Con una carriera ventennale alle spalle e una miriade di pubblicazioni di LP, Ep, Compilation e Video, gli Anguish Force sono uno dei più prolifici monicker della scena heavy italiana. A pochi mesi da ‘The W8 of The Future‘ tornano con nuova musica e soprattutto, e direi finalmente, con la stessa formazione dopo anni di continui avvicendamenti intorno al mastermind LGD, fondatore e compositore della band bolzanina. ‘Novum Ordinem Vetus Emblem‘ tratta di una potente e spietata loggia massonica e di ciò che le ruota intorno, l’album è autoprodotto ma dalle scarne info arrivate in redazione non possiamo indicarne produttore e luogo di registrazione, ed esce per la Wanikiya Records. Stessa formazione dicevamo, formata da Desmo alla voce, LGD e Luck AZ alle chitarre, Tumbler al basso e Pemmel alla batteria.

 

Gli Anguish Force suonano Heavy Metal ma spaziano, da sempre, su più sottogeneri rendendo la loro proposta duttile ed eclettica, aspetto che può ritorcersi contro quando all’interno di un LP sembra di ascoltare più bands contemporaneamente. Si parte forte con il power di ‘The Ring Of The New Order‘, azzeccatissimo brano di apertura, per virare subito dopo in due mid tempo rockeggianti abbastanza banali come ‘Masonry‘ e la title track che risultano probabilmente l’anello debole della catena metallica del disco. ‘The Tower Of Hunger‘ riporta alta la tensione con la vena speed-thrash che da qui in avanti segnerà gli episodi più memorabili come ‘You Must Die Tonight‘, tanto banale nella sua struttura quanto, ci immaginiamo, sarà efficace in sede live, e ‘Millenian Lies‘ splendida mazzata finale. Attorno a tutto questo c’è spazio per il puro Heavy Metal di ‘Dirty Gold‘, il power di matrice germanica di ‘Tunnel With No Exit‘, la maideniana ‘Russian Wall‘ (una cavalcata studiata per far cantare le folle) e l’Hard Rock di ‘We Don’t Talk In The Pit‘ che definirei un medley di ‘Rock You Like A Hurricane‘ e ‘The Zoo‘ degli Scorpions.

Non a caso mi preme citare alla fine di questa disamina dei singoli brani la strumentale ‘Ship Of Gold‘ che mi offre lo spunto per alcune riflessioni: innanzitutto è indubbiamente il pezzo migliore dell’album andando a solcare orizzonti epici con risultati grandiosi; in secondo luogo il fatto che il pezzo migliore sia una strumentale evidenzia la necessità di lavorare sulle linee vocali di Desmo che più volte appaiono deboli e inadatte al genere. Purtroppo la voce ha un ruolo centrale nel rock arrivando anche a fare da spartiacque tra un genere e l’altro e non possiamo tacere il fatto che con una maggiore resa interpretativa si verificherebbero notevoli progressi. Sono sicuro che in sede live la resa di Desmo sia migliore, non è la prima volta che mi capita di riscontrare cantanti che sono preferibili sul palco che su vinile.

La produzione è ottima, si apprezza il grande lavoro alle ritmiche, le chitarre sfornano assoli pregevoli: ripeto, ma non voglio essere noioso, manca quella uniformità di mood che non amalgama l’intero prodotto. Ma guardando alle produzioni passate questo aspetto è sempre stato una peculiarità degli Anguish Force che, a nostro parere, non permette quel salto qualitativo che ci saremmo immaginati dopo anni di onesta gavetta.

Filippo Marroni

TrackList

  1. The Ring Of The New Order
  2. Masonry
  3. Novus Ordinem Vetus Emblem
  4. The Tower Of Hunger
  5. Ship Of Gold
  6. Dirty Gold
  7. Tunnel With No Exit
  8. Russian Wall
  9. You Must Die Tonight
  10. We Don’t Talk In The Pit
  11. Millenian Lies

 

  • Anno: 2023
  • Etichetta: Wanikija Records
  • Genere: Heavy Metal

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