E’ un cielo plumbeo quello sotto il quale si muovono le disgraziate creature cantate dai CULTUS SANGUINE, che dopo più di vent’anni tornano ad incidere un full-length di inediti (il precedente The Sum Of All Fears è del 1999) veramente interessante, che fotografa l’ottima forma di una band che né il tempo, né il lungo silenzio discografico è riuscito ad intaccare.

La voce multiforme del cantante Joe Ferghieph ci accompagna in questo tetro viaggio composto da nove lugubri brani di puro dark sound, che mescola perfettamente doom, black, gothic e qualche pennellata di metal kinghiano, non Stephen, ma Diamond (“Facing Vultures Season”“Delusion Grandeur”), in cui la tastiera di Daniele Bovo è il vero sestante che indica la rotta di tutta l’opera.

Ogni brano è intriso di un pessimismo nero e profondo, basti pensare alle funeree campane che si ascoltano all’inizio e alla fine di “An Uncried Funeral”; pessimismo che siamo incapaci di elaborare ed esorcizzare in quanto privi degli strumenti per farlo, essendo semplici esseri umani condannati a vivere una vita vana e vacua.

Veniamo al mondo senza niente e senza niente ce ne andiamo, cenere alla cenere, polvere alla polvere ed è proprio la cenere di cui saremo fatti che affiora dalla title-track “Dust Once Alive”, una Cemetery Polka di waitsiana memoria virata al nero, una Antologia di Spoon River in cui le anime sfortunate (o quel che ne resta) ci parlano di sé con una voce impregnata di vuota disperazione.

L’album tutto (ed in particolare “Gli Uomini Vuoti”) potrebbe essere una perfetta colonna sonora (ma anche una discreta lore) per un ipotetico futuro Dark Souls, celeberrima serie di videogiochi della From Software che hanno fatto della decadente disperazione umana una cifra stilistica. Il brano, giustamente in italiano, è un epica della desolazione, dell’impossibilità (o meglio inutilità) di comunicare, che tanto dentro di noi non c’è niente, solo il vuoto. Sublime.

I lunghi fade out di alcune delle canzoni (Sister Solitude SavesThe Greatest Of Nothing) sono assolutamente funzionali all’economia del disco, capaci di raccontarci, o meglio avvertirci, della lenta, ma inesorabile fine che ci aspetta: è un perfetto narrare del vuoto, non inteso come armonia spirituale capace di farci affrontare l’esistenza, ma come assoluta mancanza di vita e di speranza. Nella finale ‘Days Fall From Life‘, maestosa conclusione del disco, il suono ritorna e rallenta nel ritmo dando l’idea di un cuore che si ferma, di una vita che giunge al suo tremendo capolinea, pura poesia oscura.

Più o meno quarant’anni fa Lucio Dalla e Francesco De Gregori si chiedevano “cosa sarà” di noi, del mondo, di tutto quanto; ecco, i CULTUS SANGUINE si sono posti la stessa domanda e la risposta è il qui presente ‘Dust Once Alive’: un disco filosoficamente forte, anche duro e spietato, se vogliamo, musicalmente ineccepibile; un lungo e dettagliato memento mori in musica. Facciamocene una ragione, con questo disco ci parlano di quel qualcosa che temiamo più o meno tutti alla fine dei nostri giorni e ogni tanto fa bene che qualcuno ce lo ricordi, per mettere in prospettiva tutte le cose e cercare di vivere al meglio e pienamente il presente.

 

Cristian Angelini

 

TrackList

  1. Facing Vultures Season
  2. Dust Once Alive
  3. Sister Solitue Saves
  4. Delusion Grandeur
  5. Forgiving Is Human
  6. The Greatest Of Nothing
  7. An Uncried Funeral
  8. Gli Uomini Vuoti
  9. Days Fall From Life
  • Anno: 2023
  • Genere: Doom Gothic Black Dark Metal
  • Etichetta: BadMoodMan Music

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