All’interno del grande movimento progressive italiano negli anni ’80 si verificò una spaccatura evidente tra chi fu influenzato dall’ondata di nuove band inglesi (‘Marillion‘, ‘IQ‘, ‘Pendragon‘, etc…) e chi invece strizzò l’occhio alla melodia virando sul pop, sulla ricerca del brano da classifica modificandone sostanzialmente anche la struttura musicale con brani più corti e più radiofonici (‘Le Orme‘, ‘Banco del Mutuo Soccorso‘,’ New Trolls‘, etc…). Questa diversità di vedute penalizzò chi intraprese la prima strada, con un mercato italiano profondamente impreparato a cogliere su larga scala le ricorrenti novità che arrivavano dall’estero se non quelle da proporre a Sanremo.
Ma è proprio da una costola di quel nuovo prog di quelli anni che sarebbe nato quel genere contaminato dal metal che avrebbe conquistato tanti metallari di larghe vedute. Il successo di ‘Dream Theater‘ e soci lo conferma.
E proprio al metallaro di larghe vedute non deve sfuggire il remake di un disco che rappresenta al meglio chi in quel famigerato periodo provò a seguire la strada indicata dai maestri inglesi.
I Leviathan debuttarono nel 1988 con ‘Earthquake‘ che oggi ci viene riproposto con il titolo di ‘Earthquake/Redux‘ nella (quasi) sua interezza (l’album contiene tutte le stesse tracce, con l’eccezione di ‘There’s Only Watershade‘ e la bonus track ‘In the Dream of Up We Quake!‘) con una registrazione e produzione completamente rinnovata ed al passo dei tempi.
Al cantante Alex Brunori, il batterista Andrea Moneta ed il tastierista Andrea Amici si sono aggiunti in questa nuova avventura due pezzi da novanta del panorama rock italico come il chitarrista e produttore Fabio Serra ed il bassista Andrea Castelli.
L’album è un fedele, ma non per questo meno affascinante, restauro delle canzoni originali che nulla perdono del carisma di quegli anni, con una produzione che esalta quella che potremmo definire la old-school progressive.
‘The Waterproof Grave‘ apre con l’intento di catturare subito l’ascoltatore con un approccio quasi AOR e una melodia molto diretta ma allo stesso tempo ci porta alle atmosfere di quel periodo.
Molto più delicata è ‘Hellishade Of Avenue‘ con pianoforte e arpeggi di chitarra sugli scudi che ricorda la seconda fase della carriera dei ‘Genesis’, come ‘Only visiting this planet‘ con i suoi continui intervalli e ripartenze vivaci ed imprevedibili.
‘Up We Go!‘ ruota su un riff di chitarra e tastiere hard rock che si accavalla a virtuosismi di tutti gli strumenti compresa la complessa sezione ritmica che lo sostiene: un vero tuffo nel passato.
‘Dream Of The Cocoon‘ è una ballata fusion, con il pianoforte di Andrea Amici, soprattutto il basso di Andrea Castelli in grande evidenza e con un coinvolgente assolo di chitarra di Fabio Serra; è un brano che si discosta leggermente dagli altri ma che risulta probabilmente il migliore come esecuzione e classe.
La title track chiude il disco con una lezione di progressive, dove ritroviamo tutte le caratteristiche di varietà armonica, melodica e stilistica di questo splendido genere.
La voce di Alex Brunori, autore anche della riuscita copertina, è perfetta, drammatica ma suadente nei momenti opportuni e contribuisce in maniera decisiva a decretare la riuscita di questa operazione.
‘Heartquake‘ fu un disco unico per la musica prog italiana di quel periodo e la sua riproposizione ne evidenzia quanto fosse già ‘moderno’ nel 1988.
Forte di questa bella esperienza la band è al lavoro su un nuovo disco che dovrebbe riprendere del vecchio materiale mai pubblicato; ma questi sono pettegolezzi, intanto godiamoci ‘Heartquake/Redux‘.
Filippo Marroni
Tracklist:
- Waterproof Grave
- Hellishade of Heavenue
- Only Visiting this Planet
- Up We Go
- The Dream of the Cocoon
- Heartquake
Links:
- Anno: 2024
- Etichetta: AMS Records
- Genere: Progressive Rock