Leggermente fuorviato da un’intro che sembrava preludere ad un black metal di impronta “Absentia Lunae“, vengo investito da un connubio di death e black che, pur nell’utilizzo di soluzioni stilistiche di entrambe le matrici, riesce a non caratterizzarsi come esponente né dell’una né dell’altra frangia del metal estremo.

Una produzione molto nitida che mette in risalto il riffing di chitarra e un approccio vocale impostato su un growl old school non troppo profondo, doppiato da cori di impronta thrash, fanno pendere l’ascolto su un versante death nonostante le partiture chitarristiche spesso peschino a pieno nel repertorio black con l’utilizzo di tremolo picking, progressioni di accordi in strumming e arpeggi distorti.

Soluzioni che vengono sempre sostenute, e portate “fuori genere” da una seconda voce di chitarra in power chords o ritmiche in palm muting, ricadendo nello stilema “a due voci” del death più classico.

L’impronta data dalla sezione ritmica peraltro spinge su terreni meno tipicamente black anche quando le suggestioni in tal senso sono più marcate: si noti in tal senso il trattamento subìto dai temi e atmosfere black/ambient di “Ephemeral“.

Alcuni episodi, “The Sinister Sedition” ad esempio, rimandano a quel blackened death metal di stampo polacco, più di gusto Hate che Behemoth. Con un retrogusto di Vader per quanto alla quadrata efficacia della proposta.

Di fatto ciò che prevale sull’oscurità che le suggestioni black dovrebbero evocare, è un senso di muscolare epicità.

A tratti mi sembrano i Cataract intenti ad eseguire partiture ispirate dai Septic Flesh: esemplari in tal senso le belle progressioni epiche di “Led by a Scornfull Hand“. Che ai Septic Flesh i nostri rivolgano uno sguardo sembrano confermarlo le partiture orchestrali di “Ab Aeterno” ottima premessa allo sviluppo di gusto sinfonico di “Spoils of Defilment“. Composizione che mantiene nel riffing solide radici non solo death ma thrash metal (prima che il thrash diventasse materia da surfer/skater parafrasando strutture e atmosfere da Beach Boys).

Godete pure in questo senso delle sospensioni epiche garantite dal palm muting terzinato di “Dieu Il Veut!” o dei lick circolari che ricordano quel senso di “arioso orrore” evocato in “The Call of Chtulu” (devo dire di chi?!). Per non parlare dei cori anthemici che si stagliano sul tema a note che conduce una vigorosa cavalcata in doppia cassa.

 

Graziato, come già detto, da una produzione cristallina e robusta che riesce a mantenere un gusto analogico, questo degli Exitium è un lavoro altamente godibile, sorretto da una prestazione strumentale solida ed efficace e condotto da vocals autorevoli, nervose e intimidatorie.

La struttura e l’atmosfera delle composizioni, articolata com’è da frequenti stop and go, rimanda al thrash dei tempi d’oro, nonostante le soluzioni del riffing e della sezione ritmica attingano a piene mani dal repertorio black e death. Ricorrendo con estrema efficacia e perizia anche ai pattern più brutali e tecnici, come in “Hammering the Walls of Grave” dove blast beat devastanti sorreggono scalate chitarristiche degne dei Nile, ma sempre contrapponendoli ad atmosfere di epica sospensione. Frangenti questi in cui peraltro gli Exitium eccellono, basti sentire l’incipit di “Ephemeral” per averne conferma.

 

La qualità e l’impronta personale di questi musicisti è dunque da rintracciare in questo riuscito crossover tra un impianto compositivo e d’atmosfera che rimanda al thrash più strutturato, quello che reclamava il ritorno alle costruzioni più prog e articolate del metal ottantiano, e le soluzioni espressive peculiari del metal estremo.

Il risultato è un qualcosa di nuovo e classico al contempo, che pone gli Exitium al di fuori delle mode del momento, in particolare a qualsiasi inclinazione catchy di matrice POP che affligge anche le frange (apparentemente) più estreme del metal contemporaneo.

Rendendoli interessanti sia per chi, come il sottoscritto, ha ascolti radicati negli anni 80 dello scorso secolo, sia per chi dovesse approcciare il metal con orecchie del tutto vergini.

 

Samaang ruinees per italiadimetallo

 

TrackList

  1. Incomb (Intro)
  2. Rooted in Blackened Soil
  3. Abyss Wolf
  4. Hammering The Walls of Grace
  5. Ephemeral (Instr.)
  6. The Sinister Sedition
  7. Led by a Scornful Hand
  8. Ab Aeterno
  9. Spoils of Defilement
  10. Dieu El Veut!
  • Anno: 2023
  • Etichetta: Time To Kill Records
  • Genere: Black Death Metal

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