Rinato, non poteva avere titolo migliore l’esordio solista di Terence Holler, una delle voci più belle del panorama metal rock italiano e non solo, visto il successo internazionale riscosso nel corso della sua pluridecennale carriera.
Come si sia arrivati al punto di rottura con l’ex band non è cosa che riguarda il sottoscritto, di gossip non mi sono mai interessato e mai lo farò, detto questo se vi aspettavate un disco simile alle precedenti produzioni che vedevano Terence protagonista, siete fuori strada. Costituita la sua band denominata solamente Holler, il nostro ragazzone si cimenta in un hard rock melodico che spesso sfocia in AOR deluxe, elegante e sofisticato che ci riempie le orecchie di passione, gioia e anche tristezza, un disco che rispecchia il personaggio e ne rivela lati profondi della sua vita. Perchè una cosa è certa, Holler o si ama o si odia, specialmente se non se ne conosce il percorso musicale e non solo, ma noi ci occupiamo di musica e quando partono le note di ‘Do You Believe‘ ci immergiamo in quel suono elegante e sofisticato di cui scrivevo prima, un pezzo che potrebbe tranquillamente essere stato scritto dalle migliori band internazionali, con quel flavour ottantiano che ne esalta la produzione, nel suo incedere cadenzato e avvolgente, scelto anche come primo videoclip che potete vedere qui.
Segue ‘I Don’t Want‘ che eleggo a mia preferita di ‘Reborn‘, espressione diretta di storie personali che riguardano l’autore (Terence ha scritto tutti i testi), brano che ha un crescendo musicale intrigante e un ritornello affascinante che si imprime subito nella mente.
Prima di proseguire volevo ricordare tutti gli elementi della band a partire da Matteo Chimenti (tastiere), autore della musica ivi contenuta, Denis Chimenti (chitarre), Leonardo Peruzzi (basso), Alex Gasperini (batteria).
‘Music Is The One‘ descrive il rapporto di amore indiscusso tra l’autore e la musica, manifesto di vita descritto con dovizia di particolari e che si chiude con questa bellissima frase: “Against the tide I am, and don’t know why
Against all odds I live again
All I need is to break away from these chains…
All I need is to break away from these chains..”
Musicalmente un altro pezzo di hard rock deluxe più tirato dei precedenti con un bellissimo solo di Denis.
‘Into Me Forever‘, condotta con maestria dal connubio dei vari strumenti trascina la voce in un viaggio poetico senza fine che ci trasporta in un sogno ad occhi aperti magari in un assolato deserto dell’Arizona. Affrontare la vita rimanendo sempre se stessi, questo il messaggio che recepisco.
Avanti con ‘Those Eyes‘, struggente ballad per un amore complicato, inutile dire che la qualità è alta e chi lo nega è in malafede a mio modesto parere. ‘Falling Apart‘ ci catapulta indietro di 40 anni, un basso pulsante conduce il brano verso lidi poppeggianti, ma inteso come pop di lusso con tratti funk e non quello scadente e maleodorante dei tempi moderni, interessante verificare come la voce si adatti ad ogni genere con capacità indiscutibile.
In ‘Wrong Words‘ l’artista cresciuto a Brooklyn ci racconta di come troppe persone, spesso fallimentari, siano prodighe di consigli verso chi ha avuto successo, la musica torna ad avere quel retrogusto di classic rock e ancora la chitarra disegna mondi lontani pieni di vita e speranza.
Superata metà disco giunge ai nostri padiglioni auricolari ‘Don’t Walk Away‘ con la sua magnificenza strumentale, accompagnata dalla voce melodica e sognante, il tutto ci regala l’ennesima perla del disco.
Se devo trovare un difetto a ‘Reborn‘ forse sono le troppe songs inserite, ben 13, ma è evidente che Terence aveva nel cassetto molte idee inespresse nel corso degli anni e ci ha voluto rendere partecipi di tutto questo. In ogni caso il tutto si fa ascoltare con piacere, senza mai cadere nella noia che, vista la durata, poteva prima o poi prenderci.
In ‘Invisible Man‘ Terence ci racconta di come nella vita la gratitudine verso chi fa del bene è un optional, tutto vissuto in prima persona e cantato magistralmente anche con qualche accenno al suo passato musicale, ennesimo brano personale e in cui in parte mi rivedo, un manifesto di chi è e cosa rappresenta. senza doversi lodare e imbrodare come fanno tanti soloni dell’ambiente musicale italiano.
‘How Long‘ esprime una spiritualità interiore di un uomo sempre alla ricerca del bene, di un romanticismo ormai perso nel tempo ma nel quale bisogna continuare a credere, l’interpretazione è sempre sugli scudi.
Avvicinandoci alla conclusione troviamo ‘Without You‘ in cui l’autore descrive ancora parte della sua vita in modo profondo, scortato da suoni più attuali, mentre ‘Within Me‘ ci riporta al sound ottantiano dei precedenti brani con un ritornello di facile presa.
‘Reborn‘ si chiude con ‘Yulia‘ che è anche il secondo videoclip ufficiale, seconda ballata dell’album, qui le emozioni salgono man mano che la canzone avanza, brividi scorrono sulla pelle, potrebbe essere la storia d’amore di ognuno di noi, un amore finito o forse no… Unica certezza è la qualità estrema della composizione che chiude l’album esaltandolo come dovuto.
Ora dovrei tirare le conclusioni, penso che se siete arrivati alla fine della recensione avrete già capito quanto ‘Reborn‘ mi sia piaciuto, aggiungo che secondo me non era facile dopo una vita passata in una band riuscire a comporre un disco così diverso e lontano dalla zona di comfort nella quale l’artista livornese poteva tranquillamente restare, questo gli fa senza dubbio onore e il livello di questa produzione è davvero eccelso.
Chiudo ricordando che nel corso dell’anno uscirà un docufilm sulla vita dell’artista diretto da Alberto Bogo e intitolato ‘Cosa Mia‘, e che l’ottimo artwork è a cura di Luca “Zeero” Zironi, buon ascolto.
Klaus Petrovic
Tracklist:
- Do You Believe
- I Don’t Want
- Music Is The one
- Into Me Forever
- Those Eyes
- Falling Apart
- Wrong Words
- Don’t Walk Away
- Invisible Man
- How Long
- Without You
- Within Me
- Yulia
- Anno: 2024
- Genere: Hard Rock, AOR
- Etichetta: Scarlet Records
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