Lord Yshua già da qualche anno si sta costruendo un personale percorso di ricerca folclorica che inserisce i vastissimi temi della religiosità e ritualistica antiche (ad amplissimo raggio temporale e geografico) in un contesto musicale minimale e piuttosto approssimativo fatto di sintetizzatori e percussioni “sciamaniche”.

Questo nuovo “La Ballata di Tommaso” è un viaggio lungo una mezz’oretta, diluito in sei brani strumentali più uno conclusivo che accompagna una narrazione.

Avendo ascoltato qualcosa della precedente produzione, devo dire che la scelta di rinunciare all’utilizzo della voce su così tanta parte del disco non aiuta ad apprezzare e digerire la proposta, spartana e soporifera, del nostro appassionato ricercatore. Non che si tratti di una voce particolarmente affascinante o ammaliatrice, anzi: Lord Yshua sceglie un approccio molto spontaneo e diretto, genuinamente amatoriale. Però proprio questa spiazzante crudezza aiutava (ad esempio su una passata “La via del grano e Diana”) a calarsi nei temi e nelle atmosfere. Qui invece abbiamo solo suoni di sintesi, loop, riverberi, tanta vaghezza e nebulosità, che non mi sento proprio di definire “psichedelica”.

Mah, non saprei… direi che lo storytelling del progetto Dianadea valga più della musica stessa, che a conti fatti è un piatto assai misero: una sequenza di brani molto simili, tutti a base di sintetizzatori, apparentemente privi di una struttura.

Abbiamo un’intro eterea che ci sussurra per tre minuti, seguita da “Biancospino”, una serie di note eteree che fluttuano nel panorama stereofonico a destra e sinistra, vagando in cerca di un senso, tra melodie appena accennate e prive di intento.

Su “Il Cavallo e la Regina” abbiamo qualche elemento ritmico ad arricchire lo scarno paesaggio sonoro, ma si tratta giusto di vetusti loop che odorano di polverose drum machine.

Nonostante i titoli evocativi, nulla all’interno dei brani riesce a suscitare la profondità o l’incanto fiabesco suggeriti e si resta con una sensazione di palpabile delusione, anche perché la copertina lasciava immaginare ben altre emozioni.

Atmosfere sognanti, a volte più ariose, altre più cupe, tra new age, musica da spa e minimalismo elettronico, con un retrogusto vagamente bucolico.

L’ultima composizione propone, come anticipato, oltre alla ormai consueta base strumentale, la narrazione effettiva della ballata di Tommaso e riconosco che, nonostante la registrazione casalinga (o forse proprio per questo?), il nostro incantatore riesce a suggestionare e ci tiene incollati fino alla fine, come ogni racconto fiabesco sa fare.

Più che un lavoro di composizione sembra il frutto di un pomeriggio di improvvisazione alla tastiera, giusto per provare qualche suono. I brani potrebbero aver una durata indefinita, editabile a piacere, dato il loro fluire amorfo e privo di picchi emotivi o narrativi. Musica di sottofondo? Forse di accompagnamento alla recitazione, musica di servizio…

Essendo a mia volta appassionato degli stessi temi antropologici affrontati da Yshua e pur sentendo una certa affinità e simpatia per il progetto non riesco a riconoscergli l’altezza, la profondità e lo spessore necessari per lasciare il segno.

Il disco ha comunque una sua identità e non è privo di una certa capacità di suggestione.

Probabilmente mi mancano gli strumenti culturali per comprendere o apprezzare questa proposta, che decisamente non sazia nessuno dei miei appetiti.

 

Marcello M

 

Tracklist:

  1. Intro
  2. Biancospino
  3. Il cavallo e la regina
  4. Viaggio
  5. Le tre strade
  6. Regina di Elfilandia
  7. La ballata di Tommaso
  • Anno: 2023
  • Genere: Folk Metal
  • Etichetta: Autoprodotto

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