Non so se nel mondo reale esistano superpoteri tipo quelli che si vedono nei film o nei fumetti, ma so che Valerio De Rosa possiede probabilmente quello dell’immunità all’acido lattico, sostanza prodotta dai muscoli sotto sforzo, che ne rallenta l’uso e può dare quella caratteristica sensazione di dolore. Il nostro, soprattutto a livello delle mani e in particolar modo le dita, sembra totalmente impermeabile a questo secreto naturale e ce lo dimostra senza dubbio alcuno in questo ‘Darkness Falls‘, dove le succitate dita sono in uno stato di moto quasi perpetuo, deliziandoci e tempestandoci di note su note, sweep-picking, scale e arpeggi come se l’unico modo per vincere il male dipendesse dai suoi talentuosi polpastrelli.
Il nostro Valerio è un chitarrista di tutto rispetto – basti citare la sua collaborazione con il duo Ellefson/Soto per farsi un’idea della veridicità dello street cred in ambito metallico del nostro – e in questa occasione si propone e ci propone il succitato disco che è solista nel verso senso della parola: come per il precedente ‘Zeitgeist‘ del 2018 assume quello che più che lo pseudonimo è il nome collettivo di Edward De Rosa e compone, suona tutti gli strumenti (produzione e missaggio sono appannaggio di Valerio Gentile) a parte qualche guest di tutto rispetto (Kyrah Aylin e Luca Basile, voce e violoncello su “Nosferatu” e Anna Maria Ricci voce su “Deceptive Hearts”) . Il bello di tutto ciò è la bontà di questo sforzo: il disco, sia a livello di songwriting, sia a livello di resa sonora (ovviamente senza citare l’esecuzione dei brani, che è cristallina come d’uopo) è assolutamente professionale, flawless, come direbbero gli anglofoni, matura e convincente.
L’incipit è di quelli che ti pettina: i primi due brani, “I Am The Night” e “Awakening”, sono un turbinio di note e di emozioni che solo un guitar hero è in grado di proporre; una corsa a perdifiato che ci porta dall’oscura inquietudine alla luce che porta speranza nel mondo, fatta di tempi veloci, riff pesanti e una sorta di grazia che percorre lo corde della chitarra che ti può travolgere e disorientare. Per sottolineare questa sorta di rinascita il modo dei brani va dal minore della intro e della prima parte del secondo pezzo al modo maggiore che conclude questo dittico.
“Chaos Reigns” prosegue il terremoto emozionale e sonico, un maelstrom di note che ritorna gotico e teatrale, cinematografico e senza requie, un’ode all’apocalisse – ragazzi credetemi quando vi dico che è un’esperienza tipo montagne russe – e dobbiamo attendere l’inizio del brano che fa da spartiacque al disco, “Deceptive Heart”, per avere il primo autentico momento di tranquillità nella chitarra acustica che però è solo un attimo e una folata di vento ci riporta su dove l’aria è più rarefatta e la vena progressiva ritorna potente e prepotente fino alle note finali, dove sussurri e bisbigli, come in un sogno, ci portano via lontano.
“Libido Sanguinis” è un intermezzo che ci parla di quello che presto ci aspetterà, ma prima è il momento di “Nameless City”, la città sembra quella da cui cerca di scappare Jena Plissken; l’intento cinematografico, in questo caso è molto forte e risulta un bell’omaggio alla poetica carpenteriana che si mixa bene con la forza progressiva creata dal nostro rendendo questo, insieme a “Chaos..” (per me) i migliori brani dell’interno lotto.
La Valacchia del XV secolo non era sicuramente un luogo ameno e facile in cui vivere: l’assillo principale era quello di proteggere il Sacro Romano Impero dall’avanzata Ottomana e, per evitare che il cristianesimo soccombesse ai mori, quale persona “migliore” del voivoda Vlad III del casato Draculesti si poteva desiderare? Eroe rumeno, ma uomo crudele e sanguinario, aveva il debole di impalare i propri nemici e nel corso del tempo è assurto a vera e propria figura mitica, protagonista di leggende via via sempre più sanguinarie che hanno infine ispirato al buon vecchio Bram Stoker la figura del vampiro Dracula. Chi, come me, avrà occasione di ammirare il suo unico ritratto presente nel Castello di Ambras a Innsbruck, si potrà rendere conto dell’aura magnetica e inquietante che ammanta il personaggio, la stessa inquietudine che trasuda da ogni nota della suite conclusiva del disco, la lunga e articolata “Nosferatu”, in cui troviamo tutto il lirismo di De Rosa che si sublima in un brano composito nel quale, come a voler chiudere il cerchio iniziato con i primi due brani, si passa dalle tenebre alla luce, impersonata, finalmente, dalla stupenda voce di Kyrah Aylin , novella Mina Harker, che accenna una dolce melodia che ci dice che il mattino è arrivato, il male è stato sconfitto e la pace ritrovata può dare sollievo anche all’anima tormentata e perduta del principe delle tenebre.
Cristian Angelini
Tracklist:
- I Am the Night
- Awakening
- Chaos Reigns
- Deceptive Heart
- Libido Sanguinis
- Nameless City
- Nosferatu
- Anno: 2023
- Etichetta: Autoprodotto
- Genere: Instrumental Progressive Metal
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