Cosa accade in un punto situato “da qualche parte tra Trieste e Gorizia” quando tre musicisti militanti in formazioni quali Grime, Affliction Vector, Fierce e Dromme, si ritrovano confinati da una pandemia virale?
Succede che danno alla luce (partoriscono all’Oscurità) un lavoro pregno di una visione lucida e di una comprensione profonda dell’essenza primigenia del death metal.
Ben lontani da un approccio “revivalistico” strutturano composizioni che ben tengono conto dei successivi sviluppi del genere, ma ne evitano le derive “involutive”, gli stilemi e i canoni che si fanno “maniera” spostando l’attenzione dalla “sostanza” alla “forma”.
È possibile rintracciare sentori di technical-death, di industrial, di brutal, di doom e di funeral nelle tracce offerte nel loro album omonimo, ma quello su cui si concentrano con estrema efficacia i Claustrum sono le atmosfere. Atmosfere sinistre ed evocative che emergono in qualsiasi declinazione, sia quando i temi chitarristici conducono sezioni rallentate, sia quando il riffing si fa serrato e claustrofobico.
L’apertura dell’Opera è affidata a dei sinth di ispirazione horror settantiana, che rimandano alle ost di Carpenter e Romero, a inquadrare un immaginario ed un sostrato atmosferico in bilico tra fantascienza a tinte fosche e horror. Non a caso nelle note di release, tra le più interessanti che mi siano capitate sottomano e che vado a riportare con profusione perché meritano di non restare sulla mia scrivania, vengono citati E.A. Poe e H.P. Lovecraft tra le fonti di ispirazione. Ma la costruzione di un’atmosfera sinistramente epica va ben oltre il sapiente arrangiamento di sinth offerto in ‘Ecpirosi’.
Valorizzato da una produzione limpida ma dal sapore analogico, il death metal dei Claustrum, infatti, è improntato su un gusto d’altri tempi, intento a tessere trame minacciose con le sue melodie oscure. Lo si nota subito con la successiva ‘Destined to Rot’ in cui un fraseggio di chitarra appoggiata su power chords ferali introduce ad un’aggressione in blast beat a sostegno di un riffing fangoso e oscuro, in cui al sapore dominante di Immolation si affianca un retrogusto Morbid Angel nella reprise. L’alternanza tra sezioni veloci e riprese rallentate dei licks d’apertura struttura la composizione mettendo in evidenza una prerogativa ricorrente degli arrangiamenti dei Claustrum: ai riff ricorsivi che disegnano un ambiente orrorifico e minaccioso viene offerto un tappeto ritmico cangiante che concretizza un groove oscuro e robusto. La sezione conclusiva riparte con un mid tempo dal sapore Napalm Death (era ‘Harmony Corruption‘), con il riffing impreziosito da chirurgiche svisate chitarristiche. La cavalcata finale sembra coniugare le atmosfere di ‘Hell Awaits‘ con quelle più claustrofobiche degli Immolation.
La successiva ‘Zombi Rats’ conferma la formula con una maggiore complessità e ricchezza nello strutturare le sezioni. Si impone all’attenzione il riffing che offre soluzioni che rimandano ai Death da un lato e ai Cannibal Corpse dall’altro.
‘Desire of Death (Nuclear Death)’ è introdotta da sinth che disegnano un coro gregoriano grave su cui si innesta un arpeggio di chitarra in clean punteggiata dal basso robustissimo e vagamente distorto che assume il comando nel tessere la trama di una sezione che mi ha ricordato le atmosfere dei Necrophagia rilette alla luce del sound dei Godflesh. Un growl sofferto si intreccia ad un riflessivo solo di chitarra nel raccontarci l’avvento dell’inverno nucleare.
In un gioco di stratificazioni crescenti il brano si impone con il suo mood apocalittico e dimostra uno dei punti di forza dei Claustrum: quello di saper costruire atmosfere di immediata presa e maledettamente oscure e affascinanti. Del resto, i nostri dichiarano con fierezza di eseguire <<un death-metal inquietante e cripto-aspirante, che preannuncia l’imminente Apocalisse>>.
Segue ‘Hopeless Despair’, introdotta dal più classico degli estratti da film horror, che veste i panni di una composizione di death tecnico, con i suoi fraseggi convulsi e il susseguirsi di brevi sezioni marcate da cambi di tempo a intensificare una tensione e un senso di velocità, anzi di accelerazione, costante. Un approccio compositivo che ho incontrato spesso, con risultati alterni, nelle formazioni dedite ad un brutal-death di stampo moderno, mai però con il gusto old-school del riffing sviluppato dai Claustrum. Accanto alle atmosfere sinistre costruite dai licks ricorsivi, questo è l’altro tratto distintivo e riconoscibile: riprendere il songwriting del death contemporaneo, popolandolo con un riffing ed un’attitudine vecchia scuola.
Introdotta da una sezione che coniuga basso distorto e drumming alla Godflesh mentre la voce in clean si contende lo spazio con dei lamenti di chitarra di chiara matrice slayerana, ‘Awaiting Doom’ coniuga l’interpretazione del doom (appunto) ad un mid tempo di doppia cassa che odora di zolfo e di ‘Hell Awaits‘. Il chorus e la ripartenza in blast rimandano ancora a certe soluzioni dei Napalm Death di metà anni 90. A sostenere l’immancabile sezione sorretta da licks ricorsivi, un andamento in bilico tra funeral doom punteggiato da un basso clamorosamente pesante e controtempi industrial sviluppati dal drumming. ‘Necroptosi’, è l’outro che chiude in perfetta simmetria l’Opera. Su un tappeto di droni si impone una cacofonia di voci. Una bolgia infernale entro cui si muove una frequenza bassa e da cui emerge l’eco di un tema di chitarra. Da applausi la conclusione granulare di rumore rosa.
L’efficacia della proposta dei Claustrum, supportata da un’ottima padronanza strumentale e da un’intenzione vocale sentita ed efficace, risiede sicuramente nella visione dei nostri che già nella scelta del monicker dimostrano un pensiero stratificato e divergente:
<<Il Claustrum è uno spazio chiuso, una recinzione, una prigione. Separazione dal resto del mondo.>>
E se questo rimanda a “l’accidente”, la scintilla, che ha dato l’impulso alla nascita di questa creatura, il suo significato profondo è un altro, come dichiarato nelle note di release:
<< Il claustro, dal Latino claustrum, è una sottile lamina di sostanza grigia che si connette alle regioni corticali e a quelle subcorticali. È considerata la struttura più interconnessa all’interno del telencefalo, che permette di integrare molteplici stimoli corticali, come gli stimoli visivi, acustici e tattili. È anche ritenuta l’area del cervello dove (forse) risiede la coscienza.>>
[samaang ruinees per italiadimetallo]
TrackList
1. Ecpirosi
2. Destined to Rot
3. Zombi Rats
4. Desire of Death (Nuclear Death)
5. Hopeless Despair
6. Awaiting Doom
7. Necroptosi
- Anno: 2023
- Genere: Death Metal
- Etichetta: Unorthodox Emanations / Avantgarde Music
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