Nella scena estrema italiana gli Spite Extreme Wing appartengono a quella manciata di formazioni che sono note a prescindere dall’effettiva frequentazione della loro discografia. Leggendarie le modalità di produzione di due loro lavori che vanno a ricercare la propria pasta sonora nelle riverberazioni naturali di edifici quali un forte militare della prima guerra mondiali (“Non dvcor. Dvco”) e una chiese romanico-gotica del XII secolo (“Kosmokrator”). Non meno importante è stato l’utilizzo della lingua italiana per le vocals a supporto di un impianto testuale profondo e scomodo insieme nel suo richiamarsi ad impeti Dannunziani e a ragionamenti Evoliani. Tematiche che unitamente all’innamoramento di stampo futurista per la guerra e alla celebrazione di una, più mitologica che effettiva, tradizione romana e italica sono il substrato tematico del progetto “Black Metal Invitta Armata” cui i nostri hanno aderito, interrompendo il silenzio discografico seguito al loro ultimo capitolo “Vltra” del 2008. Ma lascerei al lettore le riflessioni del caso su un impianto tematico che conduce ad associazioni, forse improprie forse no, a proposte smaccatamente NSBM.
Meglio, senz’altro, porre il focus sulla musica proposta in questo “Momentum”, anche perché la tracklist è quasi esclusivamente strumentale, dandoci modo di comprendere la singolarità di questa formazione.

Il lavoro, stampato su cassetta, è proposto come allegato esclusivo del numero 2 di “Sulphur Fanzine”, e si compone di una raccolta di rarità, demo e reharsal che vuole simbolicamente “chiudere il cerchio discografico” degli Spite Extreme Wing. Un lavoro, dunque, che si rivolge ad estimatori e collezionisti ma che consente, data la natura “antologica” e il materiale ospitato di apprezzare le qualità del substrato strumentale di una formazione la cui fama deve molto al suo ingombrante apparato concettuale. E se l’uso della lingua italiani per il cantato è stato senz’altro, nel contesto storico delle loro prime uscite, elemento di novità, non si fatica a riconoscere che anche sul piano musicale gli Spite Extreme Wing hanno fatto tutt’altro che seguire pedissequamente formule e canoni preconfezionati caratterizzanti la scena BM. Il loro riffing appare sovente vario, ispirato e a tratti inusuale nel suo miscelare atmosfere maligne di stampo black metal ad un piglio hardcore old school. Elementi sicuramente caratterizzanti la traccia d’apertura “Momentum I (Rito Meridiano Vermiglio)”, aperta da uno strumming/tremolo picking chiaramente black metal sostenuto da un s-beat ai limiti del blast beat che presto cede il passo a classiche rasoiate hardcore, con tutto il corredo di mid-tempo, stop and go, rallentamenti e tappeti di doppia cassa e tom. Quasi con piglio filologico il mood hardcore del riffing trasfigura in un approccio speed metal/proto-thrash. Il songwriting, scarno ed essenziale, struttura la composizione in cinque stanze chiudendo con una ripresa della sezione iniziale di stampo black metal. In “Momentum II (Rito Aurorale Verde-Chiaro)” prevale la matrice black metal con un solido riff principale, che combina strumming e tremolo picking a costruire un tema efficacemente ipnotico che viene “lavorato” a due velocità, esponendo prima il tema su un blast serrato e poi dilatando le parti di chitarra mentre il drumming assume velocità parossistiche. Una breve cesura di matrice hardcore prelude alla ripresa di questo gioco di destrutturazione portandoci ad un classico finale da rock’n’roll sudista virato su matrici rumoriste.

