“Carneade! Chi era costui!”
Citazione manzoniana d’obbligo ad inizio recensione dato che nel ricevere l’ultima fatica dei DEATH DIES non avevo collegato i puntini. Eppure, avevo da poco letto di loro in “Infernum Metallum”, compendio sul black metal italiano a cura di M. Fontaine e C. Mastrangeli e anche tra le righe dello speciale sugli EVOL pubblicato con il primo numero della neonata “Sulphur Zine”.

Nati nel 1995 da due membri degli EvolDemian De Saba and Samael Von Martin, con l’intenzione di esplorare gli aspetti più aggressivi e seminali del black metal, i DEATH DIES arrivano con “Stregoneria” alla nona release, inclusi spilt, compilation e Live DVD. Scoperti da un moderno don Abbondio (io in questo caso) solo ora. Meglio tardi che mai.

Apre le danze “Argento”, con il suo incipit misterioso dal sapore quasi settantiano nel suo citare l’occult rock, esplode in un up tempo dal riffing stradaiolo che sa tanto di Motorhead, irrobustito da una sezione ritmica speed metal. Spiccano soluzioni dissonanti ed isteriche nella sezione solistica a muovere un’impostazione tardo ottantiana. La chiusura con recitato in latino chiude il cerchio riportando l’atmosfera in ambito più occult.

Segue “Lame”, caratterizzata da un thrash metal di stampo teutonico a supportare uno scream acido e declamatorio che richiama atmosfere e attitudine tipiche della B.M.I.A.

In “Riflessi di sogni” riconosciamo un metal arioso di stampo classico espresso da un bel riffing sospeso ed efficaci licks ricorsivi che non disdegna suggestioni folk. Le vocals sono caratterizzate da uno scream teatrale rabbioso e sdegnato. La sezione solista è decisamente old school, sia in termini di fraseggi che di tecnica esecutiva.

Impero” offre un mid tempo dal sapore punkeggiante che tra irrobustimenti in doppia cassa e aperture di batteria più rarefatta richiamano a tratti i primi Samael, soprattutto dopo l’introduzione di un passaggio in tremolo picking che vuole trascinare l’atmosfera su lidi più black.

All’incipit protogrind di “Abiura L’eterno”, segue una peculiare sezione solistica dal sapore hard rock sostenuta da un riffing di matrice brutal. La sintesi è un black metal veloce fatto di power chords che inanellano una litania ossessiva. La struttura si regge sull’alternanza delle parti veloci, uno skank beat al limite del blast, e rallentamenti evocativi sorretti da doppia cassa.

In “Mystery Forest”, un up tempo deciso sorregge un riffing frammentato tra licks e sospensioni prima di riportarsi nel solco di un proto grind alternato a soluzioni più tipicamente speed metal. La sezione solista supportata da un riffing che coniuga il doom dei Candlemass alle partiture dei Maiden, prelude ad un’apertura dal sapore “mediterraneo”. Uno scream acido e aspro (affascinante per quanto riesca ad essere sgraziato) ci conduce attraverso questo efficace “pastiche” stilistico.

Vento D’Erebo” ci accoglie con un arpeggio delicato sostenuto da efficaci giri di basso e commenti ambient introduce ad un robusto mid tempo marziale e incalzante, reso interessante dai controcanti alti delle chitarre e dall’incedere in battere che rammenta certi episodi della new wave italiana, per poi procedere con un riffing che trasuda hard rock australiano da tutti i pori. La sezione solista, pur denotata da uno shredding di livello, ha un marcato gusto old school.

Falce e Corona” sposta l’offerta su un black metal veloce fatto di skank beat e giri di chitarra serrati che aprono su accordi aperti, alternandosi a breakdown e accelerazioni di stampo proto-brutal per approdare ad un mid tempo commentato da una seconda linea di chitarra dal sapore new-wave. La conclusione è affidata ad una sezione solista appoggiata su un mid tempo andante, con le chitarre dal mood punkeggiante e ossessivo.

L’incipit di “Al Shi’ra” sembra segnare il punto in cui il metal della NWOBHM cominciava a spingersi verso il thrash metal (per capirci: Fistful Of Metal-Anthrax) giocando di contrasto con un mid tempo robusto segnato da interessanti seconde linee di chitarra. Conclusione affidata alla sezione solista.

Sorrow of the Witch“, rifacimento di un brano degli Evol, si presenta con un riffing doom impreziosito da un coro di voci ieratiche e sognanti e più definiti riferimenti all’occult rock. L’aggressività delle tracce precedenti lascia spazio ad un sentimento più atmosferico ben commentato da uno scream evocativo e autorevole che nella sezione finale diventa più disperato e sofferente, supportato anche dalla variazione strumentale che si fa più drammatica e sinistra.

 

Un riffing sostanzialmente old school e un’attitudine “dritta al punto” sembrano essere i cardini di questo lavoro in cui sul piano strumentale si esplorano le correnti che hanno sospinto il metal fuori dal solco della NWOBHM, in una ”forbice stilistica” che abbraccia tanto l’occult metal che riprende e sviluppa le atmosfere doom e dark rock tardo settantiane, quanto lo speed metal e il proto-thrash, inteso anche come frutto di una rilettura punk dell’impeto stradaiolo dei Motorhead. Le strutture compositive sono abbastanza immediate e consolidate, con una particolare inclinazione a chiudere le tracce con i contributi solistici.

A riportare nel solco del black metal le parti strumentali dai riferimenti piuttosto variegati, sia tra una traccia e l’altra che nello sviluppo di ciascuna traccia, è sicuramente lo scream che nelle sue diverse declinazioni, risulta sempre maligno e minaccioso e, appunto, pienamente black metal.

Un lavoro insomma che conferma la passione e la volontà insieme di “tenere il punto” e continuare ad esplorare il genere senza genuflettersi alle mode del momento da parte di musicisti che sono protagonisti della scena ormai da un trentennio.

 

[samaang ruinees per italiadimetallo]

 

TrackList

  1. Argento
  2. Lame
  3. Riflessi di Sogni
  4. Impero
  5. Abiura l’Eterno
  6. Mystery Forest
  7. Vento D’erebo
  8. Falce e Corona
  9. Al Shi’ Ra
  10. Sorrow of the Witch
  • Anno: 2023
  • Etichetta: Time To Kill Records
  • Genere: Black metal

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