitori (e questo fa tantissima tenerezza).

Il programma inizia.

Per la cronaca questa volta la cena non salta, ce la siamo meritata l’abbondante e buonissima grigliata di carne!

Alla fine, esausti e felicissimi dell’esperienza vissuta insieme e un po’ tristi (soprattutto io) perchè dobbiamo aspettare un anno intero per poter rivivere tali sensazioni. (Francesca Faenzi)

E’ la giornata degli Uada; nonostante la presenza di Paradise Lost e Amorphis come headliner la mia curiosità è tutta per il gruppo dell’Oregon, autori di un Black Metal melodico molto originale e versatile. Ma andiamo per ordine.

‘Fa caldo ma noi siamo gli Inverno! …siamo qui a portarvi una ventata di aria fresca’.

Parte così l’ultima giornata, con il Metalcore di ‘Stasis‘, l’album di esordio degli Inverno da cui sono tratte tutte le sei canzoni eseguite senza un attimo di respiro: ottima tecnica, ottimi suoni, si parte benissimo nonostante il genere proposto risulti ostico ad un primo impatto; probabilmente gran parte della platea non ama il genere ma nonostante questo i quattro artisti raccolgono un meritato plauso.

Con il loro look ‘total black’, incappucciati fino al mento tanto da non lasciar intravedere il volto, senza dire una parola, gli Uada piombano sul palco come apparsi dal nulla e asfaltano il già numeroso pubblico delle 17. Una magistrale esecuzione di cinque brani che sembrano un unico angosciante, misantropico e malinconico inno. Se ne vanno velocemente, spariscono come fantasmi e lasciano sgomenti. Uno dei momenti più emozionanti del festival. Mi precipito all’angolo del merchandise e dopo due minuti già indosso una loro maglietta, se lo meritano.

La pausa prima dei Primordial, destinata ai viveri, si trasforma in un piacevole incontro con i chitarristi dei Moondogs, gruppo calabrese, che oltre che offrirci una birra ci regalano anche il CD del loro album di esordio ‘…Outside‘. Antonello Sacco e Antonello Talarico sono arrivati per gli godersi gli headliners e ci dilunghiamo in una bella chiacchierata sulla nostra amata musica tanto da perderci completamente il folk/black dei Primordial.

La stanchezza comincia a farsi sentire ma Paradise Lost e Amorphis sono un piatto troppo appetitoso per non essere consumato.

Non c’è il sold out di sabato ma il pubblico è numeroso, anche tenuto conto che a pochi chilometri da qui suonano i Rammstein.

I Paradise Lost ripercorrono con salti temporali avanti ed indietro tutta la loro carriera, fatta di tante anime, da quella gotica, a quella death, da quella heavy a quella doom fino al rock elettronico: ‘One Second‘, ‘Pity The Sadness‘, ‘Hallowed Land‘ fino alla cover dei Bronsky BeatSmall Town Boy‘ ci ricordano quanto vario ed eclettico sia il passato di questa band. Alcuni loro canzoni mi hanno accompagnato in periodi non piacevoli e anche qui l’emozione è tanta. Unici.

Altra birra e pronti al gran finale con un’altra band a suo modo unica; autori di un progressive metal melodico con cantato growl e clean, gli Amorphis abbracciano un pubblico trasversale ed il loro successo parte da una carriera trentennale che è in continua crescita raggiungendo ormai la cima dei programmi dei maggiori festival mondiali.

Tomi Joutsen è il mattatore della scena e con le sue doti canore, ma anche fisiche, ruba il palco ai meno dinamici compagni che dal canto loro eseguono alla perfezione ‘Halo‘, ‘The Smoke‘, la sempre bellissima ‘Sky is Mine‘ fino alle celeberrime ‘My Kantelee‘ e ‘The Bee‘. C’è molto spazio per i dischi più recenti e vengono trascurate tante perle del passato (‘From The Heaven Of My Heart‘ è una di queste) ma l’ovazione che accompagna la fine del concerto testimonia l’alto gradimento. Un finale degno di una memorabile edizione del Luppolo In Rock. (Filippo Marroni)

Tiriamo le somme.

Come già ho avuto modo di dire, a questi eventi ciò che colpisce è l’ordine e la disciplina della gente che ne prende parte (checché se ne dica o se ne pensi).

Le ballerine sul palco fanno sempre la loro porca figura ed effetto.

Vedere gli artisti della prima fascia oraria che con il sole a picco sul viso (e relativa sudata stile bagno turco) sono rimasti tra il pubblico ad applaudire quelli dopo di loro senza bisogno di fare cambio abito (io mi sarei strappata di dosso i vestiti e buttata immediatamente sotto la doccia), mi ha lasciata senza parole, chapeau! (Francesca Faenzi)

Location, organizzazione, prezzi, no token, qualità del cibo e della birra sono i punti di forza di questo festival.

Migliorabile la gestione delle casse.

Ci vediamo l’anno prossimo. (Filippo Marroni)

 

 

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