A seguire un trittico estratto da “Vltra”, in versione demo. “I” è una scheggia di fast black caratterizzata da un tema melodico in tremolo picking di stampo epico dal sapore bathoriano poggiato su un blast beat furibondo. Di ben altra durata, ci attestiamo oltre gli 8 minuti, è “II” che riprende le atmosfere epiche impreziosendo le ritmiche di chitarra con uno strumming che apre a tratti su guizzi folk sia ritmicamente che melodicamente. Segue una cavalcata in terzinato che offre dapprima un inserto hardcore che ha un vago sapore “ZZ Top” e poi un’apertura rallentata dal sapore epico che con le sue svisate e gli slide di chitarra sposta l’atmosfera da una più canonica ballad folk ad un mood hard rock settantiano.
La sezione ritmica, oltre all’incalzante lavoro di batteria, ben cesellato sui piatti anche nei frangenti più serrati, offre in questa traccia anche un lavoro di working bass molto efficace. Con “III” si conclude il trittico estratto da “Vltra”. Semplificando, ci troviamo davanti ad una sorta di ballad liquida dal carattere (neanche troppo) velatamente hard rock, impreziosita da arpeggi puliti e risposte elettriche arricchite da svisate e contrappunti funk. Interessante quanto puntale il lavoro della sezione ritmica. L’esplosione finale si apre in un blast che sorregge una rilettura in chiave black metal di quanto sviluppato ad inizio traccia. Il riffing si fa decisamente interessante nel suo lavorare in contrappunto sui registri gravi e acuti della sei corde. Il cambio di passo finale riprende atmosfere e mood di “I”, contraendo in un range più cupo il riffing precedente e riportandolo ad un più canonico fast black dal tono epico. Credo sia una delle tracce più interessanti del lotto, con questa sua “destrutturazione inversa” di un tema squisitamente black metal, per quanto intriso di carattere e personalità, che viene riletto secondo sensibilità di universi musicali decisamente distanti. Trattamento che fa parte dell’arrangiamento di molte formazioni ma che qui viene ribaltato in maniera sorprendente.

Altro sapore, vuoi per la produzione decisamente più aspra, vuoi per il riffing, ci viene servito da “Ad Plures Penetrare”. Trattasi della demo di una bonus track destinata all’edizione in vinile di “Vltra” e si presenta come un mid tempo marziale sorretto da un riffing dal sapore punkeggiante e quasi voivodiano fino all’esplosione in up tempo in cui lo stesso riff viene declinato con una frenesia più hardcore, senza però perdere la sua strutturazione schizoide giocata su un botta e risposta tra ritmiche sulle corde gravi e svisate sulle corde alte. Gli Spite Extreme Wing si prendono una dozzina di minuti per sviluppare questa suite abrasiva che, nonostante la semplicità di impianto e l’asprezza del sound riesce a non tediare l’ascoltatore. Curiosamente qui si intrecciano una ossessione per la ripetitività minimalista di certo black metal e il gusto da jam session da formazione hard rock settantiano. Impressione rafforzata dal commento batteristico oltre che da questo sentito gusto per il riff come ossatura portante della canzone. La sensazione di un’attitudine vintage viene esaltata dalla sezione finale, che presenta un retro-doom funereo retto da power chords in slide che evolve in un terzinato che quasi vuol “fare il verso” ai primi “Iron Maiden”. La sfuriata finale in blast racchiude il senso della composizione, anche qui a mostrare una “decostruzione inversa” ancora più estrema di quanto visto nella traccia precedente.

“Somnus Loenis” apre con un dittico di riff, uno strutturato sul botta/risposta tra corde gravi e acute, e uno in tremolo picking che disegna una linea melodica. Interessante come nel primo riff le “punteggiature” acute sembrano preludere allo sviluppo melodico del riff successivo. Come fossero colpi d’arco in un’orchestra a disegnare gli estremi armonici che verranno poi legati dalla linea melodica. La corsa viene interrotta da un riff terzinato che pare una rilettura HC degli “Iron Maiden”. Ridotto l’impeto iniziale, su questo riff si innesta una linea solista melodica che prevede ulteriori sorprese quando la chitarra si intreccia a delle note di sinth. Destabilizzante la sezione successiva che sembra prendere spunto dal thrash metal (se non dal death floridiano) un riffing ricorsivo a note e dallo speed metal l’accostamento di power chords rarefatti su drumming in up tempo. Senza soluzione di continuità questa sezione confluisce nei temi d’apertura a testimoniare una padronanza e una gestione del riffing di livello. Per la cronaca, in questa traccia sono presenti le linee vocali, uno yell rauco e medio grave che sviluppa da basi hardcore un’attitudine lacerata e sofferta assumendo un’aura pienamente black metal senza indulgere in stilemi di maniera.

