‘Deorum Manium Iura Sancta Sunto‘: l’epigrafe usata da Ugo Foscolo nei ‘Sepolcri‘ era la frase resa celebre da Cicerone nel ‘De Legibus‘ che intendeva affermare che tutto ciò che concerne i riti, le esequie e la tomba del morto non erano più nella disponibilità degli eredi; in sostanza si incita al rispetto della morte in tutte le sue accezioni, materiali e immateriali.
‘Deorum Manium Iura Sancta Sunto‘ è il titolo dell’album di esordio dei L’Occ Dàl Corùv (in dialetto modenese L’Occhio Del Corvo), pubblicato dalla Nycticorax Productions.
Il disco raccoglie materiale scritto tra il 2004 ed 2010 ed è confezionato assieme ad un ricco libretto di numerose pagine con i testi in dialetto modenese tradotti in inglese; gli argomenti trattati svariano tra temi storici, mitologici, contemporanei e fiabeschi.
L’Occhio del Corvo diventa uno specchio magico e onirico, una sorta di oracolo nel quale l’intero universo si riflette e può essere scrutato, ma soltanto in bianco e nero. Da qui la spiritualità, la storia e l’identità delle terre dell’Emilia, riflesse in una dimensione senza tempo dove si confondono passato, presente e possibili futuri. Il mondo preromano di Celti ed Etrusco-Italici, il mondo romano, il Medioevo, la desolazione moderna ed un futuro distopico si intrecciano inestricabilmente, senza mai ricadere nell’immaginario di una rievocazione storica e di un grottesco ‘metal in costume storico’; viceversa l’approccio de L’Occhio del Corvo potremmo definirlo ‘oltre la musica’ (meta-musicale): testi, fotografie e illustrazioni, contenute negli artwork, fanno parte integrante del progetto e non si limitano ad un mero contorno per la musica. L’approccio è qui inverso: la musica, semmai, è l’accompagnamento ‘operistico’ per immagini e narrazioni.
Il Black Metal è lo strumento usato per trasmetterci tutto questo, il Black Metal dalla produzione analogica sulla scia dei primi lavori dei ‘Bathory‘, ‘Darkthrone‘ e ‘Burzum‘ contaminato da elementi folk, doom e dark, ma anche dalla grande scuola progressive italiana. Coraggiosa l’esperienza di registrare in ambienti che potessero influenzare le loro sonorità come vecchi casolari, stalle in disuso e aree paludose.
Tra i dieci brani che compongono questa ambiziosa opera meritano la citazione l’iniziale ‘Iulianus Imperator‘, dove una ritmata danza tribale da il via ad un feroce Black Metal che si trasforma nella parte centrale in un Thrash incalzante.
‘Guera Eterna‘ è un brano lungo e variegato, tra atmosfere glaciali, blastbeat (e un errore di registrazione con una pausa di mezzo secondo nella parte finale) mentre ‘Padanischer Walzer‘, introdotta da canti gregoriani, è un esempio di Depressive Black Metal.
La furia inquietante di ‘La Tammba Vuda in T al Bosch Antigh‘, si scatena tra mid-tempo e blastbeat con sussurri spettrali e atmosfere horror mentre in ‘Sia Santa La Les dij Mort’ chitarre acustiche e distorte, olifanti e gemiti stordiscono l’ascoltatore con musica da un’altra dimensione.
La band è attualmente composta da Fedrìgh Bèli che oltre alla composizione della musica e dei testi, si occupa di voce, chitarre, tastiere e strumenti vari e da A.G.Greci, polistrumentista.
Scritto e suonato, come già detto, in un lungo lasso di tempo numerose sono state le collaborazioni: Existence 8mm (che ha contribuito anche ad alcuni testi), EinherjarL EternaL, Canaja, Janicot; la registrazione analogica 2004-2010 è stata a cura dei Cosmic Howling Studios I e di Existence8mm, MadMario e Janicot. Matteo Zanforlin ha effettuato il remaster del 2016 che ha portato alla pubblicazione postuma dell’album. mentre Eleonora “Feles” Stella si è occupata di logo e illustrazioni ed infine Gianluca Basciani del layout grafico, mentre Ambra Burroni ha curato le traduzioni dei testi in inglese.
Un lavoro che non va valutato esclusivamente per le dieci canzoni.
Gli aspetti culturali, le intenzioni di rendere attestazione di un mondo in continua evoluzione ma al tempo stesso che si rigenera dal proprio passato, la grande valenza data alle origini della loro terra e infine la coraggiosa scelta di catturare in maniera più genuina possibile la musica rendono ‘Deorum Manium Iura Sancta Sunto‘ una testimonianza unica dell’importanza del contesto artistico di un’opera.
Superandone i canoni stilistici, che poi sono sempre molto soggettivi, resta come dato oggettivo la testimonianza del complesso processo di creazione di una individualità smaccata alla quale spetta solo all’ascoltatore coglierne gli aspetti che più lo interessano.
Affascinante.
Filippo Marroni
Tracklist:
- Iulianus Imperator
- Guèra Etèrna
- Padanischer Walzer
- ‘na Nòt d’Inverän
- Black Metal Berserker
- Il Lupo
- Àl Lôv d l’Inverän
- La Tåmmba Vùda in t àl Bòsch Antìgh
- Sìa Sànta la Lès dìj Mòrt
- Votan l’é Nòsch (bonus track)
- Anno: 2022
- Etichetta: Nycticorax Productions
- Genere: Pagan Black Metal
Links: