Come i demoni e le creature tremebonde escono dall’addome del malcapitato metallaro protagonista della copertina del presente ‘Born To Rot In Hell’ dei toscani Razgate, così il loro thrash “de panza” viene proprio da lì, senza fronzoli o orpelli inutili, senza troppe elucubrazioni e lì va a picchiare duro, smontando qualsiasi artificioso estetismo. Attenzione però: il sound della band è tuttaltro che scarno e il songwriting è particolarmente ispirato, pur muovendosi nel ristretto campo di un genere affrontato e sviscerato in tutti i modi possibili e immaginabili.

Con le mani, dunque, immerse nel thrash old school dei numi tutelari Slayer, Overkill, Kreator, quello che salta subito all’orecchio e la grande preparazione musicale del quartetto e la giustissima produzione del disco, tagliente come un rasoio.

Il disco, uscito per la Punishment18 come i precedenti due, è una sequela di pezzi implacabili, duri come macigni, che non lasciano respiro fin dalle prime tracce Tyrants Of Depravity” e Cursed Blood”: alla band bastano i pochi secondi della breve introduzione strumentale per ingranare subito e partire a razzo.

“The Holy Grail”, pezzo veramente furibondo, grazie alla prova di tutti, ma in particolar modo dell’ugola cartavetrata di Giacomo Burgassi, mi ha ricordato non senza piacere gli Holy Terror del compianto Keith Deen. La “iuleeenz” prosegue con la successiva title track “Born To Rot” e per trovare il primo vero momento in cui si può riprendere un minimo di respiro è nella introduzione della successiva “The Thing at the Edge of Sanity”, pezzo che omaggia idealmente gli inossidabili Testament, come anche il brevissimo e acidissimo “Interlude“, completamente appannaggio del bassista Niccolò Olivieri , novello Greg Christian di “Urotsukidojiana” memoria.

La pausa però è finità e si riparte subito a suon di blast beat del batterista Iago Bruchi con la annichilente “Fill Up The Grave”, altro grande pezzo spietato e senza freni, che va a braccetto con la seguente “Violence Vengeance Chaos“: dal titolo capirete già che non è una ballad, ma un’altra smitragliata di riff in cui si pedala lesti come al Giro d’Italia e in cui il solismo del chitarrista Francesco Martinelli raggiunge il proprio apice.

Le coordinate sono settate e così anche i tre pezzi finali regalano perle di pura violenza sonora: la fulminea “More I See More I Hate“, uno dei miei pezzi preferiti in assoluto del disco, è un vero e proprio attacco sonico, concentrata e implacabile; “Nailed to the Crossfire” e “Hail to the Fallen” servono solo a confermare l’ottima impressione generale e mi ribadiscono che questo Born.. è assolutamente privo di pezzi filler, ma ognuno ha la sua ragione di essere.

Dischino adatto a questo periodo novembrino plumbeo come la notte: non vi scalderà il cuore con dolci melodie, ma ve lo farà a pezzettini e lo soffierà via con il vento gelido che proviene direttamente dal centro dell’inferno dantesco; quello in cui, prafrasando i nostri, siamo destinati a marcire.

 

Cristian Angelini

 

Tracklist:

  1. Tyrants Of Depravity
  2. Cursed Blood
  3. The Holy Grail
  4. Born To Rot
  5. The Thing At The Edge Of Sanity
  6. Interlude
  7. Fill Up The Grave
  8. Violence Vengeance Chaos
  9. More I See More I Hate
  10. Nailed To The Crossfire
  11. Hail To The Fallen
  • Anno: 2023
  • Genere: Thrash Metal
  • Etichetta:  Punishment18 Records

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