Un’intro convenzionalmente sinistra, con lontane grida in sottofondo, rimbombi, crepitii e gocciolii apre il campo a una ventina di minuti di Death Metal blasfemo che si rifà direttamente alla fine degli anni novanta, primi duemila. E fin qui niente di male: tutti amiamo quelle sonorità! I Dechristianized, all’epoca, erano bambini e se da un lato è bello vedere come ragazzi relativamente giovani si cimentino in quest’arte, dall’altro resta una certa sensazione di insoddisfazione, che cercherò ora di argomentare. Questi sei brani credo siano stati registrati come duo da Black Beast e Rotting Bastard (ehm…) rispettivamente alla batteria e chitarra/voce, già qualche anno fa, per poi vedere la luce questa primavera, con la formazione completata dal bassista Ros.
Il riffing è serrato, preciso, rispettoso dei canoni, la batteria è all’altezza delle aspettative e degli standard del genere, il basso sorprendentemente udibile, il growl eccellente e la chitarra solista guizzante, melodica e aggressiva.
L’indubbia genuina ferocia dimostrata dai tre siciliani è purtroppo mitigata in parte dalla produzione chirurgica, secca e pulita, che toglie quell’alone di coesione, caos, mistero e magia che innervano le migliori realizzazioni in questo stile. Anche se va detto che ciò che maggiormente penalizza l’assalto sonoro dei Dechristianized è l’ordinarietà della proposta. Lo so, suona strano scrivere una cosa del genere: non è certo così ordinario suonare con questa velocità, intensità e compattezza! Eppure, siamo sinceri, è tutta roba che abbiamo già sentito da tanto tempo, in versione più viscerale e credibile, con più personalità, impatto e identità. I riff sono tutti “giusti”, “corretti”, anche “belli”, se vogliamo… ma non c’è nulla di memorabile. Questo credo sia grave. Sembra di ascoltare gli Immolation o gli Incantation, spogliati però di tutti quegli elementi atmosferici e caratteristici che ci hanno fatto entrare in un immaginario evocativo e coinvolgente. Resta un esercizio di stile che dimostra ottime capacità, ma che reclama di essere messo al servizio di un qualcosa da dire.
“The Serpent’s Wrath” parte con un riff gustoso, seguito da una serie di altri fraseggi ripetuti quattro volte e poi variati in maniera abbastanza intercambiabile senza che nulla suoni storto. Bello il momento dell’assolo armonizzato e convincente la parte finale del brano, con lo stesso giro riproposto con arrangiamenti diversi.
Anche in “Mothers Of The Seven Sins” la parte più interessante è quella degli assoli, con melodie accattivanti e sinistre. Riffing e composizione ordinari, con elementi ricorrenti e la classica struttura “a panino” che ripropone in coda il giro di apertura.
Uno dei brani più concisi è “Obliteration By The Beast”, dall’approccio maggiormente old school e con un groove notevole fatto di tempi veloci e coinvolgenti. Arriva a conclusione senza aver raggiunto un vero apice emotivo, se si eccettuano le consuete boccate d’aria soliste.
Riprendiamo il respiro sull’introduzione rumoristica di “Malevolence”, una traccia che mi sbilancerei a definire epica e battagliera, persino dotata di una sorta di “ritornello” in cui riconoscere il titolo e identificare il pezzo in mezzo al grandinare di riff (tutti con certificato di omologazione) che ci travolgono durante tutto l’ep.
Pur non avendo nulla da invidiare ai precedenti, il riff a cantilena di “Temple Of Sickness” inizia a perdere mordente, ma per fortuna subito dopo la strofa abbiamo una sezione sincopata che risveglia il nostro interesse e ci permette di godere, sul finale, alcuni dei migliori momenti del disco.
In chiusura abbiamo la scheggia “Evil Sacrifice”, che si fa ricordare per via della velocità e del folle blast beat sul finale, che ci lascia un buon ricordo di un dischetto che fatica a ritagliarsi un proprio spazio, preferendo inserirsi in una nicchia dai contorni già fin troppo definiti.
Marcello M
TrackList
- Diabolical Dimension (Intro)
- The Serpent’s Wrath
- Mother of the Seven Sins
- Obliteration by the Beast
- Malevolence
- Temple of Sickness
- Evil Sacrifice
- Anno: 2023
- Genere: Death Metal
- Etichetta: Autoprodotto
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