Con “Il Tempio Ad Est” si apre la sezione “reharsal”. Questa traccia in particolare si distingue per il riff iniziale di estrazione thrash metal (ricorda parecchio un pezzo dei “Death Angel” di “The Ultra Violence”). La mutazione genetica su registri più tipicamente black metal è anche qui fluida e consequenziale. Si conferma il songwriting essenziale visto altrove: sezione di apertura costituita da un trittico di apertura, sezione centrale con introduzione di un nuovo riff, ripresa della sezione iniziale. Si conferma, peraltro, la capacità di gestire queste giustapposizioni con una rigorosa coerenza armonica e un’articolazione della sezione ritmica che rende interessanti anche i riff più “ostinati”.
“Kosmokrator” presenta un’indovinata sintesi tra riffing in strumming di chiara marca BM con un accompagnamento terzinato tipico della NWOBHM. L’accelerazione centrale in blast gioca su un principio inverso, innestando sulla ritmica serrata un giro di accordi heavy metal. Anche qui si fa notare il lavoro puntuale e fantasioso del basso.

Con “Deo Soli Invicto” il motore degli Spite Extreme Wing si mantiene a pieni giri, inanellando su un blast feroce una manciata di riff che disegnano melodie sinistre e arcaiche che sembrano ossesionare i nostri. Puntuale arriva la sezione in low tempo, una sorta di punk-doom. Si riparte con la sezione iniziale, impreziosita dall’introduzione di un nuovo tema in tremolo picking.
“Non Dvcor, Dvco” apre imperiosa con un bel giro si basso su cui si innesta tagliente la chitarra. Nonostante la presenza di qualche riff dalle trame prettamente BM, il tono predominante è quello di un raw punk di stampo “Motorhead”.

La resa sonora di “In Su La vetta” è purtroppo penalizzante ma riescono comunque ad emergere, e a confermarsi, i punti di forza degli Spite Extreme Wing: una sezione ritmica solida e fantasiosa, con le radici solidamente piantate negli anni settanta, a sostenere un riffing che riesce a innestare su un groove di matrice punk-HC delle trame melodiche con un gusto arcaico e pagano ma raramente oscuro. Anche qui l’ampia sezione rallentata è dimostrazione più che di un ostentato minimalismo, del gusto per lo sviluppo del riffing su archi dilatati.
Si chiude con “La Torre Del Silenzio” con la piena conferma di una scrittura del riffing che cerca progressioni aperte e solari e gioca con una destrutturazione interna che lo rende interessante e inusuale. Lo stesso gioco di “ripetizione cangiante” è alla base del songwriting in cui l’ossessività delle ripetizioni è temperata da una costruzione ampia dei singoli elementi.

Da questa massiccia immersione nell’universo strumentale degli Spite Extreme Wing (ricordo che solo “Somnus Leonis” è corredata da vocals in questa release) ne esco con la convinzione che si tratti di una formazione che è riuscita in maniera del tutto personale ad interpretare una certa attitudine di rottura intrinseca al black metal evitandone accuratamente la forma.

 

Samaang Ruinees

 

Tracklist:

  1. Momentum I (Rito Meridiano Vermiglio)
  2. Momentum II (Rito Aurorale Verde-Chiaro)
  3. I (Vltra demo)
  4. II (Vltra demo)
  5. III (Vltra demo)
  6. Ad Plures Penetrare (demo bonus track, Vltra vinyl)
  7. Somnus Leonis (Black Metal Invitta Armata) – con vocals
  8. Il Tempio Ad Est (Rehearsal)
  9. Kosmokrator (Rehearsal)
  10. Deo Soli Invicto (Rehearsal)
  11. Non Dvcor, Dvco (Rehearsal)
  12. In Su La Vetta (Rehearsal)
  13. La Torre Del Silenzio (Rehearsal)
  • Anno: 2024
  • Genere:
  • Etichetta: Masked Dead Records

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Sulphur Fanzine

Autore

  • classe 1970, dopo aver fatto studi musicali classici scopro a 15 anni il metal. a 17 anni il mio primo progetto (incubo - thrashgrind), poi evolutosi in thrash tecnico con gli insania (1989-1997) e infine in death-thrash con insania.11 (2008-attivo). prediligo negli ascolti death e black ma ho avuto trascorsi felici con la dark wave e l'industrial. appassionato di film e narrativa horror, ho all'attivo un romanzo pubblicato e la partecipazione con dei racconti ad un paio di antologie.

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