A causa di una serie di disguidi questo cd degli Zagara si era perso nei meandri della nostra redazione e a distanza di mesi riusciamo a recensirlo. Il gruppo, nato nel 2017, si presenta come fautore di musica che spazia su vari versanti, stoner, elettronica, pop e via dicendo.

L’esordio intitolato ‘Duat’ è così descritto nel preess kit: ” Duat è la parola che gli antichi egizi utilizzavano per l’oltretomba, mondo parallelo a quello terreno, attraverso cui l’anima del defunto viaggiava per arrivare all’ultima prova di pesatura del cuore. Se il suo cuore era in equilibrio con la piuma di Maat, dea della giustizia e dell’armonia, gli era consentito l’accesso ai campi elisi, diversamente veniva divorato da Ammit.

 

Il concept di Duat è la narrazione del parallelismo tra l’oltretomba egizio e la dimensione psico-emotiva dell’essere umano, in ugual modo parallela e invisibile al mondo terreno e costantemente in bilico tra la rigidità della ragione e la caoticità delle emozioni. La storia che viene narrata si svolge in un mondo in cui due poli, Ordine e Caos, applicando la loro forza di attrazione, regolano le leggi naturali. 

Al suo interno il protagonista intraprende un viaggio con l’intento di fuggire dai propri demoni e allontanarsi dal Caos. 

A guidarlo sarà una voce, che lui riterrà sovrannaturale e benevola, ma che scoprirà solo alla fine appartenere a una viaggiatrice partita a sua volta dal polo opposto e ugualmente in fuga dalla propria condizione.

Quello che ho avvertito io all’ascolto è un calderone di suoni che a volte lasciano perplessi, partendo dal fatto che il trio torinese canta in italiano la musica risulta  appunto un po’ troppo variegata, non che sia un male per carità, ma il rischio di disorientare l’ascoltatore c’è tutto. Dopo un paio di brani a mio avviso senza infamia e senza lode, tendenti al pop,  arriva ‘Se Ha Fame‘ condito di chitarre ai limiti del noise e alquanto abrasive, un rock perentorio che riscalda il cuore e l’anima. Vaghi accenni di noise/psichedelico nella breve ‘Apophis‘ ci introducono a ‘Pezzi Di Ossa‘ che spazia verso un progressive moderno condito di accenti psichedelici, il quale sinceramente mi ha convinto molto. Un po’ come ‘Illuminami‘ pop elettronico venato di progressive anche se di difficile collocazione, ben eseguito. Si va avanti con ‘Il Giardino Dei Tarocchi‘ dove questo tourbillon di tematiche sonore continua qui spaziando tra melodia, alternative rock, elettronica, parafarsando il testo della canzone, un mosaico sonoro.

Quel retrogusto progressivi anni 70 risalta anche in ‘Amnesia‘ sia pure in un contesto più moderno, frutto forse di un ancora acerba dote compositiva, quando si alza il muro sonoro si sfocia nello stoner più cupo che poi viene ammorbidito da melodie più poppeggianti poi strappate via dalla scarica noise del robusto finale. Confesso la mia difficoltà a trovare il bandolo della matassa all’interno di ‘Duat‘, e questo potrebbe essere un pregio degli Zagara.

L’elettronica apre ‘Sole e Limo‘ poi sfociante in eteree atmosfere dense di melodie che anche qui nella parte finale vengono spazzate via dalle chitarre noise che ci guidano verso la finale ‘Lago‘, introdotta da un piano che potrebbe preludere a qualcosa di malinconico anche per la voce narrante che poi diventa preda di un incubo che sembra non avere fine.

Un disco decisamente ostico che confesso mi ha messo in difficoltà, in negativo o in positivo non riesco sinceramente a capirlo, di sicuro merita ripetuti ascolti per coglierne l’effettivo potenziale.

 

Gary Stone

 

TrackList

  1. Maat
  2. Quello Che Ha Un Peso
  3. Se Ha Fame
  4. Apophis
  5. Pezzi Di Ossa
  6. Illuminami
  7. Il Giardino Dei Tarocchi
  8. Amnesia
  9. Sole e Limo
  10. Lago
  • Anno: 2022
  • Etichetta: Overdub Recordings CODE 7 Distribution / Plastic Head Megastore / Sounzone.
  • Genere: Stoner Pop Elettronica

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