Gli Extinction esistono dal 1995 grazie alla determinazione del chitarrista e leader Danilo Bonuso che, dopo aver risvegliato la band nel 2014 in seguito alla prematura e quindicennale ibernazione del progetto, continua a voler proporre la propria idea di thrash/death metal, nonostante impedimenti logistici e continui cambi di formazione. Abbandonata da tempo la natia provincia di Lecce, Danilo ha ricollocato il progetto a Torino, proiettandolo così verso un più agevole accesso ai palchi stranieri, frequentati con discreta regolarità.

Cryogenesis” è il terzo album, il secondo con Filippo “Howling Star” Collaro alla voce. Riconfermati anche il poderoso bassista Lorenzo Catolla e il giovane chitarrista Jean Edifizi.

Fin dalla bella copertina, squisitamente vintage e in perfetto equilibrio tra fascino e cattivo gusto, capiamo che i nostri sono legati ad un suono vecchia scuola, anche se fortunatamente non fanno nulla per tentare di imitare o cavalcare stantie ondate nostalgiche. La produzione infatti (affidata ancora una volta a Davide Billia, qui anche batterista) è contemporanea, moderna quanto basta, non troppo artificiosa e conferisce al disco un’atmosfera piacevolmente scura e, in certo senso, morbida, rassicurante, priva di elementi acidi o stridenti.

L’opener “Doors Of Perception” parte con un trascinante riff a elicottero, mentre la strofa ricorda un po’ la cantilena di “Roots” (Sepultura) e riff e armonie di quinta richiamano i vecchi Death, tanto che leggendo in tracklist una “Empty Words” ho immaginato fosse un tributo al brano di Chuck.

La composizione mantiene un’orecchiabilità e relativa semplicità che le permette una rapida assimilazione: infatti la troviamo anche in versione videoclip.

Formula analoga, anche se meno efficace, per la successiva “Demon Of The Fall” che, nonostante un ritornello che sembra un out-take di Leprosy, non impressiona granché, forse anche per la scarsa incisività delle linee vocali. Carino il riff finale.

Va detto che Howling Star si prodiga in svariati registri e ce la mette davvero tutta per rendere interessante la propria performance: dal growl grave e cavernoso (forse quello che gli riesce meglio) a rantoli gorgoglianti da gastrite, senza disdegnare il ringhiato acuto e un semicantato roco e aggressivo, utilizzato (purtroppo…) per la maggior parte del tempo. Come ad esempio sulla thrasheggiante “Satanic Ritual Abuse”, i cui riff interessanti sono ricalcati dalla voce monocorde senza coinvolgerci o convincerci granché.

 

Ci tengo però a segnalare la genuinità degli assoli di chitarra deliziosamente retrò, che rievocano nelle orecchie gli amati dischi thrash e death ascoltati durante l’adolescenza e la gioventù e che possono essere suonati solo da chi, come evidentemente Danilo, quel periodo l’ha vissuto in tempo reale sulla propria pelle.

Facing The Beast” sembra cercare il riscatto del cantante, che si impegna cambiando stile vocale tra strofe e ritornelli in una bella cavalcata veloce punteggiata di pattern ritmici di presa immediata e suggestivi momenti strumentali. Strumentale e suggestiva è anche la breve “Synthesis”, un brano che promette bene grazie ad un crescendo ben orchestrato per poi partire a piena potenza e fermarsi quasi subito, senza essere arrivato da nessuna parte.

La title track é soltanto un intro ambient di quaranta secondi, preludio a “Eternal Life”, che sviluppa il tema della conservazione in ghiaccio della vita e dell’intelligenza artificiale. Tutto questo mentre i Death di Spiritual Healing tornano a fare capolino in mezzo ad un brano serrato, dall’ossatura thrash e dal ritornello gracchiato e stonacchiato.

Bel riff di apertura per “Obsession”, anche se sa un poco di già sentito… ma mai quanto la sezione successiva, che sembra direttamente “ispirata” da ”New Eyes Of Old” dei Testament di Demonic. Ritornello in doppia cassa accattivante: alla fine, nonostante il plagio, è forse uno dei pezzi meglio riusciti.

Invece la palma di peggior brano la vince “The Woman Strangler“ e non certo per il suo bell’andamento cupo e paludoso: il testo sembra recitato leggendo una pagina di Wikipedia che descrive le gesta del maniaco di turno in una maniera talmente pedissequa e grottesca da strappare un sorriso. Inoltre l’esecuzione sembra avere il freno a mano tirato anche quando parte con ritmo sostenuto ed è un peccato, perché con un po’ di coinvolgimento emotivo in più sarebbe uscita una buona canzone. E no, la risatona finta e le grida della povera donna disperata non aiutano per niente, anzi, mi fanno correre ad abbassare il volume per non far preoccupare i vicini…

La già citata conclusiva “Empty Words” si rivela invece essere una composizione originale degli Extinction, che conferma grazie al ritornello stop’n’go e una manciata di riff ben assortiti il buon mestiere della band.

Disco che ho apprezzato più per l’atmosfera e l’effetto nostalgia che per l’effettiva qualità delle composizioni e delle performance complessive.

 

Marcello M

 

 

TrackList

  1. Doors of Perception
  2. Demon Of The Fall
  3. Satanic Ritual Abuse
  4. Facing The Beast
  5. Synthesis
  6. Cryogenesis
  7. Eternal Life
  8. Obsession
  9. The Woman Strangler
  10. Empty Words

 

  • Anno: 2023
  • Etichetta: Punishment 18
  • Genere: Thrash/Death metal

Links:

Sito Ufficiale

Bandcamp

YouTube

Instagram

ReverbNation

 

Autore