Il trio romano Nautha decide di sterzare, in occasione di questo secondo album, verso il cantato in lingua inglese, abbandonando l’italiano e anche gli spigoli e le ruvidità che caratterizzavano il debutto “Tutti i colori del buio” del 2018.

Il nuovo, affascinante “Metempsychosis” si lascia alle spalle buona parte degli elementi stoner per lanciarsi in uno space rock di sapore vintage e vagamente progressive, morbido, soffuso, a volte pigro, ma comunque energico. Anche quando i brani si dilatano, abbandonandosi a lunghe e autoriferite sezioni strumentali, resta percepibile lo schema classico della canzone grazie ai cantati, a volte di ispirazione dark wave, che non dimenticano di dedicare all’ascoltatore qualche melodia di facile presa.

L’iniziale “Heracleion” si prende ben nove minuti per svilupparsi e distendersi, intensificandosi in un crescendo dal riffing quasi serrato verso il settimo minuto per sgonfiarsi sapientemente nel finale. La voce confidenziale e pacata di Antonio Montellanico (anche bassista) vi accompagnerà con fraseggi asciutti ed efficaci.

Se il cantato italiano li faceva scivolare a volte in certo indie squisitamente provinciale di fine anni novanta, questa nuova versione internazionale li veste da bimbi grandi, legittimati ad entrare nelle stanze riservate ai professionisti adulti.

L’intro di “Laguna” non vi sorprenderà per originalità e magari la strofa potrà richiamare ritmicamente il Geddy Lee degli ultimi trent’anni, ma il lavoro di batteria di Giorgio Pinnen mantiene la tensione e aiuta ad arrivare alla fine dei sette minuti e mezzo, nonostante gli stanchi ritornelli, sui quali si trascina anche un’armonia vocale femminile. Atmosfera ipnotica, tempo elastico, ho apprezzato tantissimo come la registrazione non sembri vincolata ad un metronomo, lasciando alle composizioni la possibilità di respirare. Anche i suoni scelti per la produzione restituiscono naturalezza e vitalità, soprattutto alla batteria, ma anche alle variegate chitarre di Pierpaolo Cianca.

 

Kteis” ci fa capire che, i non giovanissimi Nautha, da ragazzi hanno ascoltato il grunge. Al terzo minuto si inserisce un riff trillato che mi aveva fatto quasi sperare in una partenza col blast beat, ma che decide invece di stemperarsi in una più innocua divagazione di chitarra solista che sembra inseguire se stessa, prima di tornare al riffone del ritornello.

Kata Kumbas” mi ha rievocato ricordi delle scuole medie legati all’omonimo gioco di ruolo e solo per questo merita una menzione! È il terzo brano consecutivo lungo sette minuti e mezzo, ma va riconosciuto al trio il grande pregio di essere molto meno soporiferi di quanto ci si potrebbe aspettare. Qui le atmosfere e le melodie ricordano gli Anathema della svolta pop, forse anche per via dell’inserimento della voce femminile. L’insistito del ritornello è incredibilmente in grado di non essere stucchevole e la composizione ellittica, ripetitiva e indolentemente incantatrice riesce a non risultare una palla micidiale grazie al sapiente controllo delle dinamiche che i tre navigati musicisti dimostrano.

 

La title track è un breve interludio pianistico, carino ma niente di più, melodicamente e stilisticamente coerente con quanto ascoltato finora.

Un arpeggio semidistorto apre la più compatta e massiccia “Cerbero”, guidata da un riff ereditato dal recente passato della band, con una strofa dal cantato armonizzato molto più curata e convincente rispetto allo scialbo ritornello. Molto bello invece il passaggio con semplice ed efficacissima rullata in crescendo, che apre la porta al minuto finale.

Un cantato dal piglio quasi epico cavalca la conclusiva “Samat” con traiettorie oblique, guidandone il serpentone senza fretta, fino a parcheggiarlo nel deserto notturno senza grossi scossoni o imprevisti.

I confini stilistici e cromatici dei Nautha sono molto ben definiti e magari anche un pochino stretti o limitati, ma questa credo proprio che si chiami “identità”.

Ecco, non è un party album, ma un disco per l’ascolto del quale è richiesta una certa disposizione, un determinato mood. Per nostalgici, nottambuli, flemmatici, viaggiatori e pensatori vari.

 

Marcello M

 

TrackList

 

 

  1. Heracleion
  2. Laguna
  3. Kteis
  4. Kata Kumbas
  5. Metempsychosis
  6. Cerbero
  7. Samat
  • Anno: 2023
  • Etichetta: ARGONAUTA Records
  • Genere: Space Rock

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