Incipit Tragedia. I reggiani ci chiudono a chiave a doppia mandata nelle loro oscure cantine dove risuonano gli echi in lontananza della umana tragicità, costretta in schiavitù dal tedio quotidiano ed incatenata perennemente in maniera ingannevole nella caverna di platoniana memoria.

Il messaggio portato avanti dalla band è tanto severo quanto tetro: le parole più silenziose sono quelle che portano alla tempesta e solamente i pochi ed i rari che hanno orecchie per questo ruotare impercettibile del mondo attuale, riusciranno a catturare e comprendere il significato profondo dell’eterno ritorno del dilemma dicotomico fra vita e morte, fra il principio Eros, pulsione di vita, ed il giogo distruttivo di Thanatos.

Musicalmente devastanti, chirurgici, quasi asettici, attraverso il terrore suscitato si deve arrivare ad una produzione di edificazione morale e purificazione. Ma durante l’ascolto viene chiesto di fare uno sforzo ulteriore: non soltanto il tragico ha l’effetto deprimente di giungere al terrore ed alla compassione; si ha qui una sorta di allontanamento, di sganciamento tra aspetto tragico e tra un riferimento intimo, soggettivo alla dimensione morale.

La band, come nelle vesti di un Virgilio moderno, ci esorta, ci guida, ci sospinge a compiere ancora alcuni passi per salire su altri gradini, affinchè chi fruisce della tragedia ne sia moralmente degno, sia realmente preparato al tragico. Da qui il passaggio al collegamento stretto fra tragico ed estetico: se l’arte è l’attività, come dire, metafisica della vita, allora essa, l’arte, determina come è lo stato delle cose generalmente inteso in quanto tale. Ebbene l’arte somma è quella tragica e dunque il tragico fa parte in toto dell’essenza stessa della vita produttiva di un artista.

Del tragico, a sua volta, fa parte il terribile, tuttavia non come ciò che suscita terrore nel senso che induce a evitarlo nella fuga verso la rassegnazione, nello struggimento per il nulla; al contrario: il terribile come ciò che viene affermato, e precisamente, formando quasi paradossalmente un ossimoro deduttivo, affermato nella sua immutabile appartenenza al bello. Sono maestri in questo, i The Modern Age Slavery, cioè di evidenziare la presenza assoluta della tragedia soprattutto là dove il terribile viene affermato come l’intima antitesi del bello, che del bello fa parte. La grandezza e l’altezza fanno tutt’uno con la profondità ed il terribile; quanto più originariamente è voluto l’uno, tanto più sicuramente si ottiene l’altro. La grandezza comporta la terribilità. L’affermazione della coappartenenza di questi opposti è conoscenza tragica. Atteggiamento tragico diventa eroico. Sì gli emiliani in questo lunga digressione musicale sono veramente eroici nell’approcciarsi al racconto del dolore, della pesantezza, dei dubbi, della morte e della vita.

 

Leonardo Tomei

 

 

TrackList

  1. Pro Patria Mori
  2. KLLD
  3. Iradiate All The Earth
  4. The Hip
  5. Lilibeth
  6. Overture To Silence
  7. Oxygen
  8. Nytric
  9. Victoria’s Death
  10. The Age Of Great Man
  11. Blind (Korn cover)

 

  • Anno: 2023
  • Etichetta:  FireFlash Records
  • Genere: Extreme metal

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