Ascoltare un disco dei Nibiru richiede dedizione, impegno e predisposizione ad accogliere un’opera che ti porta in ‘altri’ luoghi, in ‘altre’ atmosfere, in ‘altri’ modi di essere. E’ l’opera più ambiziosa ed estrema della loro carriera; ‘Anamorphosis‘ è il sesto full-lenght dei piemontesi Ardath (Chitarra), L.C. Chertan (Batteria) e Ri (Basso) e cancella in un sol colpo tutti gli schemi musicali e commerciali cui siamo abituati.

Il concetto di canzone non esiste più, il concetto di testi non esiste più, la ricerca di catturare l’attenzione benevola dell’ascoltatore si ribalta in una ossessiva sperimentazione disturbante tanto da sfidare l’ascoltatore stesso a continuare a percorrere un viaggio tra demoni o angeli (fate voi), spiriti, fantasmi, energie cosmiche o semplici eventi atmosferici. 55 minuti e 55 secondi di totale apnea. Arduo persino il tentativo di raccontarne la musica. Il profondo sonno del protagonista lascia spazio a indefiniti rumori, angoscianti proprio perchè non razionalizzabili. Dopo circa 10 minuti compaiono i primi strumenti sotto forma di campane, percussioni e synth: è il prodromo ad un progressive sperimentale ove la batteria la fa da padrone con chitarre e suoni visionari (immaginatevi un pezzo dei Tool portato all’estremo). Incomprensibile e angosciante arriva (al 18′ minuto) la voce parlata di Ardath che sfocia in una nenia percussionistica di 5 minuti priva di qualsiasi interesse musicale tanto da essere il vero limite oltre il quale chi decide di proseguire lo farà conscio di non poter tornare più indietro.

E’ un girone dantesco quello in cui lo sventurato ascoltatore piomba a metà dell’opera, viene voglia di tapparsi le orecchie ma i richiami infernali e il ritmo tribale ipnotizzano a tal punto da non riuscire a distogliere la mente; sei lunghi minuti di rottura totale di stereotipi, abitudini, ipocrisie. Una sinfonica e prolungata serie di suoni di tastiere riportano la calma. ‘Quelli sono i Campi Elisi‘ recita Ardath: significa che siamo morti ma che lo siamo stati da eroi o saggi; una epica e trionfale marcia tribale sembra festeggiare per noi l’ambito traguardo (con le dovute proporzioni potremmo pensare agli Enigma) ma le strazianti e diaboliche di sottofondo ci ricordano che eroi o saggi non meritano nell’aldilà niente di diverso dai codardi o dagli stupidi, siamo tutte anime dannate.

Cacofonie orientali, scampanellii persistenti, distorsioni sonore e sussurri perversi amplificano i nostri malesseri per dieci lunghi minuti di pura follia. Ma il viaggio sta per concludersi e non dobbiamo mollare proprio ora. Improvvisamente rimane solo un distorto e ritmato suono di batteria che sembra accompagnare una lunga processione di demoni che lasciano la scena, un calare di un sipario su un terreno melmoso e incandescente, la fine di una tragedia che sembra non finire mai, una promessa di ritorno alla sofferenza: perfetta colonna sonora ai libri sullo spiritismo di Allan Kardec, per esempio. La liturgia si conclude e torna il sonno profondo dell’incipit. Il nostro protagonista avrà solo sognato?

Un disco che è una lunga cerimonia, pieno di significati e soprattutto di punti interrogativi. Impossibile, ed ingiusto, darne un giudizio sull’esecuzione o sulla produzione. E’ musica non per tutti, che però non ha bisogno di ripetuti passaggi per essere apprezzata; piuttosto ogni volta che la si ascolta provoca reazioni differenti, è un viaggio non verso qualcosa ma dentro di noi, è una miccia che fa esplodere le nostre emozioni che non sempre ci permettono di arrivare in fondo ai fatidici 55 minuti e 55 secondi di ‘Anamorphosis‘.

PS: un ringraziamento particolare va alla Dr.ssa Francesca Faenzi che, completamente all’oscuro su cosa andava ad ascoltare, si è immersa nella musica dei Nibiru con entusiasmo e mi ha fornito spunti e perle di saggezza, aiutandomi non poco nella redazione di questa recensione.

Filippo Marroni

TrackList

  1. Anamorphosis

 

  • Anno: 2023
  • Etichetta: Argonauta Records
  • Genere: Progressive Atmospheric Rock

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