Gli Anuseye sono una grandissima band pugliese che dimostra grandissima attenzione. Spesso, all’interno dell’underground italiano, si possono sentire grandissimi musicisti ma che, forse per mancanza d’ispirazione o per mancanza di visione creativa, si ripetono nelle stesse soluzioni artistiche e tecniche. La band che sto per recensire, questo è il loro terzo disco che s’intitola “Right Place Wrong Time”, ha decisamente qualcosa di speciale. La loro musica non è mai banale ed è ricca di diverse sfumature musicali che vengono amalgamate, sia a livello tecnico/compositivo che nei suoni, in maniera che è difficile sentire negli ultimi tempi. Gli Anuseye possiedono la grandissima capacità di prendere ispirazione dalla migliore musica degli ultimi cinquant’anni e riescono a suonare in maniera tecnica ma regalando melodie di grande intensità. Una capacità molto rara.

Ora veniamo a recensire l’opera in questione. La grandissima carica di “Odessa” è totalmente devastante. I veloci riff di chitarra, con grande piacere ed entusiasmo profumano intensamente dei grandissimi Rush degli anni 90 e accompagnano una grandissima sezione ritmica creando un magnifico tappeto sonoro dove il singer e le tastiere completano l’opera con il loro grandissimo contributo. Il lavoro del basso è magistrale e, attraverso le sue ritmiche pulsanti, crea una grandissima atmosfera che viene riempita con il lavoro di tutta la band. Grandissimo pezzo d’apertura che rimane facilmente in testa. Sia per la qualità musicale che per il lavoro tecnico dei singoli musicisti.

Sagres” è una composizione psichedelica, ma al suo interno, si possono scoprire sfumature musicali; infatti, se gli oscuri riff di chitarra sembrano ispirarsi alla migliore scuola rock psichedelica degli anni 90, le tastiere danno quel magico tocco progressivo che può riportare in mente il grande Richard Wright dei Pink Floyd in versione più attuale. Gli assoli di chitarra sono entusiasmanti, ben composti e riuscitissimi. I nostri ci regalano una song molto variegata e piena di melodie oscure e struggenti. Il post rock di “Churchofchirts” sembra prendere ispirazione dal punk quanto dalla vecchia new wave anni 80; infatti, nei suoi quattro minuti, gli echi dei Joy Division sono ben evidenti.

Agli arpeggi puliti e nostalgici di “Bratislava” seguono quelli maledettamente dark di “Medellin”. Le intense linee vocali sembrano prendere ispirazione dai Maestri Nick Cave e Mark Lanegan così come le melodie sembrano ricalcare gli Alice in Chains piu’ riflessivi, psichedelici e introspettivi. I bellissimi suoni delle chitarre accompagnano un grandissimo lavoro del cantante che, con grande intensità, crea delle melodie degne di feeling e di emozioni oscure. I penetranti riff rimangono stampati in testa così come i riuscitissimi cambi di tempo del drummer che, in tutti i brani del disco, dimostra di avere un grandissimo talento. I cambi di atmosfera, da quelli puliti a quelli elettrici, sono magnifici. Complimenti a tutta la band!

Dopo la buona e martellante ”Vancouver”, la magica “Kyoto”. L’effetto phaser delle chitarre crea bellissimi tappeti sonori psichedelici che permettono al leader di esprimersi con tutte le sue capacità. L’ingresso delle tastiere, negli intermezzi tra le parti piu’ oscure e quelle piu’ rock, è magistrale. La musica dei nostri non può e non deve essere catalogata poiché la grandissima varietà dei singoli brani permette ai nostri di passare da sonorità anni ’70 (Pink Floyd, King Crimson e Rush dei primi anni ’90) passando per il dark rock degli anni ’80 per arrivare al miglior hard rock psichedelico degli anni ’90. Veramente bravi!

I nostri, dopo la riuscitissima e intrigante” “Singapore”, ci regalano una gemma di grandissimo valore: “Stockholm”. All’interno del brano possiamo sentire di tutto e di più; infatti dalle sonorità piu’ anni 80 (Sister of Mercy, The Cure) si passa al miglior alternative rock degli ultimi trent’anni. L’eccezionale lavoro di ogni singolo membro crea una grandissima unione di sonorità che raramente si sente in giro nell’underground. Questa song è un brano che tutti gli amanti del genere ameranno fin dal primo ascolto. Gli echi di Siouxsie and the Banshees sono fantastici e riescono a creare atmosfere quasi cinematografiche e fantascientifiche. Brevissima song strumentale di due minuti ma piena di emozioni ancestrali e spaziali.

A conclusione di questo grandissimo disco la magica e progressiva “Berlin”. Sembra di ascoltare, in alcuni momenti, echi dei lavori di David Bowie con Brian Eno ma i suoni delle chitarre sembrano ricondurre anche ai lavori oscuri dei King Crimson e ai Pink Floyd di ‘The Dark Side of the Moon‘. Il pianoforte iniziale ci trasporta in una dimensione diversa dalla nostra. Una grandissima song strumentale che completa un disco di grandissimo valore e che merita di essere valorizzato e ascoltato intensamente. Complimenti anche alla label Go Down Records per aver pubblicato un disco di rara bellezza.

 

Domenico Stargazer

 

Tracklist:

  1. Odessa
  2. Sagres
  3. Bratislava
  4. Churchofchrist
  5. Medellín
  6. Vancouver
  7. Kyoto
  8. Singapore
  9. Stockholm
  10. Addis Abeba
  11. Santiago
  12. Berlin
  • Anno: 2023
  • Genere:
  • Etichetta: Go Down Records

Links:

Facebook

Bandcamp

Instagram

YouTube

Spotify

Autore