Attivi dall’estate 2015, i Damnatio Aeterna giungono al secondo EP dopo un piccolo riassetto della line up originale che vede l’ingresso alla voce di Veronica, capace di esprimersi con efficacia su diversi range vocali passando con autorevolezza da uno scream freddo e sofferente ad un growl profondo e leggermente soffiato, sfruttando anche interessanti inserti in recitato pulito.
Il songwriting asseconda le buone capacità espressive della vocalist prodigandosi in diversi cambi di passo e di atmosfera, mantenendo il mood in un range piuttosto oscuro, capace di evocare un black metal dalle tinte gotiche che si potrebbe assimilare, come gusto e “palette emotiva” a quello dei Cradle of Filth. Non che li ricordino particolarmente, a parte in qualche passaggio (‘Vêtements ondoyants et nacrés‘), ma li accomuna quella capacità di rendere “black metal” delle partiture appartenenti all’heavy metal classico. Il loro approccio infatti raramente tributa certi “clichès strutturali” del black metal a livello di riffing chitarristico o di accompagnamento batteristico. Progressioni di accordi aperti/diminuti glaciali, tremolo picking, blast beat, mid tempo dilatati o skank beat monocordi si affacciano con estrema parsimonia nella proposta dei nostri, e nel caso, sempre filtrati attraverso una lente interpretativa che riesce a colorarli di una peculiare personalità che fa tornare in bocca il sapore di certo occult metal ottantiano di stampo tutto italiano. Come in “Abyssum peccatorum MMXXIII” dove l’ombra degli Opera IX sembra posarsi a dare la propria benedizione su una composizione che anche nei momenti più aggressivi riesce a mantenere un’aura di ancestrale sacralità sabbatica.
Si respira sovente un gusto folk e pagano, felicemente declinato alle nostre latitudini, sovente scevro di qualsiasi pulsione vichinga ma, al contrario, a tratti marcatamente declinato in senso mediterraneo se non medio-orientale (‘Vêtements ondoyants et nacrés‘).

Il songwriting si struttura su un efficace utilizzo dei “crescendo”, un concatenarsi dei temi e del riffing che mira a raggiungere un climax ritmico ed emotivo per poi spezzarlo, creando delle riflessioni atmosferiche che rendono la ripresa verso la cavalcata finale ancora più efficace ed intrigante, sempre caratterizzata da un senso di epicità e malinconico riscatto. Interessanti i ripetuti contributi offerti dalle parti arpeggiate in clean che nell’intro “Polvere e ombra” vengono sviluppate a commento di un controcanto chitarristico in clean che tributa i canti popolari italiani con una melodia in bilico tra i canti partigiani e quella canzone dedicata agli uomini soli di un noto gruppo nostrano. Mentre in “No redemption in Fire” gli arpeggi offrono supporto al recitato di Veronica, in “Vêtements ondoyants et nacrés” pongono le premesse per una sezione mid tempo solenne ed epicissima fatta di chi chitarre enormi e un growl espressivo e lirico.

Troviamo ancora uno sviluppo arpeggiato all’inizio di “Abyssum peccatorum MMXXIII” che viene ripreso e riletto nella sezione centrale, commentato da sinth, a supporto del recitato di Veronica, che ha il sapore delle dichiarazioni rilasciate da una strega adolescente ad un tribunale dell’inquisizione. In chiusura si ripete, rinnovato e ancora interessante, l’utilizzo dell’arpeggio clean e del recitato a costituire l’incipit di “Der ewige Garten”, composizione articolata che raggiunge i 7:48 minuti di durata inanellando una serie di “stanze narrative” che trascinano l’ascoltatore senza mai offrire il fianco alla noia o alla sensazione di “già sentito”. La sezione in chiusura in cui al tema delle chitarre in clean si affianca e poi sostituisce un pianoforte ha il sapore pieno dei temi di chiusura di un film. Di quel genere di film in cui rimani a guardare i titoli di coda scorrere perché non vuoi che l’esperienza si concluda.

Proposta senz’altro intrigante questa dei Damnatio Aeterna che, pur mostrando un songwriting consolidato e modulare, grazie ad un repertorio musicale di riferimento sostanzialmente estraneo ai canoni del metal estremo riesce a risultare vario e intrigante e supportare composizioni la cui durata media si attesta oltre i 6 minuti. Li attendo con curiosità alla prossima uscita per vedere se certe suggestioni di arrangiameno, qui sporadicamente e in piccola misura affidate ai sinth , verranno sviluppate più organicamente.

Samaang Ruinees

Tracklist:

  1. Polvere e ombra (intro)
  2. No Redemption in Fire
  3. Vêtements ondoyants et nacrés
  4. Abyssum peccatorum MMXXIII
  5. Der ewige Garten
  • Anno: 2023
  • Etichetta: Autoprodotto
  • Genere: Black Metal

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Autore

  • classe 1970, dopo aver fatto studi musicali classici scopro a 15 anni il metal. a 17 anni il mio primo progetto (incubo - thrashgrind), poi evolutosi in thrash tecnico con gli insania (1989-1997) e infine in death-thrash con insania.11 (2008-attivo). prediligo negli ascolti death e black ma ho avuto trascorsi felici con la dark wave e l'industrial. appassionato di film e narrativa horror, ho all'attivo un romanzo pubblicato e la partecipazione con dei racconti ad un paio di antologie.

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