Ricordo di aver visto i Cadeveric Crematorium nel 2006 a Wacken e il pensiero che siano già passati diciassette anni mi destabilizza un poco… Probabilmente anche per questi cinque bresciani il tempo è passato troppo in fretta, dato che il loro nuovo ”Zombology” ci grida forte e chiaro che hanno ancora tante cose da dire, sulla scia di quell’energia giovanile scapestrata e innervata di ironia (ma a volte anche di pura demezialità) che caratterizza la loro proposta fin dagli esordi.
Come testimonia la traccia di chiusura “Outrombology”, si tratta di un ritorno molto atteso e gradito e vi spoilero subito che il disco è all’altezza delle aspettative: musicalmente abbiamo il consueto frenetico, caotico e imprevedibile death/grind brutale e progressivo, mentre in ambito tematico viene sviscerata (ehm…) l’atavica passione dei nostri per gli zombi, con un intero concept fantascientifico/distopico tutto da scoprire!
“Zombies Will Dominate” era l’ultima traccia del loro precdente album (“One of Them”, 2012) e a quanto pare si è dimostrata profetica: in “Zombology” assistiamo alla classica invasione di orde zombi, anche se declinata in un’originale chiave spaziale mistica ecologista dalle molteplici letture e implicazioni. Un file con tre pagine di spiegazione del concept accompagna il press kit, come a voler dimostrare che in questi dieci anni hanno fatto i compiti a casa, ed è interessante notare come pur scegliendo uno stile vocale di scarsa intelligibilità, i ragazzi abbiano una forte necessità di verbalizzare e argomentare le proprie storie.
Ci tengo subito a sottolineare che, a differenza delle precedenti uscite, “Zombology” ha finalmente un suono professionale e all’altezza delle capacità strumentali dei musicisti. E non venitemi a tirare fuori la storiella del “era meglio il suono marcio”, che non è vero.
La varietà di riferimenti stilistici è davvero ampia e, unita ad una scrittura che vuole sorprendere continuamente l’ascoltatore, genera composizioni dalla struttura atipica, spigolosa, irregolare, di difficile digeribilità. Un po’ come masticare un boccone di cibo ignoto, di cui ogni tanto distinguiamo un ingrediente, subito contraddetto da un altro, tra consistenze gradevoli e sospette, lasciandoci un senso di sazietà inquieta e perplessa.
Le chitarre di Willi e Ciulaz tritano riff frenetici, martellano sui rallentamenti, sprizzano in zampilli melodici inattesi e si intrecciano in atmosfere sinistre con maestria consumata e notevole varietà. Su “Nebula Noxia” abbiamo addirittura fraseggi su scale pentatoniche che fanno capolino inserendosi in maniera organica.
I primi quattro brani sono esempi perfetti di questa vorticosa capacità in cui rimaniamo frastornati dalla molteplicità di impulsi, rischiando di perdere un po’ il senso dei singoli brani. I testi aiutano forse meglio della musica a individuare e separare i vari capitoli di questa narrazione.
Arrivati alla quasi title track abbiamo un rallentamento e una “normalizzazione” compositiva, per un brano cadenzato che ci illustra la nuova religione pronta a conquistare il mondo in nome del riciclaggio di ogni cadavere e della vita eterna in forma di zombi.
I cortocircuiti dell’informazione nell’era dei social network vengono sarcasticamente evidenziati dalla serratissima “Freak Tok” (di cui esiste pure un videoclip).
Si tira il fiato con il brano ambient “Zombi col cui de fo” prima di buttarsi nel cuore del concept con l’iconica “Vegan Cannibal World”, manifesto musicale e concettuale dei Cadaveric Crematorium di oggi.
La voce di Paolo Venturi si spalma, contorce e sbudella in tutte le forme possibili senza perdere di credibilità e mantenendo sempre un registro “serio”.
Brani come “Alzati e Cammina” sembrano richiamarsi ad una forma Thrash più tradizionale e digeribile e permettono un’assimilazione più rapida grazie a sezioni ripetute e a momenti più genuinamente fisici, come il bellissimo finale. In generale la seconda parte del disco sembra più strutturata su composizioni maggiormente coese e compatte rispetto alla caleidoscopica ricchezza delle prime tracce. Questo le rende allo stesso tempo più facilmente apprezzabili, ma anche un po’ meno interessanti.
Nella già citata outro, voci di persone anagraficamente e geograficamente ben assortite, esprimono i propri apprezzamenti al gruppo prevenendo ogni possibile critica ulteriore. Personalmente, l’infantilismo di “caccaveric caccatorium” l’ho trovato delizioso.
Se non avete il cervello in pappa, date un ascolto a questo dischetto.
Mi sono reso conto di aver scritto in questa recensione la parola “zombi” piuttosto spesso.
Credo che sia ipnotica. Zombi, zombi, zombi, zombi, zombi, zombi, zombi…
Attenzione: l’album contiene zombi!
Marcello M
TrackList
- Plan ten from the outer space
- Alien composting putris
- Nebula noxia
- Cataclysm celestia
- Zombology God save the dead
- Freak tok
- Zombi col cul de fo
- Vegan cannibal world
- Infecta et benedicta
- Alzati e cammina
- Hominum stupidity
- Testimony foundation
- Outrombology (insult time)
- Anno: 2023
- Etichetta: Punishment 18 Records
- Genere: Death/Grind
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