La ridente cittadina di Chianciano, famosa per le terme curative per fegato e intestino, meta preferita di Luigi Pirandello e soggiorno estivo del sottoscritto in compagnia della nonna nei mitici anni ’80 è anche la patria di Andrea Paolessi, aka Diath, e del suo progetto solista Ðiatharchy.
Dalle info arrivate in redazione leggiamo che il gruppo è ‘principalmente orientato alla creazione di pezzi di ogni tipo di genere musicale che ispira il compositore al momento‘. Giacomo Torti alla batteria e Alessandro Rizzuto alla chitarra si sono uniti al progetto per la registrazione di “Sentient“.’
Dopo un accurato sguardo alla confezione del CD, di cui apprezziamo la veste grafica, ci gettiamo sulla musica. Andrea Paolessi si dichiara compositore eterogeneo con una spiccata preferenza per progressive-black-metal e questo ci fa piacere: sicuramente non è però il genere che ha inciso su questo disco di esordio. La title-track parte con un vivace giro di tastiere e chitarre per poi sfociare su un’intricata trama di voci e ritmi sincopati per concludersi repentinamente con un melodico assolo: i suoni ricordano il classico rock progressive anche se la chitarra ritmica suona molto heavy.
‘Memory of Time’ ha i suoni mediterranei, da festa folk in un’isola greca al tramonto, con il flauto traverso di Jethrotulliana memoria in grande evidenza. ‘Intermission’ ci introduce ad uno dei brani più rappresentativi dei Ðiatharchy, ‘Pugaciòff’, oltre sei minuti di temi musicali che si intrecciano tra di loro con il cantato di Paolessi che passa dal clean ad un accennato growl in rapida successione; la canzone funziona per la sua particolare struttura, imprevedibile ed originale. ‘E2 intermission’ è una nuova pausa prima di ‘Sikringen Birken (The deed must be done)’, il pezzo probabilmente più metal del lotto, con la voce che si alterna di nuovo al flauto nel tessere la melodia centrale per concludersi con le solite digressioni progressive.
‘Dawn’ è un minuto scarso di flauto, mentre ‘V (The quest for Nothing)’ è una mini-suite dove ritroviamo tutte le componenti dei Ðiatharchy, con il pregio di un indovinato giocoso ritornello che rimane ‘a cappella’ nel finale (un tributo ai Queen?). ‘EV intermission’ è un giro di basso, prima del finale costituito da ‘AtlAntico’, altro pezzo veloce con le tastiere in primo piano e la misteriosa ‘Sentient beings’, un gioco di voci filtrate.
Siamo in presenza di un’opera complessa, di difficile catalogazione: una pletora di idee talvolta appena accennate, talvolta ridondanti. La voce in alcuni momenti sembra fuori contesto, forse il continuo ricorrere a cori che si sovrappongono raggiunge con fatica l’ascoltatore. È vero che spesso le canzoni sembrano essere inutilmente complesse, senza una vera linea melodica definita, ma tutto sommato “Sentient” presenta anche momenti in cui ci possiamo ritrovare a canticchiare qualcosa.
Altra caratteristica è che nessuno strumento la fa da padrone: a volte le tastiere, a volte la chitarra, spesso il flauto guidano i pezzi che riempiono le canzoni lasciando un’idea un po’ sconclusionata dell’opera: è come arrivare alla fine di un libro nel quale l’autore ha lasciato irrisolti alcuni aspetti della trama che ci appassionavano e che sono rimasti in sospeso. Con un deciso salto di qualità compositivo i Ðiatharchy potrebbero ritagliarsi un futuro promettente. Sono acerbi, aspettiamo la loro maturazione.
Filippo Marroni
TrackList
- Sentient
- Memory of Time
- AE intermission
- Pugaciòff
- E2 intermission
- Sikringen Birken (The deed must be done)
- Dawn
- V (The quest for Nothing)
- EV intermission
- AtlAntico
- Sentient beings
- Anno: 2023
- Etichetta: Records DK
- Genere: Progressive Rock
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