Gli Huronian si formano ad inizio 2020 con l’intenzione di riscoprire e reinterpretare le sonorità del Death melodico e del death/black delle origini e, forti di una radicata conoscenza della materia, come si evince dall’ascolto della loro ultima fatica, approdano al primo lavoro sulla lunga distanza (‘As Cold as a Stranger Sunset‘) nell’ottobre 2021 dopo aver rilasciato già nel 2020 una demo consistente di due tracce inedite ed una cover dei Dissection.

Le influenze dichiarate emergono chiaramente anche nella più recente fatica del quintetto, un EP di quattro tracce più intro, affiancandosi a suggestioni che si spingono in avanti ricercando soluzioni technical death e ancora più indietro mutuando soluzioni thrash metal (in particolare nell’utilizzo degli accenti della sezione ritmica a marcare i riff di apertura delle canzoni), e citando il metal più classico per certe soluzioni del riffing e negli impianti delle sezioni solistiche.
La componente old school di riferimento si percepisce soprattutto in termini di struttura compositiva impostata sulla costruzione di sezioni rette da una manciata di riff articolati da una vena ritmica ispirata e dinamica, in cui sezione ritmica e chitarre lavorano di concerto per strutturare, pur nella concisa durata delle composizioni, un continuo gioco di contrappunti, accelerazioni e break rallentati. Le varie sezioni si ripetono, come delle macrostrutture, a costituire una rappresentazione “in tre o cinque atti” (mutuando dal lessico teatrale), sostenendo da un latoo lo sviluppo del cantato e dall’altro l’introduzione di sezioni solistiche dalla costruzione mai banale e, pur sorrette da ottima tecnica, mai fini a sé stesse.

E se le chitarre eccellono, è da portare sugli scudi il gran lavoro della sezione ritmica, il basso pulsante e teso che accompagna il drumming ad articolare le dinamiche delle composizioni.

Si comincia con “The Guild”, una intro dal sapore folk-medievaleggiante impostata su chitarre in clean impegnate a intrecciare fughe arpeggiate su una base di pad atmosferici punteggiati da archi in staccato, preludio programmatico per un assalto sonoro che delle trame chitarristiche fa il proprio fulcro.

Introdotta da un efficace gioco di accenti e rullate a sostenere l’iniziale riff death dal discreto contenuto tecnico, “Torturer’s Creed” si regge su fraseggi che riprendono il gusto epic/pagan/folk dell’intro, sostenuti da rapidi Skank beat proti ad evolvere in blast fulminei ma regolati su bpm non esasperati. La cavalcata epica garantita dai fraseggi ad ampio respiro è intervallata da digressioni in alternate picking in palm muting, solidamente sorrette dalla doppia cassa e dal lavoro sui tom a creare una tensione sospesa, e aperture in arpeggi distorti dal sapore gelido e raffinato. Il lavoro del drumming è puntuale ed articolato nel sorreggere le mutevoli suggestioni offerte dal riffing di chitarra capace di disegnare trame complesse e coinvolgenti ma di immediata lettura.

Con “Over Frozen Heights Pt. 1” aumentano i bpm per un incipit di matrice speed/thrash con un riffing che alterna ritmica in palm muting e power chords a licks a note. Intriganti le accelerazioni in blast commentante dalle chitarre impegnate in fraseggi a note. Secondo uno schema old school consolidato il riff principale continua la sua corsa offrendosi come sostegno per le incursioni soliste vere e proprie. Un cambio di passo è offerto da un inserto ritmico in tapping dal sapore quasi maideniano che prelude ad un rallentamento impostato su power chords e sinistri licks di chitarra, atto ad ospitare un ulteriore sviluppo solistico, decisamente ispirato.

La successiva “Over Frozen Heights Pt. 2” si caratterizza per un più consistente contributo black metal espresso tanto dalle trame affidate agli arpeggi distorti, dal lontano sentore Dimmu Borgir, che dal riffing in tremolo picking. Ottimo anche qui il lavoro del drumming che non si limita a robusti tappeti in doppia cassa, agli S-beat o blast beat, ma si prodiga in efficaci stacchi sui tom e tempi sincopati. Ritornano in gran spolvero gli interventi di chitarra solistica, qui sostenuti da significativi cambi di passo ritmico.

A chiudere le danze troviamo “Blazing Bolt of Hatred”, che si presenta come la “summa compositiva” degli Huronian, combinando in maniera esemplare l’impeto speed/thrash alle atmosfere gelide e sospese garantite dal riffing in tremolo picking e alle epiche fughe pagane a note. A far da cerniera tra le sezioni un paio di rallentamenti che regalano atmosfera e drammaticità e offrono lo spazio necessario agli, ormai consolidati, interventi solistici che anche qui si dimostrano ben costruiti e di gusto.

In conclusione, ci troviamo di fronte ad un lavoro che esprime da un lato una definita chiarezza di intenti e consolidate soluzioni di songwriting e dall’altro una ricerca di freschezza e dinamismo nella strutturazione delle parti strumentali, il tutto teso alla costruzione e gestione delle atmosfere a costruire un assalto più dinamico che efferato, più epico che brutale. A ciò contribuiscono significativamente le liriche, che intessono un viaggio mistico “oscuro” a rimandi Lovecraftiani, declinate da un approccio vocale basato su un growl/yell vagamente soffiato, in bilico tra HC vecchia scuola e black metal. Riferimenti alla “vecchia scuola” che qui sono filtrati da una forte personalità musicale che allontana decisamente gli Huronian da qualsiasi rischio “revivalistico” ma, al contrario, li mette in condizione di offrire un prodotto capace di imporsi in un panorama contemporaneo afflitto dall’adesione a canoni e stereotipi di maniera.

 

 

[samaang ruinees per italiadimetallo]

 

Tracklist:

  1. The Guild
  2. Torturer s Creed
  3. Over Frozen Heights Pt.1
  4. Over Frozen Heights Pt.2
  5. Blazing Bolt of Hatred
  • Anno: 2023
  • Genere: Death Black
  • Etichetta: GruesomeRecords

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