Ho fatto il primo ascolto di questo “Post Fata Resurgo” prima di leggere le note di accompagnamento del disco e la mia prima impressione è stata “sono dei bravi cinni (ragazzini, nel mio dialetto) al loro debutto”.

E come succede in tanti dischi di debutto, ho pensato: “Si sente come le idee in merito al progetto non siano ancora perfettamente a fuoco…” e ancora: “Se però vogliamo vedere il lato positivo della medaglia, possiamo apprezzare, proprio in virtù di questo, una ricca varietà di ispirazioni e di stili…

Vado a leggere la presentazione della band e scopro, per dirla con Max Pezzali, che ho “cannato da dio”: gli Zaburon esistono dal ’99 e hanno già pubblicato un album nel 2003! Certo, lo iato di sedici anni e la successiva reunion conferiscono a questo disco e alla band una sorta di nuova verginità, ma il mio fiuto ha sbagliato di grosso, quindi non fidatevi di quello che scriverò.
È vero, la perizia tecnica avrebbe dovuto farmi capire che il gruppo bergamasco non fosse formato da novellini, ma si sa che ormai la scena è piena di sedicenni skillatissimi e, comunque, sentivo il fattore “maturità e consapevolezza” un poco latente.

Con un nome a metà tra quello di un super cattivo dei fumetti e un insulto in vernacolo, il quartetto propone una sorta di Death Metal declinato nelle sue forme più accessibili e melodiche, evitando tutta la componente brutal e tecnicistica.

Quando ho sentito le prime epiche note del brano di apertura “Voices From The Past” ho ritrovato piacevolmente quell’atmosfera svedese di fine anni novanta, con le chitarre alla Dark Tranquillity che intrecciano melodie sopra ad una batteria martellante e per i primissimi minuti ho trovato tutto abbastanza convincente e coinvolgente. Poi arriva la trovatona di inserire quattro tristi battute di stacchetto blues totalmente gratuito e non funzionale (sono ragazzi…) per poi riprendere i riff precedenti e impaludarsi in una melma in cui non succede nulla di interessante, tra stanche melodie e accompagnamenti ordinari. A cinquanta secondi dalla fine, però, ci risveglia un riff dal groove irresistibile, incorniciato da gustosi fill ad opera del bravo batterista Christian Togni.

Per “Alone In The Shadow” abbiamo un deciso cambio stilistico in cui si abbandona l’abbondanza di fraseggi a favore di tre soli riff, caratterizzati però da metriche atipiche (il riff portante è in 5/4) e ritmiche spezzate ’n’roll che non possono non evocare i Carcass di Swansong, per quanto prosciugate del carisma degli inglesi.

Si torna  a complicare le cose (e si torna oltre i sette minuti…) con la successiva “Instinct”, forse la più aggressiva e pesante del disco, in cui le melodie si fanno più spigolose e cupe, forse alla ricerca di un po’ di malignità alla Morbid Angel, sempre poi stemperata da aperture melodiche un pochino lagnosette, in un mosaico di riff e ritmiche decisamente sostenute.

Quello di “Damnation” sembra invece un altro gruppo: un riffaccio tamarro (con tanto di “yeah!”) e rockeggiante innerva una canzone che lascia spiazzati per la sua inadeguatezza, sotto tutti i punti di vista.

La voce di Davide Ricciuti avrebbe anche un buon timbro, nel suo growl ricco e profondo, ma contribuisce molto poco nell’infondere vita e spinta ai pezzi. Va detto che durante tutto il disco abbiamo l’impressione che ci sia parecchio minutaggio superfluo, su parte del quale il cantato si fa stanco, poco coinvolto, come se si stesse interrogando pure lui su quanto fosse opportuna quella sezione.

A ulteriore conferma di quanto il progetto sia ancora acerbo, pensavo quando ancora li credevo imberbi fanciulli, abbiamo l’intermezzo strumentale “Breath Of  Betrayer”, costruito interamente su quell’arpeggio, già… QUELLO! Quel passaggio da Dm(add9) a Dm(add9)/Bb che, oltre ad aver già sentito su tanti dischi, ognuno di noi avrà sicuramente “composto” armeggiando con la propria chitarra (nomi complessi, diteggiatura semplice).

Luca Zanardi, chitarrista e principale compositore della band, sceglie un approccio che fa a meno degli assoli veri e propri, in favore di fraseggi melodici anche piuttosto articolati, che nei casi più azzeccati sono i momenti di maggiore forza delle composizioni e ci aiutano a identificare e memorizzare i brani. Nei momenti meno ispirati, invece, accompagnano il carro funebre del caro estinto con il trasporto e l’enfasi di un cugino di quinto grado.

Si torna a fare i cattivi con “Facing Death”, altra canzone lunga e complicata, oscura, tra riffing death/thrash e melodie asimmetriche di chitarre alla My Dying Bride, in un’anarchia compositiva dove non si capisce bene dove si voglia andare a parare: la bussola è perduta, ma va riconosciuto che tutti si impegnano tantissimo a remare come pazzi! Soprattutto il batterista.

Probabilmente è un corno da guerra quello che apre le danze della battagliera “Legion Of Deceivers”, lunga, stagnante e vincente come una campagna di Russia, nonostante i riff azzeccati del finale.

Velocità thrasheggiante e melodicità epica per la stringata “Delirium”, che si rivela una delle proposte più convincenti di “Post Fata Resurgo”.

A cavallo tra Sabaton e Amon Amarth arriva “War”, pezzo antimilitarista paraculamente agganciato alla guerra più mediaticamente cool del momento, ma non privo di un suo piglio deciso e trascinante! E nella sua seconda parte, tra la tessitura melodica delle chitarre e la carica conclusiva, riusciamo persino a sentire emergere il basso di Antonello D’Aguanno, che riesce a farsi notare in zona Cesarini, scandendo i sempre pregevoli stacchi di batteria. Il finale è affidato ad uno struggente pianoforte e ci accompagna direttamente alla breve strumentale “No Regrets” che conclude l’album in un crescendo di finti archi, malinconici e solenni, nella prevedibilmente pacchiana orchestrazione che solitamente contraddistingue questi strumenti virtuali.

Qualche sbadiglio di troppo su questo disco, ma chissà… magari tra altri sedici anni ci sorprenderanno con un debutto bomba!

 

Marcello M

 

TrackList

  1. Voices from The Past
  2. Alone In The Shadow
  3. Instinct
  4. Damnation
  5. Breath Of Betrayer
  6. Facing Death
  7. Legion Of Deceivers
  8. Delirium
  9. War
  10. No Regrets

Anno: 2023

Etichetta: Hocuto Empire

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